L’Anpi, la Cgil e la sua Bologna. «Mettevi comodi», aveva detto qualche giorno fa a chi le chiedeva conto del disastroso risultato alle amministrative. E a quanto pare più che agli avversari l’invito era rivolto ai suoi, che da giorni aspettano una convocazione della segreteria per l’inevitabile confronto interno. Lei, del resto, lo ha già spiegato: «Bisogna uscire dal modello lineare e costruire dei cicli positivi della circolarità».
Ed è così, inseguendo la circolarità, che mentre i dirigenti del partito invocano uno straccio di linea programmatica, alla fine, indecisa a tutto, Elly Schlein non ha trovato di meglio che tornare sul luogo del delitto. Nella città da cui tutto è partito. E con i compagni di viaggio che l’hanno aiutata a muovere i primi, finora non molto sicuri, passi.
I TEMI DELLA DISFATTA
L’occasione è nobile. Si tratta di una iniziativa di solidarietà per le popolazioni alluvionate della Romagna, una raccolta fondi per dare sostegno alle famiglie sfollate. Nulla da ridire, anzi. Ma il fatto è che le bandiere e le coccarde con cui la Schlein si fa vedere in giro sono sempre le stesse, quelle che fin dall’inizio hanno segnato il suo cammino.
Sul palco di Piazza Lucio Dalla si alternano infatti, oltre al presidente nazionale delle coop, il presidente dell’Associazione nazionale partigiani, Gianfranco Pagliarulo, il segretario della Cgil, Maurizio Landini, il sindaco di Bologna Matteo Lepore (quello che continua a registrare all’anagrafe i figli di maternità surrogate in barba alla legge) e il suo sfidante alle primarie, nonché ex capo della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini. Traducendo in temi, c’è tutto quello che ha portato la segretaria alla disfatta. Dalla fissa per l’antifascismo e il 25 aprile perenne alle capriole sull’utero in affitto, dalle battaglie utopistiche, anacronistiche e illiberali su ambiente, lavoro e tasse (specialità della casa di Landini & C.) alle responsabilità negate sull’attività di prevenzione del dissesto idrogeologico della Regione.
Piatto forte del giorno, manca a dirlo, è il sostegno alla nomina di Bonaccini a commissario per l’emergenza. Il segretario della Cgil non ci girà intorno: «Se nominare Stefano Bonaccini, come chiede gran parte del territorio, commissario perla ricostruzione in Emilia-Romagna non è una urgenza del governo credo che questo sia un errore, anche perché è necessario che la ricostruzione sia fatta insieme a quelli che il territorio lo conoscono e credo che qualsiasi persona di buon senso si renda conto che è necessario che la Regione, i Comuni e i territori lavorino insieme per ricostruire questa situazione».
Meno dirette, ma identiche nella sostanza le posizioni del capo dei partigiani e della stessa Schlein. «Come Anpi», dice Pagliarulo, «non vogliamo entrare nel dibattito né fare polemiche, il nostro compito è sollecitare l'intervento di chi è competente, di chi conosce il territorio e di chi decide la quantità, la qualità e l'efficacia degli stanziamenti».
Stessa musica per la segretaria del Pd, che si presenta all’appuntamento con una trendissima giacca blu (ma per la tonalità esatta bisogna chiedere all’armocromista): «Serve fare in fretta perché le persone che hanno perso tutto non possono aspettare. Si tratta di miliardi di ristori per le famiglie, per le imprese, per l'agricoltura. E noi stiamo già chiedendo al governo di avere procedure spedite, di avere le risorse. Ma anche tutti gli strumenti che servono. A partire dal commissario su cui più volte abbiamo chiesto di fare in fretta».
LE ARMI ALL’UCRAINA
Ma se il tema dell’alluvione, ovviamente, tiene banco, c’è anche chi, come l’amico Landini, non si fa troppi scrupoli a riaprire il dibattito sull’ultimo pasticcio combinato dalla segretaria, che ha gettato il partito allo sbaraglio nel voto all’europarlamento sulle munizioni per l’Ucraina. «Trovo assurdo», tuona il leader della Cgil, «quello che hanno discusso qualche giorno fa in Europa in cui hanno aperto all'utilizzo del Pnrr per comprare delle armi. Non credo sia la nostra emergenza. La nostra emergenza è bloccare la guerra e investire per creare lavoro, tutelare il territorio e per creare lavoro stabile». La Schlein, prudentemente, si tiene alla larga dall’argomento. Mettiamoci comodi, perché il ciclo della circolarità, a quanto pare, è appena iniziato.