Non abbiamo nulla di personale contro il dem Paolo Gentiloni. E come potremmo? Dopo la sua esperienza a Palazzo Chigi, il Pd ha ottenuto il peggior risultato della storia alle Politiche, nel 2018. Da quelle parti però ancora lo difendono, tanto che c’è chi sostiene che le accuse che gli fanno Meloni e Salvini di battersi per l’Europa più che per l’Italia sarebbero in realtà medaglie che il commissario Ue all’Economia dovrebbe appuntarsi al petto, perché dimostrano che ha capito lo spirito di Bruxelles, comunitario anziché sovranista. Ma il punto non è questo. L’Unione non è ancora un’orchestra ma resta un consiglio d’amministrazione dove comandano i più forti e Gentiloni, anziché rappresentare gli azionisti che ce lo hanno mandato, si è messo al servizio dei pesci grossi che gestiscono la baracca piluccando nel piatto degli altri.
CONTO M5S
L’Italia infatti è la nazione più indebitata del gruppo, e grazie al Pnrr di Conte il rosso è aumentato. Con la recessione in mezzo Continente, la situazione dei conti è ancora più preoccupante ma il nostro commissario non fa nulla per fermare le nuove regole di bilancio che ha in mente la Ue, che vorrebbero catalogare gli Stati membri in tre categorie, a seconda del livello di debito. Vada sé che noi finiremmo in serie C, e pertanto soggetti a un pesante controllo dei conti da parte di Bruxelles, con altrettanta incidenza dell’Unione sui nostri piani di riforme. Gentiloni abbozza, si fa scudo con la scusa che, a fare la faccia dura, poi si peggiora la situazione, perché si perdono spazi di mediazione. Però è anche vero che finora la sua opera non ci ha portato quel che volevamo, ovverosia lo scomputo delle spese per la difesa o per la transizione ecologica dal calcolo del deficit.
Il nodo è decisivo perché quella dei conti sbilenchi è l’arma che la Ue sta caricando a pallettoni per tenere in scacco il governo Meloni ora e, soprattutto, all’indomani del voto europeo del 2024, quando i numeri della maggioranza Ursula, quella retta dall’asse popolari -socialisti, dovrebbero assottigliarsi. La caduta dell’ultimo governo Berlusconi, punito perché si opponeva ai diktat di Bruxelles, è la prova che il nostro Paese è ricattabile economicamente e l’obiettivo della classe dirigente europea che, in ossequio agli interessi di Berlino e Parigi, non ha mai lavorato per far partire davvero l’Unione, è continuare a tenere sotto minaccia chi governa a Roma. Le nuove norme sul debito servono a farlo meglio. Con numeri risicati infatti, popolari e socialisti puntano a staccare la Meloni e i suoi conservatori dagli altri schieramenti di destra e a spaccare a Bruxelles la maggioranza italiana. La strategia per farlo si compone di blandizie e minacce.
L’ex governatore della Bce, Mario Draghi, l’uomo che ha salvato l’euro, che rischiava di essere ucciso dalla dabbenaggine e dall’avidità franco-tedesca, ha appena scritto sull’Economist che l’Europa non può tornare ai parametri di Maastricht, dei quali i tedeschi e i loro Stati vassalli sentono tanta nostalgia. Gli ha fatto eco l’ex presidente della Commissione, Romano Prodi, che alla Stampa ha dichiarato che quei dogmi contabili sono stupidi, ma ha anche rimproverato il governo di rischiare di scassare i conti, utilizzando gli attacchi a Gentiloni come manovra diversiva.
EMORRAGIA
Nella sua intervista il Professore, l’unico a essere riuscito a unire la sinistra, e per ben due volte anche se per poco, pur non dicendolo chiaramente si dimostra consapevole e preoccupato che l’attuale Pd, a guida Schlein, vada incontro a un’emorragia; e non solo di voti, come ha vaticinato l’ex segretario Zingaretti, ma anche di bandiere ed esponenti di rilievo. Ecco allora la necessità di trovare nuovi equilibri, visto che Elly pare più attratta da Conte e Fratoianni piuttosto che da chi ha sempre tirato le fila della sinistra nostrana. Minacciare la Meloni di farle fare la fine di Berlusconi se non sarà conciliante con le istanze di Bruxelles pare la strategia con la quale il fronte progressista pensa di poter vincere in Europa anche dopo aver perso. Qualcosa ci dice però che a Palazzo Chigi abbiano mangiato la foglia da un pezzo.