È stato approvato un anno fa, è stato il primo provvedimento del governo Meloni, è stato osteggiato, criticato, attaccato, sbeffeggiato, avversato, contrastato e chi più ne più ne metta.
La legge, anzi: il decreto, anti -rave, contro i maxi -raduni della baldoria, con il carcere fino ai sei anni per chi organizza concerti non autorizzati sui terreni altrui, magari senza controlli, magari come se fosse una grande piazza dello spaccio, magari senza misure di sicurezza o rispetto per la proprietà privata. Si era sollevato, nel novembre del 2022, il coro pressoché unanime dell’opposizione (e anche di certa stampa) riassumibile in due semplici ritornelli che ci siamo sorbiti per settimane: uno, questa decisione va contro le nuove generazioni; due, questa decisione è semplicemente inutile, oltre che essere liberticida. Oggi, quasi dodici mesi dopo l’emanazione della norma ed esattamente dodici mesi dopo il giuramento dell’esecutivo targato Fratelli d’Italia, la musica (passateci il gioco di parole, visto l’argomento) è cambiata.
NUMERI AZZERATI - Ed è cambiata nel senso che, spiegano a Libero fonti dal Viminale, intendeva imprimere l’esecutivo. E dunque, il numero dei rave party italiani registrati dopo l’entrata in vigore del decreto legge numero 162 del 31 ottobre 2022, che poi è quello di cui stiamo parlando, è pari a zero. Neanche uno.
Neanche una festicciola abusiva improvvisata, due altoparlanti su un furgoncino alla bisogna in mezzo alla campagna, un gruppetto di irriducibili col fustino di birra e le casse a portata di mano: niente. Nada, rien, nothing. Nulla. Prima invece, cioè tra ottobre 2021 e ottobre 2022 (vale dire esattamente un anno prima del provvedimento), di rave illegali in Italia se ne sono svolti ben 66, dieci con oltre mille partecipanti, 23 con un numero imprecisato che oscilla tra i cento e il migliaio, 33 con qualcuno in meno, epperò anche qui il concetto si svincola di poco perché, contestualmente, si sono registrati quattordici feriti tra gli appartenenti alle forze dell’ordine e di polizia e uno tra i ragazzi.
E invece dopo (ossia dopo la configurazione del nuovo articolo 633-bis del Codice penale) entrambe le cifre (quelle delle manifestazioni e quelle dei feriti) si sono azzerate. «Serve a niente» diceva qualcuno, «ma cosa si vuol ottenere?».
ARRESTI E DENUNCE - Be’, per esempio si è ottenuto che gli undici arrestati e i 3.556 denunciati dell’anno prima non ci sono stati, con pure un (marginale) risparmio in fatto di amministrazione della giustizia che male non fa. Poi si è ottenuto che i tre intossicati per abuso di sostanze stupefacenti e alcool del 2013, quelli trasportati in ospedale per lo stesso motivo nel 2018 e nel 2019 (quattro, tra cui anche un minore), pure loro non si sono riproposti.
Così come il ragazzo morto per overdose del luglio 2016 durante un rave a Pordenone o la giovane donna ritrovata cadavere a Livorno nel novembre del 2019 o ancora quello deceduto a Viterbo nell’agosto del 2021. Oppure si è ottenuto che episodi come i due partecipanti del rave-party di Macerata (agosto del 2018) che erano rimasti feriti a seguito di un investimento o gli operatori sanitari finiti contusi nello stesso pronto soccorso in cui prestavano servizio perché han lanciato loro contro oggetti alla rinfusa (dodici nel 2022 e uno nel 2021) non si sono verificati di nuovo.
Eppure l’anno passato ci siamo sciroppati un fiume di commenti piccati e indignati e scandalizzati perché «questa sarà la prima bandierina securitaria piantata dal governo, pericolosa per la libertà e la sicurezza: va assolutamente ritirata, non è necessaria per punire i rave-party» (Elly Schlein, allora non segretaria del Pd, il 3 novembre 2022); oppure perché «il decreto sui rave è aberrante, può interessare tutto ciò che coinvolge più di cinquanta persone, serve solo a mandare un messaggio identitaria e a distrarre dai problemi veri» (Enrico Letta, allora ancora segretario del Pd, quello stesso 3 novembre 2022); o anche perché «è una norma da Stato di polizia, è raccapricciante» (Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, il giorno prima, il 2 novembre del 2022).
ATTACCHI DA SINISTRA - Potremmo andare avanti (nell’elenco non ci sono sono politici, ma anche scrittori e artisti e personalità del mondo dello spettacolo, quasi sempre di sinistra: «Questo decreto puzza», Fiorella Mannoia; «Il punto non è vietare i rave, ma proporre alternative ai giovani», Morgan; «Atto primo, scena prima, pene da patibolo contro la gioventù», Erri De Luca; addirittura Amnesty Italia, la sezione tricolore dell’organizzazione internazionale a difesa dei diritti umani, aveva provato a dire la sua), ma l’antifona l’abbiamo capita e fermiamoci qui. Non ne vale la pena. I risultati son lì da vedere e bastan quelli, rivangare gli attacchi, gli strilli, le urla serve a nulla. A proposito: dato che parte della tiritera era che “così facendo si andranno a bloccare anche le altre manifestazioni”, non ce n’è stato uno, di corteo, impedito o vietato ai sensi dell’articolo 633-bis del codice penale. Nemmeno tra quelli (sparuti, per la verità) che protestavano proprio contro l’articolo 633-bis del codice penale.
Il bilancio delle devastanti inondazioni causate dalla tempesta che ha colpito il Texas centrale sale ad almeno 51 morti. Ventisette i dispersi.Il dato ufficiale fornito dalle autorità parla ancora di 43 vittime ed è probabile aumenti nella zona più colpita della contea di Kerr. Sempre le autorità sabato in una conferenza stampa hanno dichiarato che 15 delle vittime erano bambini. Il governatore Greg Abbott ha promesso che le squadre avrebbero lavorato 24 ore su 24 per soccorrere e recuperare le vittime. Ancora da ufficializzare il numero delle persone disperse, a parte 27 bambine che si trovavano in un campo estivo femminile.