Momento di dura introspezione per lo scrittore Roberto Saviano a Che Tempo Che Fa, il salotto di Fabio Fazio di infotainment del Nove. Saviano è stato ospite del programma per la presentazione del suo nuovo libro, accompagnato da uno spettacolo teatrale, che s’intitola L’amore mio non muore.
Lo scrittore ha ripercorso le tappe della sua vita, soprattutto dal momento in cui nel 2006 ha pubblicato il suo primo libro, Gomorra, letto in tutto il mondo e che gli ha dato sì il successo, ma anche una seconda parte di vita sotto scorta (dal 13 ottobre 2006, ndr) e per la quale oggi sente tutto il peso sulle spalle: “Hai la sensazione di aver sprecato la vita”.
Fazio, allora, prova a ricordargli l’affetto di tutti nei suoi confronti: “Sei amato da tantissime persone, sei seguito da milioni di lettori nel mondo, hai ispirato tantissimi ragazzi, tantissimi giovani… cos'è che non vedi?”. Saviano, allora, comincia un monologo in cui mostra un animo appesantito e sfiancato dalla clausura: “È il vedere la propria figura in una sorta di immagine fissa: attaccarti, essere bersaglio, diventare simbolo. Di fatto impedisce la possibilità di libertà. Io ho patito molto anche per le conseguenze che la mia famiglia ha dovuto subire per le mie scelte e anche questo costante massacro che ormai viene considerato ordinario. Non riguarda solo me sia chiaro, chiunque si espone, chiunque prende posizione, chiunque sa che sarà critico verso il potere paga un prezzo che un artista, uno scrittore non dovrebbe pagare mai. La libertà di poter scrivere, la differenza tra democrazia e regime è questa. Poter avere una posizione e non pagarne le conseguenze, questa è la democrazia".
"Nei regimi invece – continua un affranto Saviano - quando tu hai una posizione politica ne paghi le conseguenze, sul lavoro, sulla libertà di espressione. Ti portano in tribunale. Sprecare la vita significa aver speso gran parte della tua vita in un'immagine, in un ruolo: o sei quello o non sei, su cui vieni valutato e giudicato. Qualunque scelta tu faccia. Se sbagli stai compromettendo gli impegni della tua vita”.
Quindi, lo scrittore napoletano spiega il ruolo dello scrittore: “Essere costretto ad avere una reputazione è un orrore per un artista. Uno scrittore non deve avere reputazione. Invece dossier, macchina del fango, continua attenzione, tentativi costanti di discredito. Chi non ha reputazione vince, perché la reputazione è ciò che gli altri pensano di te, l'onore invece è ciò che tu pensi di te stesso. Nel momento in cui ce l'hai te la distruggono e non hai possibilità di uscirne, anche se vivi nel modo più disciplinato. Vince chi non ha reputazione”.
Saviano, andando a chiudere il suo intervento, allarga il quadro e attacca Salvini: “Nella società conta quanto sei virale, non la qualità del tuo messaggio. Quanti click hai fatto, questo cambia tutto. Allora pensi di aver sprecato, perché dici ‘quanto altro si poteva fare, quanta altra vita potevo avere invece di essere rinchiuso?’. Quando il governo ti dice ‘la scorta è superflua’, ricordi quando Salvini era ministro dell'interno? Ma se è superflua allora perché vivo così da vent'anni quasi, perché la mia famiglia vive così? Il processo contro i boss che mi hanno minacciato dura da 16 anni, quanto avrei fatto meglio a cambiare? E non l'ho fatto per mia responsabilità, nessuno mi ha obbligato, è la mia ambizione, perché io ho creduto che con le mie parole potevo cambiare le cose, ci ho creduto fino in fondo e alla fine il risultato è che ora mi prendono e mi chiudono in una stanza. Appena io ti lascio, appena io ti lascio io sono chiuso in una stanza. Non è responsabilità di nessuno, è mia, sono io ad aver voluto fare questa battaglia, sono io – conclude Saviano - che mi sono distrutto la vita, quindi non dò la colpa a nessuno, solo che sto cercando di metterla in ordine per trovare una soluzione”.
"La responsabilità non è di nessuno. Sono io che ho voluto fare questa battaglia, sono io che mi sono distrutto la vita, quindi non do la colpa a nessuno. Solo che sto cercando di metterla in ordine per cercare una soluzione."
— Che Tempo Che Fa (@chetempochefa) May 4, 2025
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