Eccolo, il circoletto rosso che più rosso non si può, il format più partigiano nella partigianeria diffusissima de La7. Si parla di Propaganda Live, alla conduzione Diego Bianchi in arte Zoro. E si parla della puntata andata in onda venerdì 2 maggio.
Uno "specialone" tutto dedicato al funerale di Papa Francesco. Una puntata con la solita compagnia di giro: Filippo Ceccarelli, Francesca Schianchi, Paolo Celata e via discorrendo. Per l'occasione, in studio anche il vaticanista Carmine Del Grosso.
Tant'è, nel corso della puntata di Propaganda tra i bersagli prediletti, oltre a quelli nostrani, ecco anche Donald Trump, presente a Roma per l'ultimo saluto al Pontefice. Al fianco del presidente degli Stati Uniti la moglie, Melania Trump.
Si è fatto un gran parlare dell'abito blu cobalto indossato da Trump, uno strappo rispetto al dress-code chiesto dal Vaticano, che imponeva un total-balck (al contrario, Melania era in nero). E tra uno sfottò e un altro, ecco piovere contro The Donald anche l'insulto in musica, una strofa - rilanciata anche sui profili social del programma - che recitava: "È un macaco senza storia / Dice lei di lui / Che gli manca la memoria / In fondo ai guanti bui / Ma il suo sguardo è una veranda / Tempo al tempo e lo vedrai / Che si addentra nella giungla / No, non incontrarlo mai".
Per la precisione si tratta di brano di Paolo Conte, Sparring Partner, del 1984. La sostanza? Per quelli di Propaganda Live, Donald Trump è uno scimmione senza storia, smemorato, uno che finirà nella giungla e che, ovvio, è meglio non incontrare. Mai.