L’omaggio a Silvio Berlusconi arriva a metà dell’assemblea di Assolombarda. «Prima di cominciare voglio ricordare un imprenditore italiano che ci mancherà», dice dal palco il presidente dell’associazione di categoria, Alessandro Spada. L’applauso della platea parte spontaneo, così come la standing ovation degli associati di Assolombarda, la costola di Confindustria che riunisce le imprese delle province di Milano, Lodi, Monza e Brianza, Pavia. Niente di retorico, tutto molto nel solco della tradizione, con la stessa premier, Giorgia Meloni, in piedi, ad applaudire.Eppure più d’uno ha voluto vedere nel gesto di Spada, che ha riunito gli imprenditori in un capannone alla periferia del capoluogo lombardo, occupato oggi dal gruppo industriale Camozzi, una sorta di passaggio di testimone, di indicazione da consegnare alla premier.
IL RICORDO
Berlusconi ha «caratterizzato un periodo unico della storia imprenditoriale del nostro Paese», dice Spada, sottolineando come per l’ex Cavaliere l’azienda fosse «una famiglia allargata» e come avesse un’instancabile «passione per i progetti, per la politica, per la famiglia». «Il suo ricordo rimarrò vivo», chiosa il presidente di Assolombarda. Al netto della mozione degli affetti, del resto questa terra è stata la terra di Silvio, sotto questo capannone arroventato dal sole, a contare sono (come spesso accade) più i gesti delle parole. La Meloni, per un gioco d’incastri del protocollo, parla prima del numero uno degli industriali lombardi e una volta concluso il suo intervento si avvia rapida verso l’uscita. Ma a metà del corridoio si ferma, rapida (anche un po’ concitata) consultazione con il suo staff ed energico dietrofont: «impossibile» non ascoltare l’intervento del presidente Spada. Con scatto da centometrista Giorgia riguadagna il suo posto in prima fila.
Il segnale è chiaro: non sono imprenditore, come Silvio, ma sono la premier, e sto con voi. Se la platea noti tutto ciò difficile dirlo, essendo questa assise lombarda non particolarmente calorosa nei confronti della presidente del Consiglio, probabilmente per l’eccessivo carico di aspettative, ottenendo in cambio buone - e valide rassicurazioni. Però quel gesto, quell’atto di deferenza dell’inquilina di Palazzo Chigi nei confronti di chi produce, e il tornare in platea lo è stato, viene registrato dal vertice degli industriali, a partire dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, con particolare soddisfazione. Non è un’imprenditrice, ma sa capire il nostro linguaggio. Perché di lingue, e questo è senza dubbio un altro tassello importante di questa Assemblea generale di Assolombarda, ne sono state usate tante nel corso degli interventi. Per esempio c’è la visione semi leghista del sindaco di Milano, Beppe Sala, il quale sogna sì l’autonomia, ma quella impositiva dei Comuni, non certo quella regionale, a cui guarda il governatore, Attilio Fontana.
LOCOMOTIVA
E non si tratta certo di perimetri, ma di sostanza. «Milano sta dando un contributo al Paese straordinario. Noi all’erario versiamo 20 miliardi all’anno di tasse e al Comune ne rimangono 200 milioni», afferma il primo cittadino, «ma al di là di questo diamo un contributo con le nostre università, con i nostri ospedali a livello regionale. Credo che meritiamo un po’ di più». E in quel di più ci sono tante cose, dal trasporto pubblico (oggi si inaugura la M4) alle università. «È giusto che si guardi alle parti meno sviluppate del Paese», dice Sala, «ma non si può non realizzare che la crescita si continua a fare se chi l’ha sempre fatta continuava a farla». Chissà che ne dice Salvini. Tant’è il governatore. Attilio Fontana, si vede costretto e rimettere ion ordine i fattori: «La Lombardia, e qui correggo il sindaco Sala, è ritornata a essere la vera locomotiva del nostro Paese e consentitemi di dire che oltre a ciò la Lombardia per la prima volta è diventata la regione che a livello europeo sta avendo la crescita più importante e questo avviene per una serie di motivazioni che ha indicato il sindaco Sala». Si, Milano-Italia. Ma soprattutto Lombardia-Italia...