La statua di Indro Montanelli nei Giardini pubblici di Milano è ormai lo sfogatoio di qualunque fondamentalismo contemporaneo, come il corpo del giornalista fu l’obiettivo della violenza brigatista, che ci conficcò dentro quattro proiettili. Certo, nel frattempo si è transitati dalla tragedia alla farsa, dal Terrore in nome della distopia comunista alle boiate in nome dello stupidario politicamente corretto. Prima furono le femministe e gli attivisti Lgbt, ieri sono stati questi mattoidi di Extinction Rebellion, «movimento nonviolento internazionale che usa la disobbedienza civile per fermare la sesta estinzione di massa». La quinta avvenne circa 65 milioni di anni fa e coinvolse i dinosauri, stavolta toccherebbe al genere umano, e visto certi gruppi ambientalisti forse non sarebbe un gran danno.
In ogni caso, gli ecocretini hanno festeggiato l’anniversario della morte di Montanelli a modo loro: ricoprendone interamente il monumento di nastro giallo e nero. Vicino sono stati incollati dei poster con scritto «Area pericolosa per la salute umana- Crisi climatica ed ecologica» (pare una burla situazionista, un frullato impazzito tra Guy Debord e Greta).
AREA PERICOLOSA!
«L’area del parco» spiegano questi ennesimi vandalizzatori «così come l’intera Pianura Padana, viene definita pericolosa per la salute umana dalla comunità scientifica». Detto che per questi talebani green la “comunità scientifica” è più o meno una setta apocalittica intenta ad annunciare la fine del mondo, la domanda che si fa chiunque non abbia condannato all’estinzione i propri neuroni suona: anche fosse, che diavolo c’azzecca il totem del giornalismo patrio? Ecco qua: «Indro Montanelli, che non ha mai rinnegato il razzismo e la violenza di genere del progetto coloniale italiano- non è vero, semplicemente era un uomo nato nel 1909 che non si esprimeva come la Boldrini, si chiama storicizzazione, ma non vorremmo annoiare i ribelli con nozioni inutilmente difficili a un passo dall’estinzione, ndr- è il simbolo di un passato, ma anche di un presente, costruito sul mito della crescita infinita, dello sfruttamento di territori, persone e risorse».
Da qui in poi, avvertiamo il lettore, è tutto un nostro tentativo di districarci nella pseudologica degli ecoteppisti, perciò chiediamo comprensione. Par di capire che Montanelli rappresenti il capitalismo, la Rivoluzione Industriale, forse perfino l’invenzione del motore a scoppio, senz’altro i maledetti combustibili fossili che hanno spalancato all’umanità un’era di benessere mai vista prima. E tutte queste cose, per i figli di papà assillati dall’estinzione imminente, sono ovviamente altrettanti disvalori. «Per questo» chiariscono, ma è un verbo antifrastico «abbiamo scelto questo monumento, per denunciare la miopia del governo italiano e regionale rispetto alla crisi ecoclimatica».
Sì, ce n’è anche per la giunta Fontana, è un attimo passare dal colonialismo del primo ’900 alla propaganda del 2023: «Chi governa la Lombardia ha più volte dichiarato che i limiti all’inquinamento dell’aria proposti dall’Ue provocherebbero un danno economico» (insieme a pressoché qualunque associazione di categoria, ma saranno tutti fascisti non estinti). Ergo, «le morti e le gravi patologie dovute all’inquinamento non interessano al presidente Fontana, ed i bambini, da soli, non possono proteggersi».
Niente paura, ai vostri figli pensano loro, imbrattando monumenti e dandosi di gomito su Instagram. Tra l’altro, spulciando sul sito di Extinction Rebellion, si legge: «Chiediamo la creazione di assemblee dei cittadini che siano adatte a questo nuovo cambiamento di regime. Si tratta di rivoluzionare l’approccio alla gestione della vita collettiva che superi i fallimenti della democrazia rappresentativa. Mancando il tempo di sostituire direttamente i governi e parlamenti, si propone l’affiancamento». Insomma, un Soviet gentile, che “affianca”, non più per liberare il proletariato, ma per farci diventare tutti proletari a emissioni zero. La definizione corretta l’ha usata in serata lo stesso Fontana: «Buffonata».