Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera e deputato di Forza Italia, oggi è il giorno del Consiglio nazionale di Fi. Antonio Tajani – a meno di sorprese – sarà eletto “reggente” del partito. Che storia inizia da qui?
«È una nuova discesa in campo. Nel nome e nel solco di Silvio Berlusconi. È una storia che va continuata realizzando ciò che lui ha indicato: sulle tasse, sul lavoro, sulla giustizia, in Europa, in tutti i campi in cui lui ha tracciato il percorso. Lo intraprenderemo insieme: al governo e con il governo di centrodestra di cui Forza Italia sarà sempre più perno indispensabile».
L’indicazione del reggente all’unanimità sublima quell’unità sancita dopo la scomparsa del fondatore. Un modo, si dice, anche per non far “ballare” il partito nei sondaggi.
«Eviterei di guardare i sondaggi troppo da vicino. Mi concentrerei invece nel dare una maggiore proiezione esterna di Forza Italia dal punto di vista della comunicazione. Una sorta di binario parallelo in cui da una parte ci sono le grandi questioni che riguardano l’Italia e l’Europa, dall’altra c’è la cura dei territori dove dobbiamo tornare ad essere decisivi».
Prossimo step sarà il congresso: a quanto pare prima delle Europee. Lei si è augurato che nel frattempo sorgano candidature alternative a quella del ministro degli Esteri. Segno che le diverse sensibilità riemergeranno...
«Non auguro candidature diverse. Dico che chiunque si può candidare, come è giusto che sia. Non si tratta di mettere qualcuno contro un altro, Tajani contro il resto del mondo. Giochiamo tutti la stessa gara, con la stessa maglietta. Se ci sarà qualcuno, fra i dirigenti o proveniente dalla società civile, che riterrà di poter ambire alla presidenza è bene che si candidi. In ogni caso sarà una gara amichevole. Non sarà né un derby né soprattutto una gara fra squadra diverse».
La navigazione del governo con una Forza Italia alla ricerca di una stabilità rischia qualcosa?
«La nostra identità nel governo è chiara. Dobbiamo portare le pensioni minime a mille euro; dobbiamo fare in modo che la decontribuzione per assumere i giovani sia sempre più ampia; dobbiamo fare in modo che la delega fiscale approdi a una flat tax vera e reale. E dobbiamo lavorare a testa bassa sulla giustizia: considerando che è una riforma irrinunciabile e che va esattamente nel solco di quello che Berlusconi ci ha insegnato».
Sarebbe la vittoria della “guerra dei trent’anni” combattuta contro le cosiddette toghe rosse?
«Si tratta di una battaglia di civiltà. Non è stata e non è una guerra personale di Berlusconi. È una battaglia che vede adesso una prima tappa, alla quale dovranno seguire nuovi e importanti correttivi sul codice di procedura penale e dell’ordinamento giudiziario. Fino ad approvare, entro la legislatura, quella separazione delle carriere che è scritta come nella pietra nel nostro programma».
Tornando a Fi: che ruolo vede per la famiglia Berlusconi?
«Non è un ruolo di garante o di protettore esterno. È il ruolo di una famiglia generosa che riconosce in Forza Italia i valori che il Berlusconi ha trasmesso ai suoi figli. È straordinariamente importante averli al nostro fianco, attualmente in una modalità che non li vede partecipare attivamente alla vita del partito, con l’auspicio – o comunque la possibilità – che qualora uno di loro volesse scendere in campo non solo ovviamente sarebbe il benvenuto ma sarebbe un grande regalo per tutti noi».
L’ingresso di uno dei figli determinerebbe una leadership naturale?
«Se vivi a contatto con un uomo che dalla mattina alla sera fa di quei valori una ragione di vita, è chiaro che quei valori ti appartengono. Marina, Piersilvio, Barbara, Eleonora, Luigi: sono tutte persone che hanno respirato a pieni polmoni “l’essere” di Silvio Berlusconi e l’hanno fatto loro. Quindi non si tratta di automatismi ma, casomai, di un normale avvicinamento a quello che è stato per il padre un obiettivo di vita».
Forza Italia vive il suo momento più delicato. Eppure mai come adesso il suo è strategico per tutto il centrodestra: siete i referenti ufficiali del Ppe. Pronti a battezzare il modello italiano in Europa?
«In Europa bisogna che questo centrodestra riesca il più possibile a parlare con voce univoca. Attualmente è una fase di tattica. Quando entreremo nella fase strategica sarà tutto chiaro. E sarà chiaro ciò che Forza Italia continua a dire all’interno del Ppe: la necessità di un’alleanza con i Conservatori che faccia giustizia di alleanze spurie come quella che abbiamo dovuto fare con la cosiddetta “maggioranza Ursula”».