Danilo Toninelli
Il primo giugno Beppe Grillo ha pubblicato un post su Facebook. Argomentazione politica, roba su cui ultimamente si cimenta poco. L’Elevato provoca alla sua maniera.E dice: «Le opere del Pnrr? Diamole a Toninelli. Tanto è un fesso». Poi, più avanti nel testo, l’ex comico si preoccupa di chiarire il carattere ironico della sua affermazione. E questo la dice lunga sulla considerazione che Grillo abbia verso i suoi ragazzi. Quelli che ha buttato nella mischia, prima in Parlamento. E successivamente al governo del Paese, nelle caselle più nevralgiche e delicate. Danilo Toninelli non è un fesso. È un bravo assicuratore. Ed è anche un promettente intrattenitore su Tiktok. Genere “Comedy”. Oltretutto è uno dei pochi che si è attenuto alla regola casaleggiana: due mandati e via, a casa. Senza sgomitare, senza provare a tenere un piedino (o piedone) dentro al Palazzo, come hanno fatto molti grillini della sua generazione (la prima). Anche perché lui, a differenza di altri, un lavoro ce l’aveva davvero. Ed è tornato a occuparsi di polizze.
Però diciamolo: Toninelli ha fatto un errore. Si è imbarcato in un’avventura più grande di lui, quando ha giurato come ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture. Con una aggravante: aveva la missione di distruggere e sovvertire tutto il lavoro fatto dai suoi predecessori. Per marcare la differenza tra la “vecchia politica” e il nuovo che avanzava: il Movimento 5 Stelle. Con un obiettivo così ambizioso, non poteva che fare casini. E infatti è andata così. Il caso dell’Air Force Renzi è paradigmatico. Agosto 2018. Il governo Conte 1 si è insediato da poco. E i grillini, conquistato il potere, vivono l’esordio con euforia e pulsioni revansciste. Negli anni precedenti hanno fatto opposizione dura, durissima, al governo Renzi e ora che le parti si sono invertite, hanno l’urgenza di demolire i suoi totem. Ne individuano uno facile-facile: l’Airbus A350 che l’ex premier aveva preso in leasing per i viaggi istituzionali. Il feticcio della casta. Il simbolo dello spreco. L’arroganza alata. Toninelli carica in macchina Luigi Di Maio e va a Fiumicino. In un hangar dell’aeroporto romano c’è l’Air Force Renzi. Comincia lo show. Danilo annuncia che la contraerea grillina ha appena abbattuto «l’ego volante» del nemico: «Su nostra richiesta i Commissari Straordinari di Alitalia hanno inviato ufficialmente la comunicazione di scioglimento del contratto di leasing stipulato con Etihad». E ancora: «Con la risoluzione del contratto di leasing risparmieremo 18 milioni di euro l’anno da qui al 2024».
Le cose non sono andate esattamente così. E l’aereo, che nei sogni bagnati dei pentastellati, doveva essere restituito a Etihad, con un «risparmio di 150 milioni» è rimasto nella capitale. Prima ricoverato al coperto. Poi spostato alle intemperie. Dopo cinque anni è da buttare. Ma cosa è successo? Quello che l’assicuratore Toninelli avrebbe potuto tranquillamente prevedere. Non è facile sciogliere unilateralmente un contratto di leasing senza pagare penali. Infatti è andata così. Etihad si è rivolta ai giudici italiani. E qui le ricostruzioni divergono. Secondo fonti renziane l’Italia ha continuato a pagare l’affitto del vettore e anche lo stazionamento a Fiumicino e per le missioni particolarmente numerose il governo ha dovuto usare due velivoli con il raddoppio dei costi. In una ricostruzione fatta dal Corriere, le cose starebbero diversamente. Alitalia, che ha sub-noleggiato al ministero della Difesa, ha smesso di pagare nel 2018 e dovrebbe ad Etihad quasi 38 milioni di euro, più gli interessi sui ritardi nei pagamenti.
Nel dicembre 2022, però, il Tar del Lazio ha dichiarato estinto il giudizio perché la parte ricorrente (Etihad) ha perso interesse nel contenzioso. Tradotto: oramai l’Air Force Renzi è un rottame, va smantellato, pensateci voi. E sono altre centinaia di migliaia di euro per la rottamazione, che andrebbero imputate alla furia iconoclasta dei grillini. I quali, nel frattempo, sono guariti: è passata l’allergia verso i voli di Stato. Negli ultimi anni di governo hanno imparato ad apprezzare le comodità del potere. E hanno messo le ali.