Abbiamo scherzato. La maxi inchiesta "Mensa dei poveri", la nuova Tangentopoli lombarda- così la definì Giggino Di Maio, all’epoca vicepremier ed ora rappresentante speciale dell’Unione Europea nel Golfo- è finita con un buco nell’acqua: 50 assolti e 11 condannati, tranne un paio di casi, a pene quanto mai modeste. Era la primavera del 2019, a poco più di due settimane dal voto per il rinnovo del Parlamento europeo, quando la Procura di Milano sferrò un colpo micidiale ai vertici regionali di Forza Italia. A finire in manette furono Pietro Tatarella, consigliere comunale a Palazzo Marino e candidato per gli azzurri nel collegio del Nord-Ovest, e il collega di partito Fabio Altitonante, sottosegretario di Regione Lombardia, suo grande amico e sponsor nella campagna elettorale. L’indagine, condotta dai carabinieri di Monza e dai finanzieri di Varese coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia, portò dietro le sbarre 43 persone fra politici, amministratori pubblici e imprenditori, accusati a vario titolo di “associazione per delinquere aggravata dall’aver favorito un’associazione di tipo mafioso, corruzione e turbata libertà degli incanti, finalizzati alla spartizione e all’aggiudicazione di appalti pubblici false fatturazioni per operazioni inesistenti, auto riciclaggio e abuso d’ufficio".
Complessivamente furono 95 le persone indagate dai magistrati milanesi, che riempirono di cimici e microspie gli uffici regionali ed il ristorante sotto Palazzo Lombardia, dove Tatarella ed Altitonante erano soliti incontrarsi e da quest’ultimi chiamato scherzosamente “mensa dei poveri”. L’indagine, deflagrata a pochi giorni dal voto, si caratterizzò per una quanto mai singolare tempistica. Le condotte contestate ai vari indagati, infatti, sarebbero state commesse nel biennio 2017-2018, e il procedimento sarebbe stato inizialmente aperto dalla Procura di Varese e poi trasmesso per “connessione” a Milano. «Come spesso avviene in Lombardia, politici locali e imprenditori si appoggiano, e a volte sono collusi, con cosche della ’ndrangheta, sul territorio. Il tema è stato affrontato dalla Direzione distrettuale antimafia tante volte. E anche in questo caso emerge una sinergia tra cosche e imprenditori», disse con tono serio l’allora procuratore di Milano Francesco Greco, ora consulente per legalità del sindaco di Roma Roberto Gualtieri (Pd), nella conferenza stampa sull’inchiesta, commentando le quasi 800 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Raffaella Mascarino. «L’indagine - aggiunse Greco - ha fatto emergere due gruppi di affari: uno nella zona di Varese e uno a Milano. Sono spaccati di storie già visti e che la società fa fatica a cambiare, con faccendieri, politici e imprenditori».
Nello specifico, i magistrati ipotizzavano che Tatarella avesse incassato cinquemila euro al mese da una società di servizi, attraverso una «consulenza professionale in realtà mai svolta» e «una serie di utilità tra cui pagamenti di biglietti aerei, di viaggi di piacere, uso di varie autovetture, la disponibilità di una carta di credito American Express». Altitonante, invece, avrebbe ricevuto da un imprenditore «la somma di euro 20mila per fare ottenere il rilascio di un permesso a costruire, relativo a un immobile a Milano sottoposto a vincoli paesaggisti». Nel procedimento compariva anche il presidente della regione Attilio Fontana, “vittima” di un tentativo di corruzione. Ieri, dunque, le assoluzioni, ad iniziare proprio da Tatarella e Altitonante, perché “il fatto non sussiste”. Tra gli assolti anche l’ex patron dei supermercati Tigros, Paolo Orrigoni. II Comune di Milano si era costituito in giudizio solo contro i politici forzisti, ma non contro alcuni suoi dipendenti coinvolti nell’inchiesta. Tatarella, in particolare, appena arrestato si era subito dimesso dalla carica.
Dopo aver trascorso oltre tre mesi di isolamento al regime del carcere duro del 41bis, era tornato in libertà per scadenza dei termini della custodia cautelare. I magistrati scrissero che aveva «tratto dall’esperienza giudiziale sufficiente monito per astenersi, nel futuro, dal commettere altri reati della stessa specie». Ad essere condannata a 4 anni e 2 mesi per corruzione e truffa ai danni dell’Europarlamento in relazione a un contratto per un suo collaboratore per il periodo 2016-2017, è stata invece l’eurodeputata di Forza Italia Lara Comi. «Continuerò a difendermi, parlerò a tempo debito, non commento oltre»: queste le uniche parole rilasciate ai cronisti da Comi, ai cui i giudici hanno anche disposto l’interdizione dai pubblici uffici e l’incapacità di trattare con la pubblica amministrazione per 5 anni con la confisca di 28mila euro.
Il bilancio delle devastanti inondazioni causate dalla tempesta che ha colpito il Texas centrale sale ad almeno 51 morti. Ventisette i dispersi.Il dato ufficiale fornito dalle autorità parla ancora di 43 vittime ed è probabile aumenti nella zona più colpita della contea di Kerr. Sempre le autorità sabato in una conferenza stampa hanno dichiarato che 15 delle vittime erano bambini. Il governatore Greg Abbott ha promesso che le squadre avrebbero lavorato 24 ore su 24 per soccorrere e recuperare le vittime. Ancora da ufficializzare il numero delle persone disperse, a parte 27 bambine che si trovavano in un campo estivo femminile.