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Papa Francesco spiazza l'ipocrisia dei compagni: la sinistra resta senza di lui

di Antonio Socci lunedì 15 maggio 2023

4' di lettura

La segreteria Schlein provoca molti mal di pancia nel Pd. Non solo per il “caso De Luca”. Soprattutto i cattolici e i moderati sono in crisi. Dopo l’uscita dal partito di personalità come Beppe Fioroni, Andrea Marcucci, Enrico Borghi, Caterina Chinnici e Carlo Cottarelli, pure la corrente “Base riformista” manifesta il suo malumore per lo spostamento a sinistra («ci ritroviamo il Papa alleato della Meloni»). In effetti venerdì è scoppiato un caso politico. Ed è finito un malinteso. Nel 2018 perfino Massimo D’Alema dichiarava: «In questo momento il principale leader della sinistra è il Papa». Oggi la Sinistra è ko.

Sul Fatto quotidiano, ieri, Antonio Padellaro - pur essendo di quell’area - ironizzava sulla «sinistra disorientata» di fronte all’evento di venerdì: «Papa Francesco e Giorgia Meloni, seduti l’uno accanto all’altra al Forum della Natalità... Risultato, la celebrazione, urbi et orbi, della trinità fondante della destra: Dio, Patria e Famiglia». In realtà il Papa non è «di destra», come non è «di sinistra»: è semplicemente il Vicario di Cristo. Parla a tutti e dovrebbe far riflettere tutti. Però a Sinistra non hanno ben compreso la sua missione e ora sono sotto choc. Padellaro scrive: «Provate a pensare allo sgomento di quel mondo illuminato che ha trascorso l’ultimo decennio a celebrare il Pontefice progressista, pauperista, pacifista... immaginate cosa avranno provato vedendo duettare Francesco con la Sorella post missina d’Italia».

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L’ALLARME NATALITÀ
A dire il vero il Papa da anni lancia l’allarme natalità per l’Italia: è la Sinistra che non l’ha mai voluto raccogliere, non capendo che il crollo demografico è un’emergenza che rischia di far saltare il welfare e l’economia italiana. Del resto non c’è stato solo l’evento di venerdì. Un famoso scrittore di Sinistra ieri su Twitter tuonava contro «l’attivismo politico del Papa» non solo per aver - secondo lui - «benedetto le politiche fasciste di Meloni su Dio, patria, famiglia», ma anche per essere andato di recente nell’Ungheria di Orban «cianciando di battaglia comune contro l’ideologia gender». Nel viaggio in Ungheria Francesco ha effettivamente fatto dichiarazioni che provocano l’orticaria a sinistra sulla famiglia, la vita o la difesa delle identità dei popoli. Ma ha anche esortato all’accoglienza. Come ha fatto venerdì scorso. Solo che il suo è l’insegnamento cristiano, non quello ideologico della Sinistra. Non a caso, per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, ha voluto titolare il suo messaggio «Liberi di scegliere se migrare o restare», ben sapendo che l’emigrazione è quasi sempre dolore e sradicamento e ricordando che il primo diritto è quello di non emigrare.


Agostino Giovagnoli, sulla visita in Ungheria, ha scritto: «Se qualcuno vuole leggere questo viaggio in funzione dell’eredità che Francesco vuole lasciare a chi verrà dopo di lui lo può interpretare anche come uno smarcamento dall’immagine di “progressista” che gli è stata cucita addosso dal primo giorno di pontificato... l’eredità di Francesco non sarà certamente un’eredità conservatrice ma neppure angustamente progressista». Dunque finisce l’appropriazione del Papa da parte della Sinistra. Di sicuro nessuno ora a destra avrà l’infelice idea di “appropriarsi” di Francesco. Perciò è venuto il momento per tutti di interrogarsi e lasciarsi mettere in discussione, senza pregiudizi, da quello che egli dice. Si può non essere d’accordo con lui, ma non per “partito preso”. Del resto il Papa ha insegnato anche e soprattutto ai vescovi a non schierare la Chiesa in modo partitico. Lo abbiamo visto durante la campagna elettorale quando la Cei era in gran parte vicina al Pd, ma dalla Santa Sede è arrivata l’indicazione di stare fuori dalle mischie elettorali. Francesco ha anche demolito i pregiudizi di un certo mondo clericale verso il governo di Centrodestra mostrando che bisogna dialogare con tutti.

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NO ALLE INGERENZE
Il 6 novembre scorso, di ritorno dal Bahrein, il Papa fu interpellato sul neonato governo Meloni e rispose così: «Inizia ora, e io auguro sempre il meglio ad un governo perché il governo è per tutti e io spero che possa portare l’Italia avanti. E vorrei dire agli altri, quelli che sono contrari al partito vincitore, di collaborare con la criticità e l’aiuto. Ma un governo di collaborazione, non un governo dove ti fanno cadere se non ti piace una cosa o l’altra. Per favore su questo io chiedo una responsabilità. Ma vi pare giusto che l’Italia dall’inizio del secolo fino ad adesso abbia avuto almeno 20 governi? Ma finiamola con questi scherzi». Disse poi che dell’ondata migratoria doveva farsi carico l’Europa e non si doveva lasciare sola l’Italia.

E aggiunse che «il problema dei migranti va risolto in Africa» (citava la Merkel, ma queste parole ricordavano anche il “Piano Mattei per l’Africa” della Meloni). Del resto anche dopo la tragedia di Cutro rimase deluso chi si aspettava un suo attacco al governo. Dopo aver espresso il suo dolore aggiunse: «I trafficanti di esseri umani siano fermati, non continuino a disporre della vita di tanti innocenti!» Anche sulla guerra in Ucraina- su cui il governo e la Santa Sede non sembrano sulla stesse posizione - in realtà, secondo Marcello Sorgi, «il Vaticano considera utile il ruolo che l’Italia potrebbe avere». Dunque, pur avendo responsabilità diverse, il dialogo fra la Meloni e il Papa può aiutare la pace. E di sicuro è un dialogo prezioso per il nostro Paese. 

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