Lo scorso 15 aprile il generale Antonio Li Gobbi ha vinto il Premio Cerruglio perla saggistica d'attualità, insieme ai generali Gentili, Santo e Venci, per il loro libro corale “Ucraina-Russia: Guerra, Diritto e Interessi nazionali” (Edizioni Artestampa). Li Gobbi ha partecipato a missioni ONU in Siria e Israele e NATO in Bosnia, Kosovo e Afghanistan. È stato inoltre Direttore Operazioni allo Stato Maggiore della NATO a Bruxelles e insegna al NATO Defense College. Lo abbiamo intervistato sugli ultimi sviluppi della guerra russo-ucraina.
Generale, gli americani consigliavano fin da gennaio agli ucraini di abbandonare Bakhmut, ma dopo tre mesi resistono ancora nella parte ovest della città. Cosa accade in questa “Stalingrado”?
«Bakhmut è un obbiettivo simbolico e propagandistico. E' vero che se vi si realizzasse uno sfondamento i russi potrebbero avanzare di 50 km fino all'ultima linea difensiva ucraina, fra Slovjansk e Kramatorsk. Ma l'Ucraina sta dando alla città un valore mitico, paragonabile a quello di Fort Alamo per gli Stati Uniti nel 1836 o dell'oasi di Giarabub per l'Italia nel 1941. L'intendimento è logorare l'avversario, ma anche se i russi subiscono perdite superiori, le perdite ucraine sono più difficili da ripianare. I russi soffrono a Bakhmut molti morti, affidandosi, più che all'esercito regolare, ai miliziani della compagnia Wagner e ai carcerati arruolati. Ma è normale che l'attaccante subisca perdite maggiori del difensore in combattimenti in centri abitati. Inoltre i russi aumentano la pressione sulle retrovie ucraine distruggendo con aviazione e artiglieria vie di comu Intervista nicazione e depositi. Risulterebbe che gli ucraini siano già stati costretti a impiegare a Bakhmut ben 5 nuove brigate che avevano creato in vista della ipotetica di una difficile controffensiva».
Perchè “difficile controffensiva”? L'Ucraina non avrà forze sufficienti per contrattaccare?
«Il fronte è relativamente stabile da novembre 2022. Ciò ha consentito ai russi di organizzarsi a difesa sulla riva Est del fiume Dnepr. Si parla da tempo di controffensiva ucraina, ma ho l'impressione che Kiev usi quest'idea come arma di guerra psicologica e d'informazione. Se tu stai preparando davvero un'offensiva non vai ripetendo le direttrici lungo le quali intendi muoverti. Anche la Russia ha difficoltà a ricostituire le sue scorte, ma provvede col suo esteso sistema industriale. Agli ucraini stanno invece mancando le munizioni. Si stima che attorno a metà maggio avranno una carenza in granate per cannoni e obici. Il ritmo di consumo di munizioni d'artiglieria ucraino s'aggira sembrerebbe fra 5000 e 6000 colpi al giorno. Cifre enormi che le forniture occidentali faticano a coprire. Dopo la fine della Guerra Fredda, dal 1990 in poi, molti paesi NATO non hanno più ritenuto verosimile uno scontro di massa basato sulla quantità di uomini, armi e munizioni, nonché su ampie scorte di magazzino».
Ma i russi non hanno fortificato i settori di Kherson e Zaporizhia proprio temendo attacchi ucraini? Sembrerebbe che gli ucraini abbiano già attraversato il Dnepr.
«Il fronte è relativamente stabile da novembre 2022. Ciò ha consentito ai russi di organizzarsi a difesa sulla riva Est del fiume Dnepr. È vero che secondo alcune fonti qualificate gli ucraini avrebbero in alcuni punti superato il Dnepr attestandosi sulle rive orientali del fiume».
Allora gli aiuti occidentali non sono ottimali?
