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Taverna Santa Clara, tornano i negozi vietati agli ebrei

Dopo la lite fra la ristoratrice e la coppia di israeliani, i pro-Pal regalano etichette con la scritta "sionisti non benvenuti". Al ristorante pure la Boldrini. L'ultimo scandalo
di Andrea Muzzolon martedì 6 maggio 2025

4' di lettura

«Non siete i benvenuti qui». Queste le parole uscite dalla bocca della ristoratrice che sabato ha allontanato dal suo locale due turisti israeliani, la cui unica colpa è stata quella di parlare bene del loro Paese ad altri commensali presenti nella trattoria. Nives Monda, proprietaria della Taverna a Santa Chiara di Napoli in cui si è consumata la cacciata della coppia accusata di sionismo, è ormai diventata l’eroina della sinistra pro Palestina. Il video della discussione fra la ristoratrice e i turisti è diventato virale online, scatenando una nuova ondata di odio antisemita.

Non c’è voluto molto prima che il solito gruppo di sostenitori di Gaza si riunisse davanti alla vetrina del ristorante al grido di “Palestina libera”. Durante il sit-in, la Monda ha affisso all’ingresso della Taverna alcuni fogli in cui viene riportato il suo punto di vista sul conflitto a Gaza.

Nel pomeriggio ha anche ricevuto la solidarietà della deputata Pd Laura Boldrini, che ha definito «surreali le accuse di antisemitismo rivolte alla ristoratrice», e ha parlato di «gogna mediatica» contro la donna. Boldrini, però, non ha aperto bocca quando alcune decine di esaltati pro-Pal, con la scusa di portare la loro solidarietà alla “compagna”, hanno distribuito adesivi contro Israele da apporre sulle vetrine degli esercenti della zona. «Napoli è con Gaza al 100%. Zionists not welcome» si legge sugli sticker al cui centro compare la bandiera della Palestina. È così che la campagna di intolleranza contro Israele sembra aver raggiunto un nuovo livello, appena antecedente a quei macabri cartelli che campeggiavano sulle vetrine dei negozi negli anni ’30: “Ingresso vietato agli ebrei”.

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Ma se l’orribile spettacolo a cui si è assistito ieri nel centro del capoluogo campano non fosse sufficiente, sui social i paladini del pensiero unico non si sono tirati indietro dal difendere la proprietaria del ristorante. «Siano ben accolti ovunque gli israeliani che lottano contro apartheid e genocidio» ha scritto Francesca Albanese, relatrice speciale Onu per la Palestina, ben nota ai lettori di Libero per le sue posizioni contro lo Stato di Israele. Un ritornello ormai trito e ritrito in cui, guarda caso, gli orrori dei tagliagole di Hamas non trovano mai posto. Ma questa volta c’è un passaggio ulteriore: «Possano tanti esercenti seguire l’esempio della Taverna Santa Chiara». Insomma, fuori dai locali chi sostiene Israele.

Un incitamento pericoloso che rischia di trovare terreno fertile in quella melma che si nasconde nel sottobosco dei social network. Nelle risposte ai post del ristorante Santa Chiara e di quanti hanno preso le sue parti, si può incappare nella peggiore versione dell’odio antisemita moderno. Il tono è il seguente: «Ogni esercizio commericiale dovrebbe scrivere all’esterno “Questo locale sostiene la Palestina e il suo diritto di esistere, contro ogni genocidio e sionismo”. Saranno loro stessi a non entrare». I like sono centinaia, le risposte ve le risparmiamo per senso di decenza. Come questo, sono decine i commenti che riportano alla mente slogan che sembravano ormai lontani nel tempo.

Eppure, stando alla versione della ristoratrice apertamente pro-Pal, la parte lesa della vicenda sarebbe lei. «Siamo stati vittime di un episodio a scopo intimidatorio», ha scritto sui social, annunciando l’intenzione di sporgere «formale querela» contro la coppia di clienti colpevole di aver registrato e diffuso il diverbio.

Dopo che marito e moglie si sono recati dai carabinieri e che la titolare ha denunciato le minacce subite, in Procura si attende di capire se ci siano gli estremi per procedere penalmente. Intanto, a improvvisarsi avvocato è stata Selvaggia Lucarelli: «No, Nives Monda non ha cacciato due israeliani dal suo ristorante», ha sentenziato la giornalista. I due, infatti, prima di essere allontanati in malo modo, avrebbero consumato il pranzo. Tanto basta per archiviare il caso. Evidentemente, a stomaco pieno accuse e insulti si digeriscono meglio.

Anzi, c’è di più. La «coppietta di vittimini», così definita dalla Lucarelli, avrebbe orchestrato tutto per «scatenare l’inferno contro la signora rea di non tifare per il genocidio». Tutto progettato con cinica lucidità, insomma. Infine, il tocco di ipocrisia che prova ad accarezzare le corde della compassione: «I due israeliani sono in vacanza in Italia e a pancia piena. Nel frattempo Israele, dal 2 marzo, nega l’ingresso di aiuti alimentari, sanitari ed energetici a Gaza. La popolazione sta letteralmente morendo di fame». La solita ricostruzione semplicistica, in barba alla complessità del conflitto in corso e ai migliaia di giovani e bambini israeliani massacrati da Hamas. Ma tanto quelli non contano mai.

Non c’è polemica che si rispetti senza una grande manifestazione. Questa volta l’iniziativa è arrivata da Luigi De Magistris, ex sindaco di Napoli, che ha preso la palla al balzo per indire un flash mob insieme all’associazione Life for Gaza il prossimo 21 giugno. Con tutta calma quindi.

«Io sto con la Taverna a Santa Chiara» ha scritto, «con l’umanità, per la pace e contro il genocidio dello Stato d’Israele nei confronti della Palestina e del popolo palestinese».Vittime trasformate in carnefici. Adesivi per marcare l’odio verso Israele e il suo popolo. Manifestazioni per gettare benzina sul fuoco. Se questo è lo schema, potrebbero attenderci tempi ancora più bui.

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