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Vittorio Feltri, chi è davvero il generale Vannacci: "Perché bisogna lasciarlo parlare"

di Vittorio Feltri sabato 19 agosto 2023

4' di lettura

Il generale Roberto Vannacci, 54 anni, rappresenta il classico servitore dello Stato. Ligio al dovere, animato dal senso del rigore, amante della disciplina, attento alle regole, pronto a sacrificarsi per la patria, cui ha giurato fedeltà, Vannacci è stato comandante della Task Force 45 nel corso della guerra in Afghanistan e ha guidato anche il contingente italiano nella guerra civile in Iraq. È stato altresì comandante del 9° Reggimento d’Assalto Paracadutisti “Folgore” e le sue imprese nell’esercito italiano non si contano neppure. Un curriculum, il suo, di tutto rispetto. Il rischio non lo intimorisce, anzi, è probabile che lo solletichi.

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Passato indenne a battaglie sanguinose, Roberto Vannacci non immaginava nemmeno che avrebbe egli stesso scatenato un conflitto dal quale è uscito con le ossa triturate: è stato destituito. Egli ha avuto l’ardire di dichiarare battaglia al politicamente corretto. Qualcosa che qualsiasi individuo munito di un minimo di buonsenso non avrebbe osato compiere. Con questo non intendo di sicuro essere tanto insolente da insinuare che al generale l’intelletto manchi. Il problema è che in lui predomina evidentemente il coraggio, in quanto – si sa – il politicamente corretto gode di uno stuolo importante di difensori accaniti, sia a sinistra che oramai anche a destra, a livello globale. Roberto Vannacci, dopo tante imprese, ha pensato un bel giorno di cimentarsi in un’attività mai esplorata prima: ha scritto un libro, “Il mondo al contrario”, e lo ha dato alle stampe, peraltro in piena autonomia, pubblicandolo da solo su Amazon, dove rapidamente il volume è diventato il libro più acquistato. Adesso i maligni commenterebbero: “Certo che lo ha pubblicato in autonomia, chi altri avrebbe mai messo in commercio quella schifezza? Nessun editore serio lo farebbe”. Invece qui i maligni si sbaglierebbero, dal momento che qualsiasi editore, semmai, in vista di un tale guadagno, avrebbe stampato l’opera del generale, il quale ha sollevato un polverone, ma cosa dico? -, di più, è come se avesse sganciato una bomba nucleare sulle teste laccate dei benpensanti.

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Ora contro il generale è insorto persino il ministero della Difesa, insomma la sua stessa famiglia, che ha bollato quali “farneticazioni” le idee messe nero su bianco da Vannacci. Secondo il ministro Guido Crosetto, Vannacci avrebbe «espresso opinioni che screditano l’Esercito, la Difesa, la Costituzione». Crosetto ha aggiunto che «per questo sarà avviato dalla Difesa l’esame disciplinare previsto». Insomma, intendono processare un servitore dello Stato, il quale ha posto in pericolo la sua stessa esistenza per l’Italia, perché questi ha reso pubblici, cosa di cui ha pieno diritto, determinati suoi punti di vista.
Confesso che io stesso, davanti a queste reazioni indignate, mi sono persuaso che Vannacci fosse colpevole di chissà quale crimine, avesse proclamato chissà cosa, danneggiando il Paese e mettendo in pericolo la sicurezza del popolo italiano. Macché! Questo povero cristo ha soltanto scritto cose scontate, addirittura banalissime, cose che tutti, o quasi tutti, pensiamo ma che oramai è vietato dire.

A proposito di Paola Egonu, ad esempio, la campionessa di pallavolo che ritiene che gli italiani siano razzisti e che in Italia per questo non si viva bene, Vannacci scrive: «Paola Egonu è italiana di cittadinanza, ma è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità». Vi prego, fatemi capire, cosa vi sia di sconvolgente in queste due considerazioni: «Paola Egonu è italiana di cittadinanza», realtà questa inconfutabile; «i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità», realtà quest’altra altrettanto inconfutabile. Insomma, la stessa Egonu potrebbe credere che Vannacci stia dicendo falsità, o che l’abbia diffamata, o che stia delirando? Il generale è reo di vergare il vero, tuttavia questa non è una colpa e non è nemmeno un delitto. Quindi per quale ragione lo stiamo perseguitando? Il suo libro può piacere. E può anche non piacere. Ma non si può stroncare la carriera di un uomo perbene in quanto ha esercitato semplicemente il suo diritto inviolabile di pensiero, di parola, di espressione. Ecco perché vorrei fare notare al nostro Crosetto che a screditare la Costituzione non è mica Vannacci. A screditare la Costituzione sono quanti ogni volta, puntualmente, davanti alla verità si stracciano le vesti solo perché essa non corrisponde ad una certa visione considerata valida, sono quanti difendono la libertà di pensiero ma soltanto di quelli che la pensano come loro, è un po’ “la libertà di pensiero unico”, sono quanti si dicono pronti a morire per la libertà di opinione altrui e poi redarguiscono e condannano a morte chi la estrinseca, sono quanti si definiscono “liberali” e poi l’unica libertà che conta è quella di conformarsi, pena la censura. Concludo specificando che ammiro il generale quando puntualizza che, nonostante il libro gli abbia pregiudicato la carriera, non farebbe alcun passo indietro, dato che è stato destituito «per una giusta causa, la libertà di espressione». Abbiamo bisogno di gente così. Con carattere e valori.

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