Due pesi e due misure per la sinistra. Anche quando si parla di programmi televisivi. Nei giorni scorsi Daniela Santanchè è stata travolta dalle critiche dell’opposizione. E non solo per la gestione delle sue aziende. Pd e compagni non hanno apprezzato le accuse del ministro del Turismo alla trasmissione Report, e in particolare, al quotidiano Il Domani. I motivi non hanno nulla a che vedere con la libertà di stampa o la libertà del cosiddetto giornalismo investigativo. A indignare la senatrice di Fratelli d’Italia un vero e proprio cortocircuito: Santanchè non era a conoscenza di essere sotto inchiesta, ma il quotidiano di Carlo De Benedetti sì.
"Il Domani ha avuto notizia che io – ha sottolineato - non ho e che nessuno potrebbe lecitamente avere, ipotesi ancora più grave della prima, tale io credo, da mettere in subordine quanto ho in animo di illustrarvi e di rendere invece necessaria un'azione comune del Senato contro queste sporche, schifose pratiche". In ogni caso al Senato il ministro si è recato di sua spontanea volontà e "non per rispondere a trasmissioni televisive o articoli scandalistici, ma per bloccare la strumentalizzazione politica che da settimane si sta facendo contro di me attraverso mistificazione della realtà".
Apriti cielo. La sinistra si è accesa. "Trovo davvero incredibile la violenza dell'attacco contro la stampa di questo Paese", ha aperto le danze Nicola Fratoianni. Al leader di Sinistra italiana ha fatto eco Francesco Verducci, senatore dem: "È stato un comizio imbarazzante, con attacchi intimidatori alla libertà di stampa che sono gravissimi e inaccettabili. Solo per questo dovrebbe dimettersi".
E pensare che qualche mese prima, era il 31 maggio, parole di fuoco contro il programma di Sigfrido Ranucci arrivavano da Damiano Tommasi. L’uomo - di sinistra - che alle scorse comunali ha battuto a Verona il centrodestra, contro Report aveva più che un qualcosa da ridire. Tutto ha avuto inizio con l’idea del governo – Adolfo Urso in prima persona - di impiantare al Quadrante Europa un hub per assistere l’Ucraina ora e nel dopoguerra.
Ad accendere lo scontro, però, è stata una dichiarazione dell’assessore Michele Bertucco ai microfoni di Rai 2. Nel marzo scorso affermava che l’amministrazione comunale non era stata coinvolta nel progetto. Peccato però che Bertucco fosse stato smentito dai fatti. "Alla prima presentazione pubblica tenutasi il 21 gennaio 2023 a Verona – hanno precisato dal ministero -, sono intervenuti accanto al ministro Urso il sindaco di Verona, Damiano Tommasi, il presidente della Provincia di Verona, Manuel Scalzotto, e il presidente della Camera di commercio di Verona, Giuseppe Riello, azionisti del Consorzio".
Quanto basta per coinvolgere lo stesso primo cittadino che a quel punto si è tolto qualche sassolino dalla scarpa mettendo, appunto, Report, nel mirino: "Stigmatizzo fermamente le modalità con cui sono state inserite le dichiarazioni dell’assessore Bertucco nel servizio andato in onda lunedì sera durante la trasmissione Report. Il modo in cui è stata montata l’intervista fa sembrare che tali dichiarazioni volessero sottolineare la conferma della precostituita volontà del Ministero di tenere all'oscuro l'Amministrazione comunale in merito al progetto. Al riguardo, tengo invece a confermarle che tale pretestuosa rappresentazione non rispecchia affatto il pensiero né l'idea della nostra Amministrazione in merito. La messa in onda del servizio è avvenuta a distanza di mesi dalle interviste senza i dovuti aggiornamenti, riportando di conseguenza informazioni tutt'altro che rigorose. Sicuramente, infatti, alla data dell'intervista fatta all'Assessore Bertucco (prima metà di marzo) non c'erano notizie ulteriori riguardanti Verona e il suo ruolo nel piano di Ricostruzione dell’Ucraina rispetto a quanto era stato oggetto della conferenza stampa al Consorzio Zai il 21 gennaio alla sua presenza".
In quel caso però nessuno da sinistra si è sognato di additare Tommasi. Nemmeno di fronte a una palese differenza: il caso-Santanchè rappresenta una critica alle inchieste ad orologeria. Guarda caso – ha denunciato lo stesso ministro – "proprio nel giorno in cui sarei venuta in Aula, un quotidiano snocciola informazioni senza indicare alcuna fonte. O questo giornale mente, per una classica imboscata per colpire un ministro del governo, oppure prendo in considerazione questa ipotesi, che ripete vicende passate nella storia, oppure il Domani ha avuto notizia che io non ho, e che nessuno potrebbe avere".
Diverso discorso per Tommasi. Il sindaco non ha smentito le parole del suo assessore, ma si è limitato ad accusare Report per aver lasciato intendere altro. Nonostante questo, nessuno da sinistra ha avuto da eccepire. Scontato, certo. E però la circostanza dà chiaramente la cifra dei due pesi e delle due misure in cui muove il Pd.
C'è però chi eccepisce sul Tommasi sindaco. A un anno dalla vittoria sullo sfidante di centrodestra, il primo cittadino è riuscito a irritare per esempio anche i compagni di Sinistra italiana. "La cittadinanza ancora fatica a riconoscere quella radicalità necessaria per voltare pagina nell’interesse della collettività - ha fatto sapere il partito che fa parte della coalizione di maggioranza a Verona - In merito ad alcuni dossier che ancora non sono stati aperti (su tutti, l'urbanistica) la città vorrà misurare discontinuità rispetto al passato e cambi di paradigma. Consapevoli che molti nodi fondamentali sono ancora di là da venire, è necessario arrivare attrezzati. Perché battere le destre e non cambiare nulla per continuare politiche passate, è dannoso per tutti in primis nel rispetto del proprio elettorato". Per non parlare poi delle accuse di assenteismo, al punto che in più di uno lo chiamano "il sindaco fantasma". Ma di questo e altro la sinistra si vede bene dal pronunciarsi.