Papa Francesco
Come accadde nel luglio del 2021, quando Papa Francesco venne sottoposto a un intervento al colon per una stenosi diverticolare, dietro alle sacre mura si torna con insistenza a ragionare sul prossimo conclave. Lo stesso pontefice, in varie interviste successive a quel ricovero presso il Policlinico Gemelli, aveva confidato che «c’era qualcuno che già stava preparando il conclave» e, successivamente, anche dopo la nuova degenza del marzo scorso per una preoccupante infezione polmonare, in risposta alla reiterata domanda sul «come sta?», aveva scherzato rispondendo semplicemente con un: «Ancora vivo, sai?». Resta il fatto che Jorge Mario Bergoglio il prossimo 17 dicembre spegnerà la sua 87ma candelina e che i problemi di salute, oltre a quelli fisici causati dalla gonalgia di cui soffre da tempo al ginocchio destro, sono sotto gli occhi di tutti. E quindi ecco che, ancora una volta, è tornato insistentemente a soffiare un vento di pre-conclave.
Francesco sa bene che nessuno è immortale, nemmeno il Papa, e lui stesso ha da tempo individuato le personalità idonee a succedergli. L’uomo che più sta nel cuore di Bergoglio è senza alcun dubbio il cardinale filippino Luis Antonio Tagle, che peraltro è stato elevato alla porpora da Benedetto XVI nel suo ultimo concistoro nel novembre del 2012. Tagle - arcivescovo di Manila dal 2011- è stato chiamato a Roma nel 2019 da papa Francesco con l’incarico di prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli contestualmente alla presidenza della Caritas internationalis. Successivamente, con l’entrata in vigore della riforma della curia romana, è stato nominato pro-prefetto del neonato dicastero Dicastero dell’Evangelizzazione. Ma il porporato filippino ha due grossi nei pronti a precludergli la strada in un futuro conclave: la giovane età (ha “solo” 65 anni) e il fatto che i rapporti con la Cina sono da sempre un tasto dolente nella diplomazia vaticana. Le Filippine non sono certo Taiwan, ma ci sono situazioni in cui è consigliabile non svegliare il can che dorme; non è ancora maturato il tempo per un pontefice asiatico.
Quindi l’altra carta di Bergoglio è una e nemmeno troppo nascosta: Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei. A questo punto è necessario svelare al lettore una notizia: Papa Francesco non vorrebbe che a succedergli fosse un italiano, ma se proprio dovesse essere, l’unico nei suoi desiderata sarebbe Zuppi. Ed ecco quindi che il pontefice regnante da ormai diverso tempo sta preparando il presule romano naturalizzato felsineo ad un destino ben più alto. D’altronde, molti Papi nella storia più o meno recente hanno cercato di veicolare la scelta del collegio cardinalizio su candidati a loro graditi ma, spesso e volentieri, questi appelli velati sono caduti nel vuoto. “Morto un papa se ne fa un altro” è il proverbio popolare che ha quasi sempre indotto gli elettori muniti di porpora a decidere in perfetta autonomia. In epoca recente solo un’operazione simile è riuscita con successo, e stiamo parlando dell’elezione di Eugenio Pacelli, segretario di Stato di Pio XI dal 1930 al 1939.
Papa Ratti non nascondeva a nessuno la predilezione per il suo capo della diplomazia: «Lo mando in giro affinché il mondo conosca lui e lui il mondo», era solito dire. Pacelli fu eletto successore di Pio XI nel rapidissimo Conclave, che durò un solo giorno, il 2 marzo 1939. Bergoglio sta attuando da tempo la stessa strategia del predecessore Ratti: manda in giro Zuppi perché il mondo lo conosca. A nessuno sarà certo sfuggita la sgrammaticatura istituzionale che ha visto lo stesso cardinale inviato a Kiev per la missione di Pace intrapresa dal pontefice al posto di colui che è ufficialmente il capo della diplomazia d’Oltretevere, il segretario di Stato Pietro Parolin. Un progetto chiaro e ben definito, quindi, ma con delle incognite. Anche Zuppi, come Tagle, è troppo giovane per poter diventare Papa: ha 67 anni e la vita, oggigiorno, si è molto prolungata.
Lo stesso Ratzinger, se non avesse rinunciato al papato, sarebbe stato pontefice fino alla veneranda età di 96 anni, come pure Francesco non è poi così lontano dal tagliare il traguardo dei novant’anni. Il collegio cardinalizio, ormai da tempo, è più orientato a personalità che si avvicinino ai 75 anni, o che li superino. In più Zuppi è il referente principale della Comunità di Sant’Egidio e, come accadde nel 2013 per Angelo Scola che invece era l’esponente più vicino a Comunione e Liberazione tra i porporati, ci sono decine di eminentissimi pronti a sbarrargli la strada verso il papato. Augurando ovviamente lunga vita a Francesco, la ricerca di un potenziale successore è un percorso ancora tutto in salita.