Vittorio Feltri
Ieri sul Corriere della Sera ho letto in prima pagina un corsivo di Alessandro D’Avenia che tratta dell’amore, un sentimento molto strombazzato, ma poco o nulla praticato tra esseri umani, i quali nei rapporti tra loro prediligono coltivare l’ingratitudine, un virus più potente del Covid. Tra coniugi bene che vada, dopo alcuni anni, l’amore svanisce come neve al sole, si trasforma in affetto e nel migliore dei casi in mutuo soccorso, allo scopo di crescere la figliolanza. Tale figliolanza dipende dai genitori nei confronti dei quali non sempre nutre gratitudine, il più delle volte prevale in loro l’acredine che fa a pugni con la riconoscenza e addirittura con la stima. Tra colleghi di lavoro raramente c’è rispetto, altro non esiste, anzi è un successo se non prevale l’antipatia, madre di ogni inquietudine e senso di fastidio. Dobbiamo rassegnarci all’odio che proviamo verso i nostri simili che, nel peggio, assomigliano a ciascuno di noi.
L’unico amore che ci intenerisce è quello che nutriamo nei confronti degli animali, a cui non dobbiamo nulla e pertanto diamo tutto senza pretendere di essere ripagati con egual moneta. Io ne ho avuti tanti, gatti, cavalli, cani, capre e galline e con loro ho sempre avuto un rapporto felice. In questi giorni divampa la polemica sull’orsa del Trentino che ha ucciso un uomo in circostanze mai chiarite. Siccome le autorità amministrative della Regione hanno in animo di vendicare la vittima ammazzando la bestiona che ha aggredito il giovane, la maggior parte dei cittadini italiani ha reagito dicendo che il plantigrado non va assolutamente abbattuto. Non trattandosi di un cagnolino domestico, ma di un gigante peloso, pensavo che la gente gli fosse ostile e gradisse la condanna a morte. Invece succede il contrario, il che dimostra che la solidarietà nei confronti dell’orsa supera di gran lunga l’ansia di vendetta. Significa che i nostri simili che tra loro spesso si detestano, quando c’è di mezzo una povera bestia si inteneriscono e parteggiano per questa. D’altronde non dovrei stupirmi, difatti pure qui a Milano, dove tutti vanno di fretta, quando scendo in strada vedo una moltitudine di signori e signore che hanno al guinzaglio dei cani ben tenuti, non poche persone tengono il barboncino in braccio con affetto come si trattasse di bebè. Lo stesso vale per i gatti: non c’è casa seria che non ospiti uno o due mici a cui i padroni dedicano attenzioni e cure addirittura maniacali.
Io stesso che passo per cinico posseggo tre felini ai quali sono talmente affezionato da preferirli, quasi, ai miei familiari. Non appena entro nella mia abitazione, la prima cosa che faccio è assicurarmi che il mio zoo stia bene. Dopo di che mi rilasso. La sera, quando vado a dormire, il gattone più anziano mi segue, sale con me lo scalone, poi si adagia sul mio letto che non abbandona fino alla mattina. Numerosi amici mi hanno confessato di avere le mie stesse attenzioni nei confronti degli animali. L’immobiliarista Barbara Magro mi ha mostrato un filmato girato nella sua villa sul cui prato corre un cerbiatto che in quel luogo ha fissato la propria dimora. Uno spettacolo. Un’amica di Roma, pure lei si chiama Barbara, accudisce alcuni agnelli stupendi ormai addomesticati. Insomma, cari lettori, rendiamoci conto. Meglio un asino di tanti coglioni.
Il bilancio delle devastanti inondazioni causate dalla tempesta che ha colpito il Texas centrale sale ad almeno 51 morti. Ventisette i dispersi.Il dato ufficiale fornito dalle autorità parla ancora di 43 vittime ed è probabile aumenti nella zona più colpita della contea di Kerr. Sempre le autorità sabato in una conferenza stampa hanno dichiarato che 15 delle vittime erano bambini. Il governatore Greg Abbott ha promesso che le squadre avrebbero lavorato 24 ore su 24 per soccorrere e recuperare le vittime. Ancora da ufficializzare il numero delle persone disperse, a parte 27 bambine che si trovavano in un campo estivo femminile.