La protesta più seria- si rischia la rissa- è quella di un vecchietto seduto sotto un lampione. È l’una del pomeriggio, il sole scotta, al funerale di Berlusconi mancano due ore. L’uomo, capelli bianchi come il cappellino con la visiera e camicia azzurrina e larga, si alza di scatto e se la prende con due giovanotti extracomunitari che gli buttano il mangime per piccioni ai piedi, vogliono attirare turisti per vendergli il becchime. Di colpo l’anziano è circondato dai pennuti. «Basta, è vietato, non potete, chiamo i vigili!». «Ma qual è il problema, signore?». «Se mi volano sopra ve lo faccio vedere io!». Sembra Clint Eastwood in “Gran Torino” quando per strada se la prende coi bulletti di colore che importunano una ragazzina orientale. Finisce senza spari, anche nel film, e i giovanotti se ne vanno.
CONTESTATRICE SOLITARIA Poco dopo, sempre in piazza Duomo, si fa notare una donna che indossa una maglietta con la scritta “Io non sono in lutto”, in mano ha un libro di Giovanni Falcone. Scatta la contestazione dei giovani di Forza Italia, che si stanno assiepando dietro le transenne che separano la folla dalla zona riservata ai giornalisti, a sua volta transennata prima del sagrato. «Almeno rispetti chi è morto!», «Se lei non è in lutto se ne stia a casa e non venga qui a provocare!». «E perché dovrei andarmene? Il lutto nazionale non è stato concesso neanche alle persone che hanno dato la vita per lo Stato! Berlusconi portatelo a piazzale Loreto!». Parte il coro, che dura pochi secondi ma è ben scandito: «Co-mu-ni-sta-Co-mu-ni-sta!» «Cafona! A casa, a casa!». Volano un paio di parole di troppo, «Cretina! », «Vai via brutta racchia!», ma è tutto lì. La piazza prende l’abbrivio e di lì a breve, ma stavolta non è una risposta alla contestatrice, sale l’urlo da stadio: «Chi non salta comunista è-è!». I comunisti, gli arci-nemici del Cavaliere. Sulla gente, 10mila persone, garriscono storiche bandiere del Milan: ce n’è una enorme, col 6 di Baresi. L’inviato di En boca de todos (“Sulla bocca di tutti”), trasmissione spagnola, è incredulo: «È quella del capitano del Milan?». Poco dopo chiede la pronuncia esatta di Arcore, ma l’accento è giusto. Il sole inizia a bruciare. Alcuni si riparano sotto gli ombrelli. Verso la fine della cerimonia le nuvole e una leggera brezza concedono sollievo. La mattina era cominciata sotto la pioggia: alle 6.30 sotto i porticati che circondano la piazza c’erano già alcune telecamere. Mancano quasi 9 ore al funerale, una senzatetto viene invitata con gentilezza da un poliziotto e raccogliere il giaciglio e ad allontanarsi fino a quando non sarà finito tutto, motivi di sicurezza.
MAXISCHERMI - Torniamo ai momenti prima delle esequie. Un signore ha attaccato al suo cagnolino dei laccetti tricolori: «È buonissimo, si fa accarezzare da tutti, tranne dai comunisti». Ride, il signore. Siamo in prossimità della cerimonia. I maxischermi allestiti in piazza trasmettono le immagini del corteo funebre che s’avvicina al Duomo. Il popolo di Silvio applaude. Ancora cori: «Un presidente, c’è solo un presidente!». C’è gente di tutte le età.
In prima fila una signora sull’ottantina vestita di viola piange. In mano ha una macchinetta fotografica arancione, di quelle di parecchi anni fa.
Qualche metro più a destra una bambina bionda, avrà 6-7 anni, sbuca dalle transenne con un foglio dove ha disegnato una bandiera dell’Italia, un cuore, e sopra “Ciao Silvio”. Si fanno largo anche le bandiere di Forza Italia (ma non sono tantissime) e i militanti intonano l’inno: «Meno male che Silvio c’è!». La regia inquadra l’entrata di Giorgia Meloni, da via Palazzo Reale, e sono di nuovo applausi, come per il capo dello Stato, Sergio Mattarella. Applausi pure per Matteo Salvini. C’è chi per riuscire a vedere meglio si è arrampicato sulla statua di Vittorio Emanuele II, ancora insozzata di giallo per colpa degli eco-imbrattatori di Ultima Generazione.
LA GENTE DEL CAVALIERE Al funerale assistono pure molti stranieri. Si notano un paio di bandiere srilankesi. La gente di Silvio segue l’evento anche dalla Terrazza Martini. Tutti assistono con compostezza. Quando inquadrano i volti affranti della famiglia Berlusconi cala il silenzio. Idem di fronte alle lacrime di Marta Fascina. Finisce il funerale, la bara torna sul sagrato di fronte alla folla e il popolo alza il volume al massimo: «Sil-vio, Sil-vio!». È un coro liberatorio. In tanti si commuovono, alcuni si abbracciano. Il carro funebre si allontana e in attesa che le auto di scorta facciano strada si ferma qualche secondo sul lato destro del Duomo. Un signore gli corre incontro e bacia il vetro da cui si intravede la bara. C’è chi dice di aver conosciuto «Silvio» di persona. Molti millantano ma è bello così. «Una volta mia moglie è andata a Villa Certosa e tutti ne parlavano benissimo, il pizzaiolo, il gelataio, tutti. I suoi lavoratori avrebbero dato la vita per lui». C’è la tivù americana Cnbc, la Cnn, France Press, il Guardian, anche la tivù russa. C’è anche una modella nordafricana, vestito castigatissimo beige e paillettes, piume di struzzo nere al collo. Posa in una piazza ancora semi-deserta, sono le 10 di mattina. Ma questa è un’altra storia.