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Appalti, Matteo Salvini: "La mia legge farà ripartire l'Italia"

di Fabio Rubini giovedì 30 marzo 2023

5' di lettura

Il nuovo codice degli appalti griffato Matteo Salvini non è ancora stato pubblicato sulla gazzetta Ufficiale, ma si è già appuntato al petto una prima medaglia al merito: ha fatto arrabbiare sinistra, grillini, alcuni sindacati e l’Autorità anticorruzione. Cioè tutti quelli che con i loro bizantinismi hanno bloccato lo sviluppo del Paese. Così il Salvini che si concede a Libero via Zoom ha sì il volto tirato di uno che ha appena finito di correre i cento a ostacoli; ma anche l’espressione soddisfatta di chi sa di aver fatto un gran colpo, varando una normativa tutta nuova in meno di cinque mesi; di quello che ha fatto lavorare il Consiglio di Stato («che ringrazio») in pieno agosto e che l’altro ieri ha “messo a terra” un Codice che in 229 articoli ribalta tutti i paradigmi sugli appalti. Il vice premier parla di «dare fiducia ai sindaci, alle imprese e ai professionisti», rivoltando il concetto grillino che chiama gli imprenditori “prenditori”. Su questa tematica Salvini si sofferma con attenzione: «Ovviamente nel Codice ci sono tutti i criteri di garanzia, ma la nostra linea è quella di dare la possibilità a sindaci e imprenditori di fare appalti negoziati non solo in base all’offerta economica più vantaggiosa, ma tenendo conto anche della qualità finale dell’opera. Dicono che vogliamo deresponsabilizzare e invece è vero proprio il contrario». E poi «queste norme aiuteranno soprattutto i piccoli Comuni, quelli che per il 90% dei casi non hanno un ufficio tecnico. Non capisco dove sia il problema se si da la possibilità all’impresa che vince l’appalto di realizzare anche il progetto...».

Il Codice degli appalti, poi, parla di un Autorità anti corruzione (Anac) «che torna a fare quello che deve fare, controllare le procedure e non prendere decisioni politiche sulle opere da fare e quelle da scartare», quello «tocca al governo che non è più tecnico, ma politico». Sempre all’Anac - che ha parlato di «favore almalaffare» - Salvini replica secco: «Mi chiedo, ma fino a ieri il malaffare non c’era? Io credo che più una procedura è complicata, più facile è per i delinquenti infilarcisi. Se all’Anac si sono offesi perché sono stati estromessi dalla cabina di regia, mi spiace, ma lo ripeto, a ognuno il suo mestiere. Le decisioni politiche spettano al governo. A loro resteranno intatte quelle di controllo». E il nuovo testo dice proprio questo. Lo fa sia riguardo ai tempi di realizzazione di un appalto, sia a quelli di una Politica - volutamente scritto con la P maiuscola - che finalmente torna a prendersi la responsabilità di mettere all’angolo i “signori del No”. Intanto i tempi: «Con le nuove norme si ridurranno di almeno un anno. Come? Le fasi di progettazione passeranno dalle attuali tre a due, con un notevole risparmio di giorni di lavoro e un taglio netto è stato fatto anche ai tempi in cui la macchina pubblica potrà dare il parere finale all’appalto».

L’altra vera rivoluzione è quella che riguarda il tempo perso per correre dietro ai “signori del No”. Spiega Salvini: «Tenete conto che solo per il Ponte sullo Stretto ce ne sono già tre che promettono battaglia... Col nuovo Codice abbiamo lasciato spazio al dibattito pubblico, che resta invariato, ma abbiamo anche detto che a un certo punto, se non si trova una quadra sarà il Consiglio dei Ministri a prendere una decisione definitiva. In questa direzione va anche la normativa che prevede che i veti a un progetto non solo vadano spiegati, ma che contengano anche una soluzione alternativa e ragionevole su cui confrontarsi». Un’altra importante sforbiciata è stata data al concetto di “illecito professionale grave”. «Col vecchio Codice bastava un rinvio a giudizio o in alcuni casi anche un semplice avviso di garanzia, per essere estromessi dalla possibilità di partecipare agli appalti. Mi sono preso io l’onere di emendare questa norma, perché non siamo in Unione Sovietica. In Cdm qualcuno ha proposto di arrivare al terzo grado di giudizio», ma coi tempi della politica italiana... «abbiamo trovato il punto di caduta sulla condanna in primo grado» che è comunque «un passo in avanti rispetto al passato».

UNIONE EUROPEA E PNRR - Salvini nel suo colloquio parla anche di Unione Europea e lo fa sia in relazione ai tempi tecnici in cui questo Codice dovrà essere applicato, sia in chiave di Pnrr e rimodulazione delle risorse. La normativa Ue prevede che il codice entri in vigore per il primo luglio «ma noi vorremmo chiedere alla Commissione di darci almeno fino al 31 dicembre, per dare modo agli oltre 8mila uffici tecnici dei Comuni di prendere visione delle nuove regole e a noi di approntare un piano informativo per aiutarli. Spero in una Ue nostra alleata...». Più articolato il discorso sul Pnrr. «Prima avvertenza - spiega Salvini - questo Codice non ha nulla a che fare con i progetti del Pnrr. Seconda cosa: è inutile che ci prendiamo in giro. Sappiamo benissimo che alcuni progetti presentati e approvati non potranno mai essere pronti entro il 2026. La mia priorità è quella di non perdere quei fondi. Come? Spiegando alla Ue che ci sono altre opere che sempre nell’ambito della rigenerazione e della sostenibilità possono essere finanziate coi soldi che non verrebbero messi a terra». Il ministro fa anche qualche esempio: «Abbiamo il problema della siccità. Solo il mio ministero ha progetti già approvati per 2 miliardi che non riesco a finanziare.

Sull’efficientamento energetico delle case popolari ho 116 domande approvate per un valore di un miliardo e mezzo che non riesco a soddisfare». Salvini non si sottrae nemmeno davanti alle critiche che da più parti sono seguite all’approvazione del testo. Con una premessa: «A me sembra che il 90% di chi mi contesta non abbia letto il codice...». E spiega: «L’Ance, per esempio, oltre a insultare i sindaci accusandoli di far lavorare gli amici e i parenti, critica la normativa sugli appalti sottosoglia da 150mila euro. Ecco io mi chiedo, ma dove vivono? Quella normativa è lì dal 2020. Solo ora non va più bene? Idem sui subappalti dove abbiamo semplicemente applicato la normativa Ue».

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