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Ecoteppisti, lo sfregio in Vaticano: "Cosa pensavamo del Papa"

di Alessandro Gonzato venerdì 26 maggio 2023

3' di lettura

Invocano l’enciclica Laudato si’, gli eco-vandali, per chiedere la grazia al Papa: hanno rovinato la statua del Laocoonte, nei Musei Vaticani, ora rischiano una condanna, e s’appellano a Bergoglio, che nella sua lettera del 2015 alle Chiese tratta di ambiente ed ecologia, ma non di imbrattatori seriali. Citano il Laudato si’, quelli di Ultima Generazione, che per argomentazioni e gesti sembrano più all’Ultimo Stadio e dovrebbero discettare sulla Fenomenologia dei Gretini, opera autobiografica, altro che testi religiosi. Ester Goffi, 26 anni, ha scritto al Santo Padre assieme a Guido Viero, che di anni ne ha 62 e con lui lo scorso agosto si è incollata alla scultura che raffigura il sacerdote troiano e i figli assaliti da serpenti marini: «Speravamo», riportiamo l’Ester testuale, «dato l’enciclica che ha scritto comunque anni fa, Laudato si’, avesse un attimo di sensibilità verso l’ambiente, e invece nessuna risposta, anzi i Musei si sono fatti parte civile per il processo». Insomma, si appellano al Papa e allo stesso tempo lo accusano. Siamo al “massimo del minimo”, titolo che suggeriamo per un altro trattato.

MALEDETTA LEGGE
Aggiunge, il 62enne Viero: «È stato scritto al Papa non per chiedere scusa ma per spiegare le motivazioni. Chiedevamo di poter avere un annullamento di questo processo». Eccone un’altra, e che altra, Bjork Ruggeri, 21enne tra i protagonisti di Ultima Generazione che tra gli altri a curriculum ha l’imbrattamento del “Seminatore” di Van Gogh, a Roma, sempre per combattere i cambiamenti climatici: «Non ci hanno nemmeno fatto utilizzare i nostri avvocati, essendo territorio del Vaticano... Vogliono far ripagare i danni, parlano di cifre assurde, come 15mila euro». Anche le leggi vaticane, come quelle italiane, vanno cambiate, secondo loro.

Gli eco-imbrattatori parlano in un servizio trasmesso da L’Aria che tira, su La7. Sono a processo per danneggiamento aggravato perché la colla con cui si sono appiccicati alla scultura era “tenace e corrosiva”, così ha dichiarato il responsabile del restauro, Guy Devereux, il quale è dovuto intervenire sul basamento. «Nei punti dell’incollaggio la superficie marmorea era macchiata, sbiancata e corrosa». Quindi «è stata ritoccata per rendere uniforme il colore». Un danno permanente «mascherato da un intervento pittorico», ha spiegato il restauratore. I gretini hanno compiuto uno scempio contro l’arte e la storia ma non vogliono pagare e tirano per la veste il Papa il quale ieri mattina ha lanciato sì «un appello a stare a fianco delle vittime dell’ingiustizia ambientale e climatica, e a porre fine a questa insensata guerra al creato» ma to’, niente indulgenza plenaria agli eco-imbrattatori.

CHE INGIUSTIZIA
È di nuovo il turno di Ester: «Ci minacciano di mille euro di multa a testa per danni lievi a un basamento di supporto a un’opera d’arte, e da un mese a tre annidi carcere, oltre a imputarci le spese di restauro per un lieve scolorimento del marmo». Parla un altro attivista sulla trentina: «Non indietreggeremo di fronte a queste minacce». Tutto intorno cartelli con la scritta “Stop alle leggi che criminalizzano i manifestanti pacifici». Intanto la polizia tedesca ha scoperto che in Germania Ultima Generazione pensava di sabotare l’oleodotto che collega Ingolstadt a Trieste. Sono sette gli indagati, pacifici s’intende. Attenzione: nello studio de La7, ospite di Myrta Merlino, c’è Miriam Falco, ormai video-star imbellettata, la quale «prima di tutto», declama, «ci tengo a sottolineare che noi teniamo tantissimo all’arte, infatti se andiamo a vedere, al museo Tramonti di Faenza 1.300 opere sono state sommerse, tra tele e ceramiche». D’accordo. Poi la Merlino si collega col comune trevigiano di Crocetta del Montello dove la Regione Veneto vuole realizzare altre vasche di laminazione per scongiurare future esondazioni del Piave, e la Falco se ne esce così: «Stanno approfittando dell’alluvione per fare i loro porci comodi, perché fino adesso non c’era il problema del Piave». Non ci pare un pensiero da volpe.

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