Il famoso caso della salsiccia che inquina. Che ci sono lo smog e il traffico, le caldaie vecchie di vent’anni e gli scarichi industriali. Ma subito dopo viene lei: la salamella anti-ambientalista. Quella abbrustolita, quella sulla brace che sfrigola, quella pronta per il panino che di sensi di colpa te ne fa venire due. Tre, se abiti a Bologna. Il primo per la linea, il secondo per le polveri sottili e il terzo per il portafoglio. Ché adesso ti becchi pure la multa, maledetto barbecue.
La giunta di centrosinistra di Bologna (quella del sindaco Matteo Lepore, Pd) è inflessibile: ha messo al bando le grigliate e non vuol sentire ragioni. Non puoi accendere neanche la carbonella nel giardino di casa tua, una domenica con gli amici, magari per festeggiare quel che saranno fatti tuoi vuoi festeggiare: sennò arriva un vigile, probabilmente richiamato dal profumino delle patate arrosto, e ti allunga un verbale. Qualche centinaia di euro di sanzione e arrivederci, pagare alla cassa (anzi: pagare all’ufficio riscossioni, ma il concetto è lo stesso). Non è che stiamo parlando di una di quelle ipotesi surreali che fatta una legge (in questo caso un’ordinanza) possono accadere e possono no, dopotutto c’è sempre il l’argine del buonsenso. O almeno, dovrebbe esserci.
IL PRIMO CASO
Macché. È già successo. Due settimane fa. Prima ancora del grill di Pasquetta (che c’entra un tubo). Un ragazzo di trent’anni, con l’appetito di un ragazzo di trent’anni, originario della Calabria ma residente sotto la torre degli Asinelli, in un bel dì di inizio primavera, uno di quelli che invogliano, era lì che teneva d’occhio la carne sulla brace (mica è uno scherzo: troppo poco ed è cruda, quindi fa male; troppo e diventa la suola di una scarpa) quando un agente della polizia locale lo ha multato. Era nell’aiuola di casa sua, non al parco o in una foresta o in mezzo a un bosco protetto: se ne stava tranquillo tranquillo all’aperto, sì, però in un’area di sua proprietà. Solo che era in vigore il divieto anti-smog (si trattava di un giorno festivo dichiarato con misura emergenziale dalla Regione Emilia Romagna) e lui, quella salsiccia, avrebbe dovuto cuocersela al forno. Dentro casa, non fuori. Fatto sta che appena s’è seduto a tavola, coltello e forchetta pronti a infilzare l’agognato insaccato, il pasto gli è andato di traverso. Ha dovuto sborsare 200 euro che, diciamocelo, manco una cena da Cracco.
Sarebbe già abbastanza una barzelletta così, che van bene le disposizioni a favore dell’ambiente e contro l’innalzamento dello smog, però ci vorrebbe anche un po’ di criterio (e, al limite, di senso del ridicolo): ma c’è dell’altro. C’è che a Bologna sono convinti che la pensata sia di quelle essenziali. Di quelle «emergenziali» ma «necessarie» (parola di Anna Lisa Boni, assessore comunale alla Transizione ecologica). E allora ecco che l’ordinanza, che stava quasi per scadere, viene rinnovata. Roba di ieri, fresca fresca di comunicato.
Il Comune conferma senza il minimo tentennamento il divieto di accendere griglie e barbecue all’aperto quando le soglie delle polveri sottili vengono sforate. Una volta, prima di chiamare a raccolta i parenti per condividere peperoni e costine, guardavi il meteo (metti-che-piove-e-poi-che-faccio?): adesso guardi i rilevamenti dell’Arpae, l’Agenzia per la prevenzione dell’ambiente.
GLI ALTRI DIVIETI
Non c’è solo la rossa Bologna che se la prende con gli spiedini. Anche a Brighton and Hove, nell’East Sussex britannico, nel sud dell’Inghilterra, alcuni esponenti dei Verdi, a marzo, hanno chiesto uno stop generale a ogni forma di barbecue perché il riscaldamento globale e il buco dell’ozono e le emissioni di gas serra. Che in una certa misura pure ci saranno: però, ecco, forse prima vengono altre questioncine ine ine che probabilmente di danni ne fanno molti di più.
Come i combustibili fossili o i sistemi di riscaldamento (specie quelli a gasolio, specie quelli istallati negli anni Ottanta e il cielo sa quanti ne sono ancora in funzione in Italia). Non il filetto alla piastra. In Sardegna e in Toscana il barbecue è generalmente vietato sulle spiagge, a meno che non ci siano aree attrezzate; nel parco regionale dell’Appia Antica, nel Lazio, si può accendere il fuoco in un’unica zona dedicata e tassativamente non d’estate: però queste sono misure comprensibili. Uno perché il rischio è quello di incendiare mezzo verde pubblico e due perché è anche un fatto di sicurezza (e di pulizia: che van bene i picnic, ma poi la sporcizia va ramazzata dal prato). A casa propria, nel proprio giardino è un altro conto. Soprattutto, chi controlla? Perché sennò finisce che nel mirino dei vigili ci vanno solo quelli che hanno la siepe vista strada o i vicini impiccioni (che era meglio invitare alla tavolata in compagnia, in modo da ingraziarseli ed evitare segnalazioni alle pattuglie di turno). Dài, siamo seri. E scongiuriamo bocconi amari. Pardon, inceneriti.
Il bilancio delle devastanti inondazioni causate dalla tempesta che ha colpito il Texas centrale sale ad almeno 51 morti. Ventisette i dispersi.Il dato ufficiale fornito dalle autorità parla ancora di 43 vittime ed è probabile aumenti nella zona più colpita della contea di Kerr. Sempre le autorità sabato in una conferenza stampa hanno dichiarato che 15 delle vittime erano bambini. Il governatore Greg Abbott ha promesso che le squadre avrebbero lavorato 24 ore su 24 per soccorrere e recuperare le vittime. Ancora da ufficializzare il numero delle persone disperse, a parte 27 bambine che si trovavano in un campo estivo femminile.