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Covid, Filippo Facci: si scatena la nuova ondata di gufi e televirologi

di Filippo Facci domenica 10 settembre 2023

3' di lettura

Anche in punto di morte (nostra) un virologo ci spiegherà che è meglio schiattare con la mascherina, ma siccome stiamo ancora mediamente bene ecco che lo stile «agenzia ansia» aggiunge il Covid all’apprensione mediatica, dunque rieccoli: i virologi, in vibrante attesa di comunicarci se si affaccerà la carismatica variante «Pirola» (che negli Usa «fa sentire come uno zombie») oppure «Eris» o la rassicurante «Fornace».

Libero di ieri ha già fatto un punto realistico (tampone in ospedale per chi ha sintomi, possibilità che i nuovi contagi siano legati a un aumento dei test) ma annotiamo, intanto, che Antonella Viola ha già detto «Niente panico, serve prudenza» che fa l’effetto di quando ne L’aereo più pazzo del mondo un video mostrava incidenti aerei ai passeggeri; la divulgatrice ha scritto che «leggendo i giornali e basandomi sulle domande di chi mi scrive ho la sensazione che siamo nuovamente in una fase di estrema confusione», e questo prima di additare «le affermazioni scientificamente traballanti di alcuni colleghi» o meglio «i titoli acchiappalettori di alcuni giornali», quindi ignorando, morale, che uno dei titoli era lei: sparata in prima pagina sull’ansiogena Stampa di Massimo Giannini, col titolo «Il Covid rialza la testa». La biologa ha scritto di «messaggi contraddittori e informazioni non corrette... sembra che non abbiamo imparato che quando si parla della pandemia la prudenza è d’obbligo». Si è incaricata di incarnare ciò stava denunciando – una forma sacrificale- e però lei sarà stata sicuramente – non abbiamo dubbi - scientificamente inappuntabile e scevra da affermazioni traballanti. Quelle appartengono agli altri. E allora vediamoli.

Alberto Mantovani di Humanitas: «Vacciniamoci contro la stanchezza vaccinale». È un’idea. «Autunno e inverno sono il periodo più critico». Forse lo sapevamo, ma «nessuno di noi sa ancora cosa possiamo aspettarci, perché non abbiamo i dati». Perché parlarne, allora? Perché il Corriere ti telefona. «Raccomandiamo di vaccinare le persone più deboli, le persone immuno-compromesse e le persone anziane». Non le più forti, sane e giovani.

Eccoci a Walter Ricciardi della Cattolica di Roma: «Osi capisce che contrastare virus significa anticiparlo o ci saranno nuove ondate epidemiche». Ha detto che bisogna vaccinarsi. Anche il resto è vagamente scontato, tipo che molti asintomatici vanno «in ufficio, a scuola, nei luoghi affollati, sui mezzi di trasporto». Circolano impuniti per l’Occidente, è tutto vero.
È il turno di Massimo Galli, ex infettivologo al Sacco di Milano (è un ospedale) che dice: col rientro al lavoro e la riapertura delle scuole «l’impennata di contagi è una certezza». Lo dice a chi invece pensava che i casi calassero.

L’altra rivelazione è che è più probabile contagiare nel luogo di lavoro «dove si rimane non per pochi minuti ma per un’intera giornata», e qui forse una soluzione sarebbe restare al lavoro per pochi minuti – Maurizio Landini prenda nota – ma alla competenza tecnica si aggiunge una visione da futurologo: «Ci sarà un aumento delle infezioni, ma non ritengo che non ci sarà un incremento importante di malattie e di decessi».

Calcolando che ora ci sono 21mila casi a settimana, e due anni fa 100mila al giorno, futurologi anche noi. Altri dati a disposizione di Galli: più di 50 milioni di italiani hanno fatto almeno un ciclo vaccinale completo, pur datato, e circa 30 milioni hanno avuto il Covid. «Io sono per la cautela» dice ai giornalisti forse delusi. Si rivolge anche ai nonni, dando notizia che «vettori principali sono i bambini, dunque i nipotini». Le novità da appuntarsi cominciano a farsi cospicue. Anche perché la novità è confermata dal collega infettivologo Giovanni Rezza (ministero della Salute) che avverte su Repubblica: «La fine della pandemia non vuol dire che il Covid non c’è più». No, infatti, vuol dire che ce n’è poco. «Dobbiamo proteggere le persone fragili anche nelle strutture sanitarie» spiega a chi pensava di proteggere le persone robuste in una struttura ferroviaria, perché «c’è una tendenza generale a rimuovere il Covid» anziché pensarci continuamente ogni momento come è avvenuto per tre anni. Sappiate che «l’infezione può far male o non essere una passeggiata». 

Le mascherine? «Non c’è bisogno di metterne di obbligatorie». Altra notizia: potete toglierle. Questo aspettando la notizia insperata: «Il vaccino aggiornato sarà disponibile a breve». Infine il virologo Fabrizio Pregliasco (Università degli Studi di Milano) avverte che i vaccini vanno «raccomandati fortemente» soprattutto per «fragili e anziani», e che «nei giovani e negli adulti sani il virus colpisce meno». Pregliasco teme «la negatività che arriva sempre da no vaxe dubbiosi». Qui ci fermiamo, perché un tal mole di informazioni inedite potrebbe risultare destabilizzante.

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