CATEGORIE

Banksy, "chi c'è dietro": fine della magia, la sua vera identità?

di Luca Beatrice martedì 10 ottobre 2023

4' di lettura

E ora che sappiamo come si chiama, e adesso che ci è stata rivelata la vera identità, a meno che non si tratti di un ennesimo tentativo di depistaggio, possiamo davvero dirlo: non ce ne importava proprio nulla. Banksy, allora, sarebbe un tal Robin Gunningham, nato a Bristol 53 anni fa, con una faccia assolutamente normale. In seguito a una citazione del tribunale dell’alta corte di Londra per una causa di diffamazione, l’uomo dovrà presto presentarsi davanti ai giudici e finalmente levarsi la maschera.

Nonostante i dubbi permangano, i critici d’arte Stefano Antonelli e Gianluca Marziani, veri esperti dell’opera e curatori di sue diverse mostre anticipano la sentenza: sì, Banksy è proprio Gunningham, lo sapevano da tempo e dunque l’ipotesi è giusta, una teoria peraltro anticipata nel 2008 dal Mail on Sunday che già allora aveva fatto questo nome. Ora lo aspettiamo a viso scoperto in tribunale per verificare se la faccia è davvero la stessa di quella pubblicata a suo tempo, un ragazzo dall’aspetto normale, con la felpa, trasandato e anonimo come tanti. Finisce dunque un mito durato vent’anni, perché nel 2003 Banksy cominciò a far parlare di sé con i primi interventi da Street artista completamente fuori dal sistema e proprio per questo destinato a diventare popolarissimo attraverso un semplice paradosso: nell’epoca dei social e delle immagini condivise in rete, Banksy impone la propria invisibilità. Anche imbattersi nelle opere “vere” è un fatto totalmente incidentale perché bisogna trovarsi proprio quel giorno e quell’ora in quel determinato posto, e dunque sono le foto scattate da chiunque ad aver moltiplicato all’infinito il messaggio rendendolo virale.

Per parecchio tempo si sono susseguite ipotesi di un Banksy alter ego di qualche personaggio importante. Si pensava addirittura fosse Damien Hirst sotto mentite spoglie, oppure Robert del Naja, musicista dei Massive Attack bristoliano pure lui, oppure ancora il misterioso artista svizzero Maitre de Casson, ma si trattava soltanto di leggende metropolitane. Molto più probabile, invece, che dietro il nome Banksy ci fosse una società molto organizzata per la distribuzione di opere e organizzazione di mostre. Lavori pensati come un Andy Warhol del terzo millennio, alcuni parecchio costosi, altri (multipli tirati all’infinito) a buon mercato, esposizioni allestite senza il suo consenso ma neanche vietate, insomma un meccanismo non proprio chiarissimo perché non si è mai capito chi ci fosse dietro a organizzare le numerose mostre in giro per il mondo e sempre piuttosto affollate di multipli e repliche. Tanta popolarità è servita ad accrescerne il mito ma non a farlo entrare nelle grandi collezioni di musei e fondazioni che hanno guardato con un certo snobismo a un’operazione studiata a tavolino.

«Come stai, ti distingui dall’uomo comune», canta Vasco Rossi e ora che identifichiamo il probabile vero Banksy con un tipo assolutamente normale viene a cadere il mistero che regge la fortuna di ogni supereroe. Batman è tale solo quando si mette la maschera e le ali da pipistrello, si confonde con la notte nera e vola su quella fogna di città chiamata Gotham, guida automobili e motociclette di cui possedevamo i modellini fin da piccoli. Quando torna Bruce Wayne, il miliardario filantropo, assetato di giustizia, la storia si fa meno interessante, non vediamo l’ora ritorni nel ruolo del cavaliere oscuro. Per combattere il crimine anche Clark Kent, un bimbo adottato di cui i genitori scoprono le capacità sovrumane, deve indossare il costume di Superman, anche se nella vita normale fa il giornalista (che infatti resta un mestiere “mitico”). C’è un’infanzia derelitta anche nella vicenda di Peter Parker, morso da un ragno radioattivo, ma invece di avvelenarlo lo rende invincibile.

