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Vittorio Feltri inchioda Tiziana Ferrario: "Il Rolex e la colpa di essere ricchi"

di Vittorio Feltri giovedì 7 settembre 2023

4' di lettura

L’ipocrisia della sinistra comporta anche questo: si può essere ricchi sfondati purché non lo si mostri. No, non è un codice di eleganza, bensì una morale falsa, tesa a giudicare l’opulenza come qualcosa di turpe, soltanto allorché la ricchezza appartenga agli altri. Quando è la propria, è cosa buona e giusta. La giornalista della Rai Tiziana Ferrario si è espressa su Twitter riguardo la disavventura capitata al pilota della Ferrari Carlos Sainz, il quale, la sera del 3 settembre, è stato derubato del suo orologio, dal valore di mezzo milione di euro, nei pressi dell’hotel Armani, a Milano, da una banda di immigrati di nazionalità marocchina. Un inciso: Sainz è miracolosamente riuscito a recuperare il maltolto rincorrendo i ladri sulle sue proprie gambe ma alla velocità di una Rossa. Per Ferrario non è finita lì. Ella ha avvertito l’esigenza di dire la sua e non sul livello di insicurezza che ormai percepiamo tutti quanti nella città gestita dal sindaco Beppe Sala, né sul fatto che sono aumentati furti e rapine da parte di extracomunitari. Niente di tutto questo.

La giornalista ha preso di mira la vittima del reato, ossia Carlos Sainz, colpevole di andarsene in giro con un orologio di pregio, anzi reo di averlo acquistato, spudorato e svergognato com’è. Non ci sarebbe mai passato per la testa di mettere sul banco degli imputati la persona che subisce un danno, un crimine, invece Ferrario lo ritiene opportuno e si stupisce di come un individuo possa uscire di casa con un gioiello di tale valore senza provare alcun imbarazzo.

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DELINQUENTI - Insomma, non sono i delinquenti, secondo la giornalista, a doversi vergognare, bensì coloro che onestamente si guadagnano da vivere e che si concedono qualche frivolezza, o qualche piacere, che possono permettersi con i loro stessi quattrini e senza ledere il prossimo. Occorre spiegare alla cronista che il pilota non ha compiuto alcun delitto per potere comprare quell’orologio, non ha rubato, non ha frodato, non ha ucciso, non ha sfilato l’oggetto dal polso di qualcuno che passeggiava in centro.

Egli, semplicemente, essendo capace di ricavare profitti importanti mediante il suo mestiere, che non è disonesto né vale meno di quello di un volto televisivo, dispone delle risorse economiche per potersi concedere determinati valori. Il pilota è da ammirare per tale capacità, non da disprezzare. Semmai andrebbero disprezzati i delinquenti o quanti, pur potendo lavorare, si girano i pollici e campano sulle spalle altrui. Ferrario ha applicato a Sainz l’inaccettabile paradigma della minigonna: «Se indossi la minigonna e vieni violentata, te la sei andata a cercare, vergognati».

Eppure una donna è libera di indossare ciò che le pare, come Sainz è libero di portare un orologio da 500 mila euro e pure di acquisirlo.

A dovere avvertire disagio semmai deve essere la signora del video per le sue affermazioni, che ha in seguito cancellato da Twitter, per poi ripensarci ancora e tentare di spiegarsi, peggiorando di molto la già penosa figura. La giornalista, arrampicandosi sugli specchi, ha cercato di fare passare il suo ragionamento bizzarro come un concetto di giustizia sociale.

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A chi le ha fatto notare che uscire di casa con un gioiello addosso non debba suscitare imbarazzo, non trattandosi di un crimine, ella ha risposto: «Non si gira con un orologio da 500 mila euro al polso. È questione di etica», e ancora «capisco che non ve ne freghi niente delle disuguaglianze nel nostro Paese e nel mondo. Siete dalla parte di chi ostenta ricchezza e oggetti costosi. La discrezione, il basso profilo, il buon gusto li ritenete fuori moda, ma soprattutto non sapete cosa siano. Conta apparire, mostrare, esibire. La povertà vi fa schifo, siete per la ricchezza». 

L’ETICA - In effetti, la miseria fa schifo pure a me, come a chiunque, sono anche io di quel club, ma sono convinto che faccia schifo anche alla giornalista che ci fa dotte e non richieste lezioni di moralità. Sono sicuro che pure lei preferisca essere ricca piuttosto che povera. Del resto, possedere un nutrito conto in banca non è una colpa, piuttosto lo considero un merito, quando ciò è frutto del proprio lavoro, è evidente. Si dia il caso che i calvinisti, ad esempio, lo reputassero indice di elezione da parte del Signore. E non è un crimine neppure decidere come spendere i propri denari. Gradiremmo tutti farlo senza che Ferrario ci metta il becco deplorando le nostre preferenze, commiserandoci, invitandoci a vergognarcene. La maestra di eleganza, che incita alla sobrietà, trascura che si può indossare un prezioso solo per il gusto di farlo e non per ostentare uno status e che talvolta nulla è più signorile del tacere anziché redarguire gli altri per la loro innocente condotta. Ciò che non è etico, cara Ferrario, è rapinare. 

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