Qualcosa si sta inceppando nell’ingranaggio tra grande stampa autorevole e nobile politica progressista che regge le fila della narrazione del Paese da decenni e che finora aveva sempre funzionato come un orologio svizzero, condizionando la vita dei governi e garantendo al Pd di accedere al potere anche senza pieno mandato popolare. Andava più o meno così: si trovava un tema sensibile, si cominciava a sparare a zero contro il centrodestra, alternativamente raccontato come incapace, truffaldino o incompetente in materia, poi con un sapiente racconto si drammatizzava la situazione, quindi si invitava alla rivolta civile, ribattezzata resistenza per nobilitarla e si mandava a casa il governo nemico, dopo averlo destabilizzato a suon di balle e attacchi infamanti.
Sarà perché la Meloni è fortunata, sarà perché i suoi avversari a questo giro hanno poca fantasia, oppure sono scarsi di loro, ma la tecnica stavolta non sta dando gli effetti sperati. Ogni giorno, anziché il governo, cade uno dei muri di balle costruiti per affossarlo. Ieri è stata la volta dei soldi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che secondo la sinistra non sarebbero dovuti arrivare, perché il governo non era in grado di presentare dei progetti convincenti e perché l’Italia si ostinava a non firmare, unica nella Ue, il Mes, meccanismo economico di stabilità fatto apposta per destabilizzare chi vi accede; vedasi la Grecia per chi non ci crede. Ebbene, la fatidica terza tranche è invece giunta; un po’ in ritardo e non tutta, ma questo è dovuto al fatto che, nella fretta, il governo Draghi aveva messo dentro di tutto nel Pnrr e questo esecutivo si è preso del tempo per scremare ciò che serve da ciò che costa e basta. Comunque, anche il denaro che manca arriverà, così come quello della quarta tranche.
NARRAZIONE
Solo 24 ore prima era evaporata la narrazione di un’Italia disumana e inetta, che per vili interessi di bottega abbandonava al suo destino l’egiziano Zaki, condannato dal regime di Al Sisi per propaganda antigovernativa e che, secondo la sinistra, la Meloni aveva il dovere di liberare in quanto il ragazzo aveva studiato un anno a Bologna. La premier era accusata di essersi venduta il giovane, pensando più alla bolletta del gas degli italiani che a ripristinare la democrazia sotto le Piramidi. Ebbene, da ieri alle 12 Zaki è libero e, tra gli altri, ha pure ringraziato il nostro esecutivo. I sinistri, anziché applaudire, adesso sostengono che il caso sia stato una grande arma di distrazione di massa per allontanare l’attenzione dal caso Regeni, per il cui assassino da parte degli sgherri di Al Sisi ora nessuno pretenderà alcunché. Non siamo così raffinati da esprimerci sulla lettura. Diciamo solo che è inedita a posteriori e che, se fosse vera, a cadere nel tranello del Cairo sarebbero stati gli amici di Zaki, in Parlamento e fuori, più di questo governo, che si è limitato a risolvere il caso. E che dire dell’immigrazione?
La Meloni è crocifissa da mesi perché quest’anno gli sbarchi sono già settantamila, quattro volte quelli di due anni fa, quando c’era il Covid, e il doppio rispetto al 2022, quando la guerra non aveva ancora ridotto in miseria l’Africa facendo scoppiare la crisi del grano. È vero, non c’è il blocco navale, cavallo di battaglia elettorale di Fdi, e la pressione dei clandestini in arrivo è in aumento. Però quattro giorni fa l’Italia ha firmato un trattato con la Tunisia che interessa tutto il Nord Africa per il blocco delle partenze e, inedito, lo ha fatto firmare anche dall’Europa, che per la prima volta nella storia è al nostro fianco nella lotta agli arrivi illegali. Accusata per anni di essere una sovranista in contraddizione con se stessa, per l’amicizia con Ungheria e Polonia, da sempre contro la distribuzione degli immigrati, la Meloni ha promosso un accordo internazionale che ha messo d’accordo tutti. C’è poi il capitolo giustizia. Si è favoleggiato a lungo sui silenzi del presidente Mattarella, spiegando in lungo e in largo che il Quirinale nutriva grandi dubbi sulla riforma del Guardasigilli Nordio. Tra l’altro, non gradiva l’abolizione del reato d’abuso d’ufficio, perché piace all’Europa, anche se in Italia nel 98% dei casi si è risolto in un flop processuale, facendo perdere al sistema e ai perseguitati tempo e denaro. Forse incurante delle ricostruzioni giornalistiche tendenziose, il Colle mercoledì ha firmato la riforma, senza rispedirla al Parlamento; ma c’è chi non demorde e sostiene che questo è avvenuto perché la maggioranza in Senato modificherà la legge nel senso ipotizzato dai silenzi quirinalizi. Ci fermiamo qui per ragioni di spazio, ma il senso è chiaro a tutti.
Il bilancio delle devastanti inondazioni causate dalla tempesta che ha colpito il Texas centrale sale ad almeno 51 morti. Ventisette i dispersi.Il dato ufficiale fornito dalle autorità parla ancora di 43 vittime ed è probabile aumenti nella zona più colpita della contea di Kerr. Sempre le autorità sabato in una conferenza stampa hanno dichiarato che 15 delle vittime erano bambini. Il governatore Greg Abbott ha promesso che le squadre avrebbero lavorato 24 ore su 24 per soccorrere e recuperare le vittime. Ancora da ufficializzare il numero delle persone disperse, a parte 27 bambine che si trovavano in un campo estivo femminile.