Raffaele Bonanni
Bonanni, è vero, come dice Landini, che il governo sta mettendo in discussione il diritto costituzionale di scioperare?
(Raffaele Bonanni per sette anni ha guidato la Cisl, attraversando governi di destra, di sinistra e infine tecnici. Di scioperi ne ha fatti tanti e sotto ogni esecutivo. Alla domanda, fa un lungo sospiro. Poi, risponde).
«No, non è così. Landini dovrebbe sapere che c’è una regolamentazione anche nel diritto di sciopero».
Come si arrivò a questa regolamentazione, che prevede, appunto, anche la precettazione?
«Fu la conseguenza di una serie di scioperi molti duri, soprattutto da parte di sindacati corporativi,autonomi, che riguardavano i servizi essenziali più importanti. Scioperi selvaggi che avevano messo in difficoltà i cittadini. Il tentativo era di recuperare il loro essere minoranza creando il caos. Così dopo un lungo dibattito si arrivò, con il consenso anche del sindacato confederale, a questa soluzione. Ma il punto non è solo il rispetto delle regole, che Landini dovrebbe conoscere».
Qual è l’altro punto?
«Il successo di uno sciopero non sta solo nel clamore che riesce a provocare. Per un sindacato che fa gli interessi dei lavoratori, ma che pensa anche agli interessi generali, la riuscita si misura anche dalla simpatia che riesce ad attirare in tutti i cittadini. Ecco perché, in tutto il mondo, c’è una regolamentazione dello sciopero, Perché a un diritto deve corrispondere un dovere. Quello che distingue il sindacato confederale da quello autonomo è che il primo, mentre cerca di perseguire i propri obiettivi per i lavoratori che rappresenta, prova anche a creare consenso tra i cittadini. Il vero problema, in tutta questa storia, è che il sindacato confederale si sta dimenticando da dove viene e perciò non sa dove va».
E da dove viene?
«Da una concezione per cui si deve avere a cuore l’interesse generale, non solo di parte. Mentre Cgil e Uil hanno proclamato uno sciopero a scacchiera, a spezzatino.
Che non ha niente a che fare con lo sciopero generale. E poi, francamente, quando al governo c’era Conte non ricordo questa foga di scioperare...».
Vabbè c’è stato il Covid.
«Non per tutti i governi Conte. E anche questa cosa di cui si lamenta Landini, che nessuno lo ascolterebbe... vorrei ricordare che due anni fa Mario Draghi propose un patto sociale ai sindacati sui redditi».
E come finì?
«Landini fece spallucce. Finì tutto nel nulla perché lui non si presentò».
Vuole dire che questo sciopero è un atto politico più che sindacale?
«Tutto congiura a sembrare così».
Landini, però, dice che è la prima volta che viene adottato un provvedimento del genere.
«Non è vero. Ci sono state tante altre precettazioni. Solo che colpivano i sindacati corporativi. La questione vera è questo atteggiamento disinvolto nei confronti delle norme da parte dei confederali».
Hanno accusato il governo di “squadrismo”.
«Mi pare una affermazione avventuriera».
Secondo lei avrà successo questo sciopero?
«Obiettivamente la gente ha dei problemi. Se sentono che un’iniziativa si collega al loro problema, aderiranno.
Il punto, però, è che un sindacato dovrebbe pensare a risolvere i problemi, non solo a elencarli».
E non lo stanno facendo?
«La Cisl, giustamente, ha apprezzato il taglio del cuneo fiscale presente in manovra. Certo, si poteva fare di più. Ma è una risposta. Quando vedo che su 25 miliardi, 20 vanno al lavoro dipendente, non posso dire che la manovra non fa nulla. È vero che i salari sono bassi. Ma è dovuto a due fattori: troppe tasse e bassa produttività. Qualunque intervento in questo senso, va nella direzione giusta. La Cisl, da sempre, cerca di dialogare con chi è al potere per poter ottenere condizioni migliori per i lavoratori».
Cgil e Uil si lamentano che Meloni non dialoga.
«Meloni, come tutti i capi di governo, dialoga con chi è disposto a dialogare. Gli incontri con le parti sociali sono stati fatti. Altro è se tu vuoi ottenere esattamente quello che chiedi. Se rinunci a fare il sindacato e fai politica...».
Cgil e Uil fanno politica?
«In una parte del sindacato c’è sempre questa tentazione. Ma il problema più preoccupante è l’assoluta incapacità di leggere la situazione: se vuoi aumentare i salari, devi trattare su come diminuire le tasse e su come far crescere la produttività. Significa ragionare sugli orari, sui premi per chi produce di più. Non mi pare che in tutto il sindacato ci sia una disponibilità a ragionare di questo. Si continua a parlare sempre e solo di precarietà».
È mancata disponibilità da parte della Cgil?
«Il mestiere del sindacalista è complicato. Non puoi fare accordi se non vai incontro all’altro, se non cerchi di convincerlo che è conveniente anche per lui quello che sostieni».
Schlein e Conte fanno a gara per “ingraziarsi” la Cgil. Fanno bene o sbagliano?
«Farebbero bene a fare il loro mestiere in Parlamento, il sindacato più è autonomo, meglio è per tutti».
Ce lo vede Landini come possibile federatore del centrosinistra?
«Se loro lo vedono, lo facessero».