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Sanchez, il modello socialista ha i mesi contati: cosa accadrà in Europa

di Antonio Rapisarda martedì 25 luglio 2023

3' di lettura

Ma quale «arretramento». O – peggio – «implosione» del centrodestra “modello italiano”. In casa Fratelli d’Italia, dati alla mano, il voto spagnolo dimostra plasticamente tutt’altro: «L’avanzamento del progetto conservatore. È una tendenza oggettiva». A leggere i commenti degli esponenti di centrosinistra, sembrerebbe che sulle Politiche iberiche si sia infranta “l’onda” della destra chiamata a rinnovare l’agenda della prossima Commissione Ue. La realtà invece qual è? Che a dispetto di certa narrazione, anche da qui sono giunte buone notizie per Giorgia Meloni. Il primo dato empirico, ad esempio, dice che il centrodestra, ossia la somma fra Partido Popular e Vox, è cresciuto: dal 35% del 2019, al 45% del 2023. Con gli alleati di Vox – che secondo la vulgata dovevano rappresentare una meteora o subire l’effetto prosciugamento da parte del Pp – confermati come terza forza della Nazione. Altro che onda sugli scogli.

Quello politico, poi, evidenzia come il premier socialista Sanchez ha perso maggioranza e primato: sia come partito sia in coalizione con Sumar. Morale? «La sinistra, nonostante i numeri, cerca di far passare l’idea che ci sia stato una sorta di capovolgimento della tendenza politica: ma questa è una falsità a tutti gli effetti». A spiegarlo a Libero è il copresidente del gruppo Ecr-FdI Nicola Procaccini per il quale la verità, da un lato, «è che è caduto anche il governo più a sinistra che c’era in Europa», mentre dall’altro il «sentimento politico» emerso dalle urne in Spagna è in perfetta continuità con ciò che è avvenuto in Grecia, Finlandia e Svezia. E prima ancora, con tutto il peso specifico, in Italia.

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IL BILANCIO
A guadagnare ulteriore terreno, anche nella quarta economia Ue, è l’agenda politica del centrodestra. Certo, sono mancati 6 seggi a Feijóo ed Abascal per ottenere la maggioranza assoluta e conquistare la Moncloa «ma alla tornata precedente – osserva l’eurodeputato – ne mancavano 40...». È chiaro che sarebbe stato il massimo “bissare” subito in chiave nazionale ciò che è emerso a livello amministrativo – dove Pp e Vox, poche settimane fa, hanno sbancato – ma per i dirigenti meloniani il processo di formazione dell’alleanza va avanti: «A volta accelera, a volte no, ma è in cammino». Anzi, proprio la trovata di Sanchez del voto anticipato è stata mirata ad impedire all’alleanza regionale delle due “destre” di dimostrare la loro buona amministrazione. Quest’ultima, ne sono certi in casa FdI, sarà il viatico «per un consolidamento della coalizione in vista delle probabili nuove elezioni nazionali». A una precisa condizione per Procaccini: «A patto che siano uniti». Come avviene da trent’anni in Italia. Se c’è stato un errore infatti, da parte dei Popolari di Feijóo, è stato proprio questo: non aver parlato esplicitamente di alleanza. Ad osservarlo, sempre da FdI, Vincenzo Sofo per il quale il ritorno verso i temi di destra «ha fatto ovviamente risalire il consenso dei Popolari che tuttavia, invece di fare una campagna da coalizione, hanno preferito smarcarsi dalla destra identitaria escludendone l'ipotesi per puntare sulla retorica del voto utile contro i socialisti». Il risultato, su questo versante, non ha dato poi ifrutti sperati. Di qui l’appello anche del capodelegazione a Bruxelles Carlo Fidanza: «Ci auguriamo che, nel caso probabile di nuove elezioni, nel centrodestra prevalga una logica di blocco e non una dannosa campagna per il “voto utile”, che non ha portato seggi in più ai popolari ma ha indebolito il blocco alternativo alla sinistra». Lezione da imparare ma che non impatterà – assicura ancora Fidanza – sulla prospettiva delle Europee: «La sinistra dice anche che il progetto di un centrodestra europeo sul modello Meloni esce sconfitto dal voto di domenica, ma basta una normale calcolatrice per verificare che, proiettando i voti alle prossime elezioni europee, Vox raddoppierebbe i seggi a Strasburgo e i Popolari di più di un terzo».

TELEFONATA A SANTIAGO
Nuovi rinforzi, dunque, per le rispettive famiglie: dei Conservatori e del Ppe. Che si andranno ad aggiungere a quella maggioranza di centrodestra – che include spezzoni di Liberali e di Identitari – che si è si è formata de facto contro le misure più radicali del “Green deal” del commissario Frans Timmermans. A dimostrazione della solidità dei rapporti fra FdI e Vox è giunta poi la notizia della telefonata tra Giorgia Meloni e Santiago Abascal. Al centro il commento dei risultati delle urne. Una lunga e cordiale chiacchierata «in quanto amici», spiegano fonti qualificate, ma anche per il ruolo che la premier ricopre «come presidente dei Conservatori europei a cui Vox appartiene». 

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