«Il problema è concreto. Quando nel febbraio 2022 è iniziata la guerra, gli eserciti di Francia, Germania e Italia disponevano in totale di soli 800 carri armati operativi, più 3000 carri di vecchio tipo immagazzinati, che però abbisognano di lavori di ripristino. S'è fatta, degli aiuti all'Ucraina, una questione politica, con Washington che spinge ogni alleato a dare qualcosa, per non far vedere che ad aiutare Kiev ci sono solo Stati Uniti e Gran Bretagna. Ciò ha portato a consegne di piccole quantità di armamenti, diversi per tipologia e prestazioni, complicando logistica, manutenzione, pezzi di ricambio. È come un vestito d'Arlecchino, anzi un Frankenstein. In più, gli ucraini hanno accusato i Paesi della NATO, anche l'Italia, di inviare scarti di magazzino (accusa strumentale probabilmente). S'è rilanciata l'ipotesi dei caccia F-16, ma anche in tal caso, ci vuole tempo ad addestrare i piloti. Sulle cifre dei militari di Kiev addestrati dagli alleati, si parla di 7000 addestrati dagli Stati Uniti e 4000 dalla Germania. Ma bisogna vedere di che personale si tratta. D'altronde, stando ai Pentagon Leaks, ci sarebbero sul campo almeno 97 elementi delle forze speciali di USA, Francia e Gran Bretagna».
Quali rischi di un maggior coinvolgimento della NATO?
«Di fatto la NATO è già coinvolta nel conflitto, con tutto il suo supporto a Kiev. Siamo a una politica dei blocchi, come dimostrato dalla recente visita a Mosca del nuovo ministro della Difesa cinese Li Shangfu, che ha intensificato la collaborazione militare con la Russia. Infatti non possiamo leggere la guerra in Ucraina senza tener conto di altri fattori come la pressione cinese su Taiwan. Ma anche i recenti scontri in Sudan sono legati all'espansione del blocco russo-cinese in Africa, dove la compagnia Wagner ha in sostanza espulso i francesi dalle nazioni del Sahel».
Quanto è credibile la Cina come mediatore?
«La proposta cinese di pace contiene punti interessanti per l'Ucraina. Vi si parla di integrità territoriale e mancano riferimenti alle minoranze etniche (cioè i russofoni del Donbass). Con la sua diplomazia la Cina cerca di realizzare un colpo simile a quello ottenuto in marzo mediando per l'accordo Iran-Arabia Saudita, storici rivali. I cinesi, però si rivolgono più a Washington che a Kiev perchè sanno che la chiave della pace è l'accordo America-Russia».
Quanto durerà ancora la guerra?
«A breve non vedo una soluzione militare. Anche una soluzione negoziale pare improbabile a meno di cambiamenti politici nelle capitali (Mosca, Kiev e Washington). Ritengo improbabile che gli ucraini possano riconquistare tutti i territori perduti senza un aiuto e un coinvolgimento occidentale molto più consistente di quello attuale, con tutte le conseguenze che ciò comporterebbe. I russi, invece, anche se non hanno conquistato tutta l'area che speravano, restano oggi in controllo di una notevole parte di Ucraina, circa il 20% del territorio, che è quella che racchiude le maggiori ricchezze industriali e minerarie, non solo ferro e carbone, ma anche terre rare, mentre l'Ucraina occidentale è essenzialmente agricola».
Il bilancio delle devastanti inondazioni causate dalla tempesta che ha colpito il Texas centrale sale ad almeno 51 morti. Ventisette i dispersi.Il dato ufficiale fornito dalle autorità parla ancora di 43 vittime ed è probabile aumenti nella zona più colpita della contea di Kerr. Sempre le autorità sabato in una conferenza stampa hanno dichiarato che 15 delle vittime erano bambini. Il governatore Greg Abbott ha promesso che le squadre avrebbero lavorato 24 ore su 24 per soccorrere e recuperare le vittime. Ancora da ufficializzare il numero delle persone disperse, a parte 27 bambine che si trovavano in un campo estivo femminile.