Paolo Gentiloni
C’è da ammettere che al futuro ci pensa Paolo Gentiloni. Soprattutto al suo. Perché è in corso una spregiudicata partita a sinistra contro l’Italia. Arrivano gli ispettori della Ue per farci impazzire sul Pnrr. E Schlein e compagnia battono le manine contro il governo Meloni. Non solo. Sempre il conte Gentiloni si mette a bastonare il nostro esecutivo affinché ceda sul Mes, con annessi e connessi di troike e boiate varie. Del resto, il commissario europeo espresso dall’Italia della preistoria per i giochi interni al Pd, tra un anno sarà disoccupato, come gli ricorda perfidamente il leghista Claudio Borghi. E se vuole tornare in Europa dal portone parlamentare - perché nel governo della Commissione europea non ci sarà più - deve guadagnarsi il sì della compagna Elly.
L’USCITA - Bisogna assecondare, compagno Paolo, la nostra fatica contro il centrodestra, devono avergli mandato a dire. E lui che fa? Sceglie la platea di Bologna dove si svolge la “Repubblica delle idee”. Al fianco del direttore Maurizio Molinari, se ne esce in maniera un po’ brutale, per essere un commissario europeo. Dice Gentiloni: «Il rapporto dell'Italia con l’Europa non è agevolato dalla posizione che ha assunto sul Mes, dove invece occorre una maggiore flessibilità», invitando a fare in fretta per non arrivare impreparati alla scadenza del 31 agosto, termine ultimo per inviare a Bruxelles le modifiche al Pnrr. Non lo chiameremo ricatto, anche se non troviamo altre parole. Una sinistra maledetta vuole far male alla Nazione italiana, questa è la realtà. Le affermazioni di Gentiloni non incutono comunque tutta questa paura.
Dice Matteo Salvini: per l’arrivo lunedì degli ispettori Ue per la verifica dei progetti del Pnrr «non sono assolutamente preoccupato. Siamo anche in anticipo su tanti cantieri.
Anzi useremo bene i soldi degli italiani e che ci presta l’Europa e li useremo tutti. Anzi se ne troveranno di più, io posso spenderne anche di più per sistemare le case popolari, per fare dighe, contro l’emergenza idrica, per lottare contro la dispersione dell'acqua e sistemare le reti fognarie. Sulle ferrovie e su tutti i progetti cui stiamo lavorando», ha precisato, «siamo perfettamente in tempo. Penso che se l’Europa vuole trovare qualcosa che non funziona deve andare in altri paesi europei e non in Italia. Sono orgoglioso di quello che l’Italia sta facendo e, se remiamo tutti nella stessa direzione, io penso che nei prossimi quattro anni avremo una rivoluzione economica, sociale, lavorativa e ambientale come quella di cui furono protagonisti i nostri genitori nel secondo dopoguerra».
A fare da contraltare, ovviamente, Elly Schlein: «C'è un coro di preoccupazione che il governo non può più negare. Il Pd chiede da mesi che il governo riferisca in Parlamento su quale modifiche intendano fare ed è incredibile che ne parlino dalla campagna elettorale e ancora nessuno sa quali siano queste modifiche. Siamo preoccupati che alcune modifiche ricadano su asset fondamentali del Pnrr, pensiamo alla sanità, alla scuola, ai nidi. Sarebbe davvero un errore inspiegabile venire via da una direzione di investimento sull'infanzia da parte proprio di un governo che è guidato per la prima volta da una donna che dovrebbe sapere quanto i nidi siano importante sia contro le disuguaglianze ma anche per l'occupazione femminile».
La solita polemica, dunque, che non porta da nessuna parte. In realtà, ogni giorno di più questa sinistra pare puntare contro l’Italia. Anche a costo di perdere i finanziamenti europei. Ma il governo mostra sicurezza e punta all’obiettivo pieno sulle risorse da spendere. Se dipendesse da Schlein e soci, li perderemmo. Ma gli ispettori Ue troveranno un Paese pronto a fare la sua parte, carte alla mano. E certo senza pagare dazio agli errori di chi ha sbagliato prima. Nonostante Gentiloni, che all’epoca non c’era e se c’era dormiva.