Le pensioni sono un punto caldo della prossima manovra. Di fatto bisognerà capire quali saranno i paletti sulle rivalutazioni, ma soprattutto quali uscite anticipate verranno "conservate" dal governo per evitare un ritorno netto alla legge Fornero. Come vi abbiamo anticipato in queste settimane l'ipotesi numero uno è che venga confermata Opzione Donna con l'uscita delle lavoratrici a 58 anni con almeno 35 anni di contributi.
Ma non fisce qui. L'esecutivo pensa anche a confermare Quota 103 che è la porta d'uscita con decurtazione dell'assegno in vigore in questo 2023. Anche per il 2024 dovrebbe essere conservata l'opportunità di lasciare il lavoro qualche anno prima della scadenza dei requisiti previsti dalla Fornero a 67 anni. Sul fronte rivalutazioni il governo dovrà decidere se mantenere lo schema del 2023 con una rivalutazione piena fino a quattro volte il minimo oppure dare una stretta anche sulle prime quattro fasce di importo. Ma c'è anche un'altra misura che non va assolutamente sottovalutata allo studio di palazzo Chigi e del Mef.
Si tratta della pensione part-time: in questo caso, di fatto, l'uscita dal mondo del lavoro avverrebbe sempre con i parametri della Fornero ma l'assegno cambierebbe la sua "natura". Spieghiamoci meglio: chi si trova a pochi anni dalla pensione potrebbe scegliere di accedere a un programma che prevede un minore impiego sul fronte del monte ore lavorativo con uno stipendio pagato per metà dall'azienda e per metà dall'Inps. I contributi in questi anni "cuscinetto" verrebbero comunque versati e il lavoratore al raggiungimento dei 67 anni di età non perderebbe nulla sull'assegno come invece avviene con l'uscita anticipata pura di Quota 103. Va detto che la misura al momento è in una fase di studio, ma potrebbe essere un ottimo sistema per favorire il ricambio generazionale e garantire comunque l'assegno pieno in uscita dal lavoro.