Mi scuso a priori con i lettori se l’argomento su cui scrivo oggi è quello dell’immigrazione che suppongo abbia rotto le scatole abbastanza. Purtroppo mi corre l’obbligo di segnalare che praticamente ogni giorno approdano in Italia un paio di barconi provenienti dall’Africa e dintorni carichi di uomini, donne e perfino bambini, tutta gente che abbandona la propria capanna nella speranza di trovare dalle nostre parti una sorta di Eldorado. Illusione. Naturalmente noi ci precipitiamo in mare per aiutare coloro che sono in pericolo, dato che navigano su baracche sulle quali io non salirei nemmeno se attraccate in un porto. Quando, come successo a Crotone, non riusciamo a trarre in salvo i naufraghi scoppiano polemiche assurde quasi fossimo costretti a soccorrere tutti gli imprudenti che si avventurano nel Mediterraneo pur consapevoli di viaggiare su imbarcazioni adatte agli aspiranti suicidi. Da anni, decenni, l’Italia è considerata la terra promessa dagli sfigati del Continente Nero e ancora non abbiamo trovato il modo di convincerli del contrario. Cosicché continuiamo a ospitare quotidianamente una folla di sbandati illusi di arrivare in un ambiente migliore del loro. Invece non appena messo piede in questo Paese sono costretti a prendere atto di essere piombati in un casino provocato da mille fattori che mi annoia elencare, essendo stranoti.
La cosa che più ci rende ridicoli è la seguente. Continuiamo a piangere sulle culle vuote come fosse facile procreare in città in cui gli affitti sono insostenibili, mancano tremila posti negli asili nido soltanto a Milano, la maggior parte delle donne lavora e non può accudire i figli. Ma ciò è ancora niente. Una cospicua quota di connazionali, specialmente politici, sostiene che abbiamo bisogno degli stranieri non solo poiché sono prolifici e possono compensare il calo della natalità, ma pure per ricoprire posti di lavoro in campagna, nei ristoranti eccetera. E qui scoppia la contraddizione. Si dice che la nostra Nazione sia piena di poveri e disoccupati, al punto che ci siamo inventati il reddito di cittadinanza per sostenerli. Poi però scopriamo che occorrono gli immigrati perché molte aziende sono a corto di personale. Se le cose stessero così vorrebbe dire che i nostri indigenti e i privi di una occupazione sono in realtà degli sfaticati che preferiscono la mancia piuttosto che la paga.
La realtà è più semplice di come viene presentata dai media. I nostri disoccupati non trovano un posto in quanto non hanno mai studiato e neppure imparato un mestiere. Ovvio, chi non sa fare niente non fa nulla, giacché nessuna azienda abbisogna di maestranze incapaci di svolgere qualsiasi attività. Quanto ai poveri ricordo che alcuni anni fa Di Maio, dei 5 Stelle, una volta approvato il reddito di cittadinanza si affacciò a un balcone e dichiarò con enfasi: abbiamo sconfitto la miseria. Rammento però che all’epoca non si registrava alcun decesso per inedia. Pertanto oggi, pur senza tale assegno statale distribuito a capocchia, non ci sarebbero morti di fame. Ieri come oggi non c’è cristiano che tiri le cuoia perché ha lo stomaco vuoto. Smettiamo di piangerci addosso e di razzolare male. A proposito degli immigrati è da stolti riceverne a migliaia per poi essere incapaci di assisterli, visto che alla fine non avendo la possibilità di guadagnare ed essendo privi di una casa essi si sparpagliano lungo la Penisola e per campare sono costretti a delinquere e a fare i loro bisogni nelle aiuole non avendo una abitazione.
Il bilancio delle devastanti inondazioni causate dalla tempesta che ha colpito il Texas centrale sale ad almeno 51 morti. Ventisette i dispersi.Il dato ufficiale fornito dalle autorità parla ancora di 43 vittime ed è probabile aumenti nella zona più colpita della contea di Kerr. Sempre le autorità sabato in una conferenza stampa hanno dichiarato che 15 delle vittime erano bambini. Il governatore Greg Abbott ha promesso che le squadre avrebbero lavorato 24 ore su 24 per soccorrere e recuperare le vittime. Ancora da ufficializzare il numero delle persone disperse, a parte 27 bambine che si trovavano in un campo estivo femminile.