L'obiettivo è ambizioso ma non impossibile: approvare la legge che reintroduce l’elezione diretta delle Province in tempo utile per accorparla con le europee, che dovrebbero tenersi attorno al 9 giugno dell’anno prossimo. Certo, per riuscirci da settembre bisognerà fare una corsa contro il tempo, ma sarebbe- per dirla con le parole di Salvini «un segnale di efficienza». A tornare sull’argomento Province è stato ieri il leader della Lega, durante l’incontro con i sindaci della Versilia. «Mi chiedono di reintrodurle. Io da segretario della Lega ne sono straconvinto. Le Province servono per scuole e strade ed è una battaglia che spero di portare al successo. Bisogna tornare all’elezione diretta - aggiunge Salvini- con le competenze, la scelta diretta dei cittadini e i soldi, perché altrimenti strade provinciali e scuole superiori non hanno manutenzione».
SCELTA RAGIONEVOLE - Salvini non ha tutti torti. Del resto l’abolizione delle Province - prevista dalla legge Delrio del 2014 - ha fatto la stessa fine dell’abolizione della povertà ad opera dei Cinquestelle: invece di migliorare la situazione l’ha peggiorata. Infatti la solita applicazione parziale di quella legge ha portato non alla cancellazione bensì al ridimensionamento dell’Ente, che è rimasto in funzione con meno personale e con l’elezione indiretta - cioè ad opera di sindaci e consiglieri comunali - dei suoi organi. In questo modo lo Stato non ha risparmiato un euro, ma in compenso ha notevolmente peggiorato il servizio per quel che riguarda le strade provinciali e le scuole superiori. Un bel pasticcio targato Centrosinistra.
Al quale ora si tenta di porre rimedio. Al Senato c’è già un disegno di legge che la prima Commissione ha approvato a maggioranza. A frenarlo, più che minime divergenze interne alla maggioranza sulla formula dell’elezione dei Consigli provinciali, ci sono motivi finanziari legati alle risorse da dare alle nuove Province. A dividere maggioranza e parte dell’opposizione - il Pd ha presentato una sua legge per la reintroduzione delle Province, mentre il Movimento Cinquestelle è totalmente contrario- c’è anche la legge elettorale, o meglio, la soglia del 40% che il disegno di legge mette quale limite da raggiungere per non andare al ballottaggio. La paura del Partito democratico è che una volta votato l’abbassamento del quorum per vincere subito, esso possa essere esteso anche nella legge elettorale che regola l’elezione dei sindaci. E si sa che, ultime tornate a parte, le uniche vittorie della sinistra nei Comuni sono arrivate grazie al ballottaggio e al fatto che l’elettorato di Centrodestra sembra restio a votare due volte in quindici giorni.
I TEMPI DELLA SFIDA - Ad ogni modo la sfida resta quella di fare in tempo per tornare a votare con l’elezione diretta le Province accorpando questa tornata con quella delle Europee. L’inghippo potrebbe essere il tempo che il ministero degli Interni dovrà impiegare per ridisegnare i collegi elettorali. L’accelerazione decisiva, invece, potrebbe arrivare a settembre, quando la maggioranza si troverà a stilare il calendario delle riforme. Con la Lega che sembra aprire al premierato, si potrebbe sbloccare la posizione di Fratelli d’Italia che fin qui ha un po’ frenato sia sull’autonomia sia sulla legge elettorale per le province.