Un terrorista islamico con la cintura di tritolo alla vita e, legati a questa, alcuni bambini. «Come osa Israele attaccare i civili?» si chiede il tagliagole dal trucido aspetto. Il Washington Post ha pubblicato questa bellissima vignetta per poi cancellarla dalla rete a tempo record in omaggio alle proteste giunte in redazione da utenti che non hanno gradito. Lo ha fatto per timore di finire come Charlie Hebdo? Per non perdere lettori? Oppure per non incorrere negli strali dei sacerdoti del politicamente corretto? Poco importa la motivazione, conta solo il significato del gesto...
C’era una volta il giornalismo anglosassone, che non temeva nulla, e questo faceva dei suoi commenti - e una vignetta al giorno d’oggi vale quanto un editoriale - delle sentenze con le quali tutti dovevano fare i conti. Non è più così. Perfino nelle redazioni americane non conta più la notizia, ma se un fatto è compatibile con la morale dominante o no, e i giudizi per andare in pagina non devono essere sferzanti e veritieri bensì simpatetici rispetto all’andazzo, al sentimento sociale prevalente, all’interesse. Così la vignetta viene sbianchettata, come se anziché a Washington si fosse a Mosca, Teheran o Pechino.
Purtroppo l’episodio non è isolato. È di poco più di 48 ore fa la notizia che alcuni collaboratori di prestigiose testate quali il New York Times o la Cnn sono così vicini ad Hamas dall’essere stati invitati dal gruppo terroristico a unirsi alla mattanza del 7 ottobre, per poterla filmare e diffonderla. Non ci piace puntare il dito su nessuno. Ovvio che se vuoi fare il giornalista a Gaza devi entrare in contatto con chi la governa, appunto i tagliagole islamici.
Possibile anche che i reporter abbiano accettato l’invito senza sapere cosa sarebbe accaduto e non si può rimproverare nessuno per non aver fatto scudo con il proprio corpo alle vittime israeliane piazzandosi davanti ai kalashnikov. Solo un eroe avrebbe potuto farlo.
È però anche vero che quanto emerso rende alquanto poco credibili le corrispondenze dalla Striscia di chi condivide con i macellai l’esperienza del blitz. Bene dunque ha fatto la Cnn a sospendere la collaborazione con il suo giornalista. Stupisce però che l’esempio non sia stato seguito dal New York Times, il quale invece ha difeso il proprio cronista, lodandone il coraggio, immemore del fatto di essere stato costretto la settimana scorsa a scusarsi con i propri lettori per aver attribuito a un razzo di Israele, e non di Hamas come invece era, la strage nel parcheggio dell’ospedale di Gaza. Val la pena annotarsi l’episodio per ricordarselo la prossima volta in cui il quotidiano dei progressisti della costa Est farà le pulci al governo italiano di centrodestra. Ora infatti sappiamo come la prestigiosa testata seleziona i propri columnist...
La questione non è da poco perché il modo di raccontare una guerra condiziona l’opinione pubblica, che nelle democrazie è un’arma efficace più di un missile. Hamas, che ha sferrato l’attacco vigliacco contro i civili e ha innescato la dinamica del massacro sperando in una reazione violenta di Israele perché, come dicono i capi del gruppo criminale, «abbiamo bisogno che venga versato molto del nostro sangue per vincere», sta prevalendo nella guerra mediatica perché i giornali occidentali parlano solo delle sofferenze dei civili palestinesi e non di quelle degli israeliani e dei parenti dei rapiti.
C’è un grande equivoco sul quale andrebbe fatta chiarezza. Hamas governa la Striscia di Gaza e il 7 ottobre non ha fatto solo un attentato terroristico ma un vero e proprio atto di guerra, due volte vigliacco perché non ha avuto il coraggio di dichiararlo come tale. C’è un conflitto bellico in corso e la reazione di Israele, che avrebbe potuto essere ben più violenta, va letta in questo contesto. Nelle guerre non spetta ai nemici prendersi cura dei civili dell’altra parte. Ognuno bada ai propri. Hamas ha scatenato la violenza e rimprovera allo Stato aggredito di non preoccuparsi abbastanza dei cittadini dello Stato aggressore. È una follia, una pretesta distopica, un’alterazione della realtà nella quale è caduta gran parte dell’opinione pubblica occidentale, un po’ a causa di un inveterato antisemitismo, molto per colpa della narrazione dei media progressisti.
La verità è che Israele e l’Occidente tutto si preoccupano dei civili di Gaza molto più di quanto non faccia il loro governo. Tel Aviv ha consentito la creazione di corridoi umanitari e l’esodo della popolazione da Nord a Sud, verso zone più sicure e avverte prima di bombardare. Gli Usa e gli Stati europei hanno mandato aiuti e frenato la reazione dello Stato ebraico. Quanto ai terroristi Hamas, come splendidamente sintetizzato dalla vignetta auto-oscurata del Washington Post, utilizzano le vite dei cittadini che dovrebbero proteggere per difendere le proprie. Scudi umani per proteggere delle bestie che possono vantare complici nelle redazioni e nelle sedi di partito di mezzo Occidente. Tutto sta a capire se questi complici siano a loro volta criminali o più banalmente i soliti utili idioti.