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Greta Thunberg e i suoi seguaci, il cortocircuito nucleare

di Attilio Barbieri lunedì 17 aprile 2023

2' di lettura

La Germania ha detto basta all’energia prodotta con la fissione nucleare. Sabato, a mezzanotte, la Rwe, principale multiutility tedesca con 120 milioni di clienti in Europa e nord America, ha spento i reattori nucleari nelle ultime tre centrali attive. Gli impianti di Isar 2 (sud-est), Neckarwestheim (sud-ovest) ed Emsland (nord-ovest) sono stati disconnessi definitivamente dalla rete elettrica tedesca. Ma quella che è stata salutata da molti come «la fine di un’era» rischia di trasformarsi in un boomerang. Contrariamente alle attese degli ambientalisti, per far fronte alla carenza energetica, Berlino farà ricorso al carbone. Anche se le ultime tre centrali nucleari tedesche in funzione coprivano appena il 5% del fabbisogno nazionale la Germania non riuscirà a coprire il buco con fonti energetiche “green” per lo meno fino alla fine del decennio. Lo stop all’atomo tedesco ha provocato un corto circuito nel movimento ambientalista europeo. Mentre Greta Thunberg aveva invertito la rotta, sostenendo che la Germania commette un errore disattivando le centrali atomiche, i verdi tedeschi festeggiano. A Kiel gli ambientalisti hanno salutato la rinuncia all’atomo con un allestimento di origami, «simbolo del desiderio decennale di abbandonare l'energia nucleare per investire più e meglio nelle rinnovabili».

Martina Gremler, portavoce della Federazione tedesca per l'ambiente e la conservazione della natura, ha espresso grande soddisfazione: «Utilizzare una tecnologia ad alto rischio che non possiamo controllare con certezza e per cui non disponiamo nemmeno di uno stoccaggio temporaneo per le scorie, era molto sbagliato». A decidere lo stop all’atomo tedesco fu la ex cancelliera Angela Merkel che prevedeva di spegnere gli ultimi reattori entro il 2022. La crisi energetica europea, scatenata dalla Russia ha fatto slittare il termine. Ora però, Greta Thunberg, fino alla scorsa estate faro indiscusso di ambientalisti e antinuclearisti, ha cambiato idea. E scarica i “gretini”. «Personalmente penso che sia una pessima idea concentrarsi sul carbone quando ci sono centrali nucleari già in funzione», aveva dichiarato la Thunberg alla televisione pubblica tedesca. Intanto dal G7 dell’ambiente che si è svolto a Sapporo, in Giappone, arriva un ulteriore colpo alle convinzioni su cui la Commissione europea ha basato il Green Deal. Nel documento finale i sette maggiori Paesi industrializzati del mondo hanno inserito i biocarburanti fra le fonti di transizione per centrare l’obiettivo della decarbonizzazione.

Smentendo clamorosamente Bruxelles che li ha esclusi a vantaggio dei carburanti sintetici made in Germany. «Bisogna far ripartire il dialogo con i Paesi europei per arrivare con dati scientifici certi alle soluzioni migliori: i biocarburanti potranno sostituire benzina e diesel e mantenere viva l'industria dell'automobile italiana», afferma il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, commentando le conclusioni del G7: «La battaglia che il governo ha condotto finora in Europa, assieme ai ministri Salvini e Urso, ne è testimonianza e l’apertura dei Paesi del G7 lascia ben sperare che i risultati che l'Italia vuole ottenere rappresentano obiettivi internazionali a tutela della filiera dell’automotive». Esulta anche la vice di Fratin, Vannia Gava: «Torniamo da Sapporo soddisfatti per il riconoscimento ottenuto dall’Italia sui biocombustibili come fonte sostenibile». 

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