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Pensioni, più soldi sugli assegni di novembre

di Ignazio Stagno martedì 3 ottobre 2023

3' di lettura

Occhio ai cedolini delle pensioni di novembre. Il governo potrebbe anticipare l’adeguamento all’inflazione e quindi la rivalutazione totale che riguarda l'anno 2022. Cosa significa? Più soldi sul cedolino, aumenti che vanno da un minimo di 50 euro a un massimo di 170 euro. I calcoli sulle rivalutazioni degli assegni che sono scattati a gennaio 2023, sono basati sul tasso di inflazione stimato al 7,3% per il 2022. Ma il tasso provvisorio è salito all’8,1%. E in questi casi le norme prevedono un accredito sui cedolini di questo 0,8% che manca all’appello all’inizio dell’anno successivo del primo accredito, in questo caso il 2024. Ma l’esecutivo ha deciso di anticipare i tempi e dunque di immettere subito, già dal prossimo mese, l’aumento nelle tasche dei pensionati.

Uno 0,8 per cento di mancata rivalutazione corrisponde a un incremento sostanzioso sugli assegni. Infatti l’Inps erogherà la quota comprensiva di arretrati. Gli importi rispetteranno sempre le fasce di rivalutazione fissate dal governo con la legge di bilancio dello scorso anno che prevedono l’adeguamento al 100% per tutti gli assegni fino a quattro volte il minimo Inps fissato a 525 euro mensili, si scende poi all’85% per gli importi tra 2.101 e 2.626, al 53% tra 2.626 e 3.152, al 47% per le pensioni che sono nella fascia tra 3.152 e 4.203 euro, al 37% per i trattamenti tra 4.203 euro e 5.253, fino al 32% per gli importi che superano 5.253 euro. In base a questi calcoli ecco tutti gli aumenti in cantiere per novembre fascia per fascia. Per chi percepisce una pensione minima scatta un aumento di 50 euro. Con 1.000 euro di pensione invece si avrà diritto a 80 euro in più.

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ACCREDITI PER SCAGLIONI
Circa 120 euro invece saranno accreditati per gli assegni da 1.500 euro. Si sale a 160 euro invece per le pensioni da 2.000 euro e a 170 per quelle da 2.500. Da questa fascia in poi scatta invece il “taglio” più consistente della rivalutazione e dunque gli importi degli aumenti saranno più contenuti. Per un assegno da 3.000 euro si avrà un aumento di 120 euro, per una pensione di 3.500 invece un “ritocco” da 130 euro, 150 in più per un assegno da 4.000. Per chi invece ha un trattamento previdenziale di 4.500 euro l’aumento sarà di 130 fino ai 140 per chi ha una pensione da 5.000 euro. Ricordiamo che questo incremento è una tantum. Lo scenario però potrebbe ripetersi anche nel 2024-2025 in base al tasso di inflazione stimato e quello poi effettivo certificato dal Mef.

L’aumento del costo della vita è una variabile che riguarda sia l’importo dei singoli cedolini ma anche il flusso di cassa che il Tesoro deve predisporre per le pensioni. La spesa destinata ai trattamenti previdenziali l’anno prossimo potrebbe crescere di un altro 7,3%, per poi salire di un altro 3% medio annuo nel 2025 e nel 2026, quando arriverà a toccare i 361,24 miliardi. Ed è per questo motivo che l’esecutivo potrebbe rivedere nuovamente gli scaglioni per le rivalutazioni come già fatto lo scorso anno. Un’ipotesi che troverà la sua risposta definitiva solo con la prossima manovra. 

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