Conte oggi vede Grillo; e forse per la prima volta sarà lui a spiegare all’Elevato la linea dei Cinque Stelle. Perché sicuramente l’avvocato ce l’ha più chiara in testa del comico, che già si è lanciato all’inseguimento della sua ex creatura, dichiarando che «Elly non ha visione». Impara in fretta, l’ex premier. Come organizzatore e governante è un disastro, però le sa raccontare grosse, senza vergognarsi neanche un po’; e soprattutto, ha istinto politico e cattiveria, la stessa che gli ha consentito di mandare via la classe dirigente che lo aveva scelto dal nulla e incoronato.
In questo momento Giuseppi, perché come intuì Trump, che così lo ha ribattezzato, i Conte sono due, quello cortese e umano da tv e da comizio e quello spietato e affabulatore da leader, ha sentito l’odore del sangue, se non della carogna. Vede il Pd in difficoltà sotto la guida della Schlein e, co me un pescecane, mostra i denti. Sogna il sorpasso alle Europee di M5S ai danni dei dem. A quel punto tra i progressisti si aprirebbe la resa dei conti, ma a passare alla cassa sarebbe solo l’avvo cato. PUGNALI IN ATTESA Già, perché la classe dirigente ribaltata da ClarabElly alle primarie ne approfitterebbe subito per mettere in discussione la segretaria; pare che anche il suo opportunistico sponsor, Dario Franceschini, nasconda un pugnale sotto la barba. Schlein però è di sinistra dura e pura, si sente investita dal popolo, ha già chiarito che il suo mandato dura quattro anni e non toglierà il disturbo da sola.
Il risultato è che il popolo dem, già abbastanza disgustato, si allontanerà ancora di più. Una nutrita minoranza guarderà a Calenda, Renzi o quant’altri, ma la maggioranza scambierà Conte per la soluzione e, tra i due litiganti, a godere sarà l’avvocato.
Giuseppi è talmente consapevole di questo da essersi precipitato mercoledì a Lampedusa per attaccare il Pd da sinistra, accusando i dem di essere per l’accoglienza indiscriminata. Non ha ancora rivendicato il divieto di sbarco per i clandestini di quanto al Vi minale c’era Salvini e a Palazzo Chigi lui ma, quando il processo per sequestro di persona al leader leghista finirà in soffitta, dove altro non può finire, non è escluso che lo faccia. Unico impedimento al progetto di diventare il leader dell’opposizione e della sinistra, Maurizio Landini, che nutre le medesime ambizioni, ma è un ostacolo che si porrà in seguito. Anche il segretario della Cgil sta scavando la fossa alla Schlein, che non sa più come difendersi e per contrastare il sindacalista ha arruolato perfino Cofferati, che ha ripreso la tessera del Pd, probabilmente sentendo odore di candidature europee. Landini tifa salario misero, non minimo, per poi fare la campagna elettorale contro il centrodestra e il Pd, che non sarà riuscito ad alzare le buste paga dei lavoratori. È spregiudicato e ambizioso, al punto da aver licenziato a tre anni dalla pensione e dopo quaranta di servizio Massimo Gibelli, l’ex portavoce suo e dei suoi predecessori, ai quali evidentemente era rimasto più fedele che al nuovo capo caduto nella guerra a sinistra. E così la sfida alla Meloni sarà a chi promette di sfasciare di più le casse dello Stato. Anche qui Conte, con i 120 miliardi del superbonus e i trenta del reddito di cittadinanza, parte strafavorito.