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Marco Patricelli: Israele-Hamas, la civiltà del diritto contro quella dei soprusi

di Marco Patricelli martedì 10 ottobre 2023

4' di lettura

Il mondo civile ha messo nero su bianco il 17 settembre 1979 a New York la Convenzione internazionale contro la presa di ostaggi, in quanto «reato che preoccupa profondamente la comunità internazionale» tanto da stabilire che chiunque «commette un atto di presa d’ostaggi deve essere perseguito o estradato». Il mondo civile, con la Convenzione di Ginevra del 12 agosto 1949, aveva già stabilito che «le persone che non partecipano direttamente alle ostilità, compresi i membri delle forze armate che abbiano deposto le armi e le persone messe fuori combattimento da malattia, ferita, detenzione o qualsiasi altra causa, saranno trattate, in ogni circostanza, con umanità, senza alcuna distinzione di carattere sfavorevole che si riferisca alla razza, al colore, alla religione o alla credenza, al sesso, alla nascita o al censo, o fondata su qualsiasi altro criterio analogo»; sono pertanto vietate «le violenze contro la vita e l’integrità corporale, specialmente l’assassinio in tutte le sue forme, le mutilazioni, i trattamenti crudeli, le torture e i supplizi; la cattura di ostaggi; gli oltraggi alla dignità personale, specialmente i trattamenti umilianti e degradanti». Il mondo civile, appunto.

VIOLENZA ESIBITA

Poi esiste un altro mondo, quello che in questi giorni ci rimanda immagini esibite con orgoglio e rabbia cieca in cui tutto questo è ostentatamente violato: scempio di corpi, esposizione di corpi, violenze sui corpi. Vivi e morti, uomini e donne, militari e civili. Hamas non rispetta la vita e non ha pietà della morte. Ha attaccato gli ebrei durante le feste più sacre di Sukkot e di shabbat: è come se avesse aggredito i cristiani la notte di Natale, con le famiglie riunite davanti al presepe o all’albero.

Non basta vedere cosa è accaduto e cosa accade, purtroppo, per far togliere il paraocchi ideologico che ottenebra una parte dell’opinione pubblica e partitica italiana, quella specialista nei distinguo e nelle questioni di lana caprina, dei «sì, ma» e dei «sì, però prima», in cui la verità è condizionata e la realtà è ipotecata. La Striscia di Gaza circondata da mura, reticolati e filo spinato, secondo i politicamente scorretti mascherati da politicamente corretti sarebbe dunque confinata da Israele con una forma subdola di apartheid armato e muscolare. Il problema è che la finalità di un sistema di sicurezza sbriciolato anche nella credibilità dal colpo di mano di Hamas è esattamente l’opposto: garantire il mondo che riconosce le regole della coesistenza da quello che vuole annientarlo e annullarlo. Se valesse il metodo dei «sì, ma», si potrebbe paradossalmente sostenere che il filo spinato elettrificato di Auschwitz non fosse stato srotolato per impedire la fuga dalla fabbrica dello sterminio ma quello di impedire al mondo esterno di penetrarvi. Era questa, d’altronde, la giustificazione addotta dal paradiso socialista della DDR quando venne eretto il Muro di Berlino.

Le autorità che stavano costruendo il comunismo in mezza Germania sotto controllo sovietico intanto costruirono un millantato sistema di difesa dagli occidentali che altrimenti, sosteneva grottescamente la propaganda, in massa si sarebbero riversati a est, oltre la cortina di ferro che prometteva uguaglianza e felicità a tutti. A smentire quello che invece era un bieco sistema repressivo e di imprigionamento di un’intera società ostaggio di una ideologia liberticida era la disposizione stessa, ovvero l’orientamento, degli ostacoli che erano chiaramente mezzi per impedire la fuga verso Berlino ovest, non l’“invasione” di Berlino est. Chi riusciva a guadagnare la libertà e non veniva invece falciato dai Vopos sulle torrette o saltava su una mina, vedeva comunque reciso ogni contatto con famiglie, amici e affetti, tenuti in ostaggio da una patria matrigna asservita al dogma comunista.

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QUALI PARTIGIANI?

Israele è ostaggio del terrorismo islamico e ha ostaggi nelle mani dei tagliagole che si sono già macchiati di nefandezze nei confronti di uomini, bambini, donne e anziani. Criminali che hanno aperto il fuoco nelle case, nei rifugi, persino negli spazi aperti di un rave party nel deserto. Per uccidere, per prendere scudi umani con i quali pretendere la liberazione di terroristi detenuti per reati gravissimi riconosciuti colpevoli da un tribunale. È, questa, anche una guerra dei mondi: quello che rispetta i diritti umani e li scrive con inchiostro indelebile, e quello che pretende di violarli impunemente riuscendo persino a trovare appoggi concreti, in finanziamenti e armi (l’Iran e altri Stati d’area) e omissivo-allusivi (frange dell’opinione pubblica e della politica occidentale). Altro che partigiani, altro che resistenti, altro che mistificazioni lessicali e sostanziali. C’è un mondo che non bussa alle porte dell’altro, ma pretende di sfondarlo per imporre le sue regole. Quelle che ripugnano e fanno inorridire. Quelle scritte col rosso del sangue.

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