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Usa, nella lettera di Blinken il trionfo della Meloni: "Perché vi siamo grati"

di Antonio Rapisarda sabato 3 giugno 2023

3' di lettura

Alta considerazione, anzi «gratitudine», per il ruolo politico dell’Italia nella delicata questione Ucraina e i complimenti – tutt’altro che formali e scontati– per l’incisività italiana nel “grande gioco” in atto nel continente africano. Sono gli auguri “speciali” giunti per la ricorrenza del 2 giugno dall’amministrazione Biden, firmati dal suo più alto rappresentante per gli Affari internazionali: Antony J. Blinken. Destinatario il governo Meloni, sempre più interlocutore privilegiato – altro che “isolato”, come preconizzavano detrattori e avversari – della Casa Bianca in Europa. Dopo l’abbraccio al G7 di Hiroshima, con Biden e Meloni immortalati a parlare significativamente per mano, ecco le parole del Segretario di Stato a certificare l’indice di gradimento e la connessione delle due agende: «Siamo grati per l'impegno dell'Italia a sostegno dei valori transatlantici ed europei, compreso il forte sostegno all'Ucraina».

Una condivisione valoriale e ideale che si rinnova di fronte alla frattura aperta dall’aggressione russa all’Ucraina, rispetto alla quale – a Roma come a Washington – non può esistere pace senza rispetto della sovranità, dell'integrità territoriale e dell'indipendenza di Kiev. È questo uno dei due spunti indicativi consegnati nel messaggio di auguri degli Stati Uniti «al popolo italiano» in occasione della data che – come ricorda il responsabile degli Esteri statunitense – «ha inaugurato una nuova era di democrazia e libertà in Italia». Promosse a pieni voti, poi, anche le missioni “calde” che hanno scandito i primi sette mesi di governo Meloni. Blinken, infatti, ha espresso l'apprezzamento suo e dell’amministrazione Usa per il «ruolo cruciale dell'Italia nel promuovere sicurezza e stabilità nella regione del Mediterraneo, ed oltre, come alleato Nato e partner nell'affrontare le sfide globali».

Sarà anche questo profilo (su cui gli Usa sono molto sensibili), accanto al dossier Ucraina e a quello riguardante Cina e nuova via della Seta, uno dei grandi temi all’ordine del giorno dell’attesissima prima visita della premier alla Casa Bianca, confermata dal titolare della Farnesina Antonio Tajani per luglio. Appuntamento che sta catalizzando l’attenzione Oltreoceano, come raccontano anche le riflessioni del Washington Post che ha “promosso” l’avvento della prima donna a Palazzo Chigi capace di «sfidare i profeti di sventura, soprattutto quelli oltre i confini italiani» e «sorprendere i critici». Sempre dalla capitale Usa è stato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso a confermare l’interesse crescente nei confronti dell’economia del Belpaese da parte di «compagnie italiane presenti negli Stati Uniti e compagnie statunitensi» desiderose di investire nel fondo sovrano italiano. Tanti, inoltre, i settori in cui l’Italia è pronta ad accogliere nuovi investimenti americani «nei nostri settori strategici, come le infrastrutture, lo spazio, le tecnologie verdi, i semiconduttori e il digitale».

Prima di volare dal “democratico” Joe Biden Giorgia Meloni accoglierà l’8 giugno a Palazzo Chigi il socialista Olaf Scholz. Un altro faccia a faccia– il primo del cancelliere tedesco dall’inizio del governo di destra-centro – destinato a smentire, per l’ennesima volta, le ricostruzioni sull’Italia emarginata dai partner maggiori sui dossier che più interessano il nostro Paese: sul tavolo, infatti, sarà centrale proprio il tema immigrazione, assieme al nodo Tunisia, mentre qualche sorpresa è attesa pure sul fronte legato al nuovo patto di stabilità. Sono questi, del resto, i due asset strategici sui quali il francese Emmanuel Macron e la premier hanno sancito ad Hiroshima un “cessate il fuoco” alle polemiche che – soprattutto da Oltralpe – avrebbero potuto compromettere i fronti comuni sui quali Parigi e Roma possono e devono trovare convergenze in nome dei rispettivi interessi nazionali: a maggior ragione alla vigilia delle Europee. Un disgelo che è giunto a buon punto se è vero che mercoledì Sergio Mattarella raggiungerà Emmanuel Macron a Parigi: una missione, quella del presidente della Repubblica italiana che inaugurerà l'esposizione “Napoli a Parigi” al museo del Louvre, chiamata a rinsaldare uno dei capitoli fondamentali del Trattato del Quirinale.

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