A che punto è la guerra? Ecco gli appunti sul mio taccuino: l’esercito israeliano avanza in profondità a Gaza; una soldatessa che era nelle mani dei terroristi, Ori Megidish, è stata liberata durante le operazioni di terra; i militari stanno circondando Hamas che gioca la carta della propaganda psicologica diffondendo un video con tre donne in ostaggio; il premier Benjamin Netanyahu agli appelli per il cessate il fuoco risponde che non ci sarà perché equivale “a arrendersi al terrore e questo non accadrà”; Shani Louk, la ventiduenne tedesco -israeliana che si sperava viva, è morta, i dettagli della sua fine sono raccapriccianti: “Questi animali barbari e sadici le hanno semplicemente tagliato la testa, mentre attaccavano, torturavano e uccidevano”, ha detto alla Bild il presidente di Israele, Isaac Herzog.
Ogni fatto è una tessera del mosaico, fa emergere uno scenario diverso da quello offerto dal giornalismo in ciclostile. Il primo punto, quello militare, mostra una gestione dell’operazione di terra dell’esercito israeliano che ha tre obiettivi: sfruttare la superiorità di fuoco, minimizzare i rischi, evitare l’escalation regionale. La guerra è la più terribile e incerta delle imprese, tutto può accadere, ma Hamas è all’angolo e non se lo aspettava, i cori degli inutili idioti in Occidente non sono fucili. La prova arriva dalla scelta di diffondere il video con gli ostaggi, è un segno di debolezza, è la minaccia di un gruppo di belve sempre più isolato, è una mossa disperata. Ha mas spera che i suoi alleati in Libano e in Iran accendano le polveri, ma a Beirut e a Teheran vedono le due portaerei americane schierate nel Mediterraneo Orientale, sanno che la macchina da guerra di Washington li osserva.
Pochi oggi ricordano il panico degli Ayatollah quando il 3 gennaio del 2020 i missili Hellfire del Pentagono uccisero a Baghdad il generale Qassem Soleimani, l’uomo più vicino alla guida spirituale, Ali Khamenei: in quei giorni gli iraniani persero la testa, temendo un’incursione aerea degli Stati Uniti, il 9 gennaio abbatterono un aereo di linea ucraino decollato da Teheran. Ultimo punto in cronaca, la fine atroce di Shani Louk: è la conferma che di fronte al male che brama il male si fa la guerra, giusta e necessaria, secondo l’insegnamento di Sant’Agostino, contenuto nelle sue lettere al comandante romano Bonifacio: “Non si cerca la pace per provocare la guerra, ma si fa la guerra per ottenere la pace. Sii dunque ispirato dalla pace in modo che, vincendo, tu possa condurre al bene della pace coloro che tu sconfiggi”. Tutte le guerre finiscono, ma non è questo il momento per la pace.