Et voilà, il varietà del sabato sera si trasforma in una selva oscura di vaffanculi, dita puntate e minacce velate, ripicche e palette brandite come Uzi, rapida ed efficace, mitraglietta che non lascia scampo. Mica una novità se in trincea c’è Selvaggia Lucarelli. Una vita in trincea, un’avanzata metodica – baruffe, clamore e luce riflessa-, quel titolo auto-conferito di spietata Sacerdotessa del Giusto sempre in primo piano. E lo scorso sabato sera, come novella Sergej Bubka, ha alzato l’asticella sempre più su, fino a siglare l’impresa, en-plein: in una sola puntata di Ballando con le Stelle, 200 minuti malcontati, ha fatto sbroccare sostanzialmente tutti. Record: l’anno scorso era servita l’intera stagione per scornarsi con ogni malcapitato al format di Milly Carlucci su Rai 1.
SEQUELA
Procediamo con ordine. Partiamo da Ricky Tognazzi. Un tango sulle note di Ever, performance rivedibile, poi le mani dietro la schiena in attesa di giudizio. Parola Selvaggia: «Nelle clip c’è sempre Simona, è evidente che soffri di una sindrome di Stoccolma. Sei innamorato della tua carceriera. Anche se non simpatizziamo per il carceriere, lo capiamo». Tiè, tua moglie è una torturatrice. Spara nel mucchio. Per capirsi: le clip sono quelle inviate dai familiari ai ballerini e Simona è ovviamente Simona Izzo. Tognazzi non gradisce l’agguato in famiglia: «Devo rispondere alle tue provocazioni? Non mi piacciono le risse in pubblico. Dici cose sgradevoli che non c’entrano col ballo. Usa la paletta sui ballerini, non su altro che non ti compete».
Guai a nominare la paletta: Selvaggia la sventola con fare punitivo dal 2016, ma ancora non ci ha fatto i conti. Un nervo scoperto, tutti a rinfacciarle la palettina e mai che si parli del suo impegno (donne, politica, Israele terrorista, Salvini&Meloni fascisti, gli ebrei non devono parlare con Libero etc). Va da sé, paletta innesca risposta nevrotica: «Perché l’altra volta quando Simona Ventura ha detto cose sgradevoli su di me non hai detto nulla?». Ghigno compiaciuto. «Mi vuoi fare incazzare?», si scalda Tognazzi. La risposta ovviamente è sì: «Vivi questa esperienza come Tognazzi, non come il prolungamento di qualcosa», filosofeggia sull’io indefinito dell’attore. Che, appunto, s’incazza: «Tu sei una provocatrice di professione, perché altrimenti qual è il tuo lavoro? Qual è? Me lo dici?». E s’incazza anche la Izzo, la torturatrice in agguato nel pubblico: «Non c’è nessuna sindrome di Stoccolma, ma ci sono persone che hanno ricevuto molte querele e dovrebbero stare attente». «Mi minacci? Mandi i pizzini? Ti chiameremo Simona Pizzo», gongola Selvaggia. Torturatrice e mafiosetta, doppio tié.
CABARET
Poi c'è Teo Mammucari. Storie tese. Selvaggia nella puntata precedente aveva scelto il registro dell’umiliazione: «Ti entra una battuta ogni dieci». Lui ancora non l’ha messa via e ci torna a cannone: «Giudica il ballo, non me». Poi spariglia: «Voleva fare il lavoro che faccio io, da ragazzi ci conoscevamo: non ci è riuscita, non è per tutti».
Un crescendo virulento con sfumature di megalomania: «Pensa a fare spettacolo. Se continuate a fare battibecchi rovinate lo share di due-tre punti. Perché la gente si rompe! Si rompe! Sai qual è la mia vittoria? Non vincere qua, ma prendere il tuo posto così il prossimo anno facciamo tre punti di più!». Lesa maestà a cui segue altra isterica risposta Selvaggia: «La vedo male. Ti ho visto a Tu si que vales e non eri un granché». Zac. «Non è intelligente quel che dici, i numeri dicono altro. Sei cascata in basso», chiude Mammucari.
CADUTE
Ecco, al netto della caduta di stile di lei e della digressione ego-riferita di lui, il punto è che, effettivamente, «i numeri dicono altro». Sabato sera Ballando ha fatto il 22,4% di share, Tu si que vales su Canale 5 il 27,9. E soprattutto Ballando fa quasi 3,5 punti in meno rispetto alla media del 2022. Mica bruscolini. Sarà mica che la selva oscura di vaffanculi in cui Selvaggia ha fatto precipitare lo studio inizi a stufare? Il sabato sera nonna vuole il varietà, mica il Vietnam. Ballando è cosa diversa da quel Fatto Quotidiano su cui furoreggia e bastona, nel varietà non ci sono “cattivi” da redimere, raddrizzare, triturare. O almeno non per forza. Dai, Selvaggia: via la manette, fuori le palette! Perché in fin dei conti, palette erano e palette restano.