Storie di supereroi che esaltano i ragazzi a partire dall’identità nascosta, fanno innamorare le donne, sono riconosciuti dalla comunità in quanto maschera, non soggetto. Banksy, fino a ieri, è stato l’ultimo affascinante mistero dell’arte contemporanea e da qui in poi sarà davvero difficile produrre altre opere dello stesso impatto firmate Robin Gunningham. Se bisognava trovare un modo per mettere la parola fine alla leggenda è stato scelto il più banale, proprio come piaceva ad Andy Warhol, un semplice avviso di comparizione che non si può eludere, peggio di una multa insomma. Questa faccia normale non toglie nulla alla certezza che Banksy/Robin o chi per lui sia stato l’autore di alcune delle azioni più clamorose nell’arte del terzo millennio, dalla Cisgiordania al triste parco dei divertimenti Dismaland, dal fingersi pittore di strada a inventore di alcune icone del nostro tempo, la ragazza con il palloncino rosso, Kissing Coppers i due poliziotti che si baciano. Il momento più clamoroso resta l’opera aggiudicata in asta per 18,5 milioni di sterline da Sotheby’s nel 2021 e che dopo l’intervento del battitore si è disintegrata davanti al pubblico. Ecco, distruggersi, scomparire quando chiunque vuole esserci, sta qui la genialità di Banksy, infatti speriamo che il nome di Robin sia un fake e che la storia continui, come nei migliori fumetti degli eroi Marvel.

tag
banksy
robin gunningham
street art
stefano antonelli
gianluca marziani
damien hirst
robert del naja

Artivismo Il mistero di Cupydo, protagonista dell’ultra contemporaneo

Altro che arte Canterburby, l'oltraggio: mostra di graffiti in chiesa

La nuova vita del writer Banksy, la street-art diventa un museo

Ti potrebbero interessare

Il mistero di Cupydo, protagonista dell’ultra contemporaneo

Nicoletta Orlandi Posti

Canterburby, l'oltraggio: mostra di graffiti in chiesa

Corrado Ocone

Banksy, la street-art diventa un museo

Daniele Priori

Papa Francesco, Banksy resta in silenzio. Per ora

Nicoletta Orlandi Posti

Texas, i soccorritori alla ricerca dei superstiti dopo le inondazioni: le immagini dei danni

Il bilancio delle devastanti inondazioni causate dalla tempesta che ha colpito il Texas centrale sale ad almeno 51 morti. Ventisette i dispersi.Il dato ufficiale fornito dalle autorità parla ancora di 43 vittime ed è probabile aumenti nella zona più colpita della contea di Kerr. Sempre le autorità sabato in una conferenza stampa hanno dichiarato che 15 delle vittime erano bambini. Il governatore Greg Abbott ha promesso che le squadre avrebbero lavorato 24 ore su 24 per soccorrere e recuperare le vittime. Ancora da ufficializzare il numero delle persone disperse, a parte 27 bambine che si trovavano in un campo estivo femminile.

Marco Bassani: L'europeismo trasformato in un culto neo-marxista

Infuria la polemica su un documento che credo debba essere posto nella giusta luce. È vero che occorre contestual...
Marco Bassani

Patricelli: La verità nascosta dal Pci su chi uccise il Duce

Un cold case da ottanta anni nella ghiacciaia della storia, con un enigma avvolto da un mistero. In attesa che l’e...
Marco Patricelli

Calessi: Bertinotti e Fini, uniti dalla Lega ma separati sulla guerra

Il rosso e il nero a casa della Lega. Sono stati loro, Fausto Bertinotti e Gianfranco Fini, intervistati dal direttore d...
Elisa Calessi