Il mondo al contrario è quello nel quale un governo riesce a impegnare anche l’Unione europea ad affrontare – non a parole ma con la pecunia – le conseguenze di una tragedia come quella che ha devastato la Romagna: e nel momento in cui gli stanziamenti arrivano nei luoghi colpiti, insieme alle autorità, ecco che giungono la Cgil, l’Anpi e gli ambientalisti a contestare proprio l’esecutivo e la premier. È ciò che avverrà domani pomeriggio, a otto mesi dall’alluvione disastrosa che ha colpito l’Emilia-Romagna, le Marche e la Toscana: giorno nel quale Giorgia Meloni è attesa a Forlì, uno dei luoghi simbolo di ciò è avvenuto nel maggio scorso. Proprio nella città romagnola il presidente del Consiglio terrà un vertice con Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, con il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto e con il governatore Stefano Bonaccini.
Una “seconda volta” per il vertice delle istituzioni comunitarie: dato che proprio Ursula fu condotta – sempre da Meloni – su questi territori pochi giorni dopo la devastante alluvione che costrinse la premier a rientrare in fretta e furia dal G7 ad Hiroshima.
Punto principale nel vertice di Forlì? Proprio i fondi europei per le zone colpite attesi dall’Ue. Risorse da impiegare per la ricostruzione e la messa in sicurezza del territorio e per affrontare i problemi causati dalla furia delle inondazioni. Non solo: in mattinata la premier è attesa nella sede della Regione, a Bologna, per la firma di un accordo sulla destinazione delle risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione. Ad ufficializzarlo stavolta è stato lo stesso Bonaccini, nonché presidente del Pd, che sempre domattina ha in programma una call con il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. Davanti ai sacrosanti ristori che continuano a giungere in quelle terre (per le quali il governo ha voluto come commissario una figura di assoluta garanzia come il generale Figliuolo) c’è chi è pronto, da parte sua, a contestare persino quest’innegabile traguardo. Chi? Gli alluvionati? No. I soliti noti: Cgil, Anpi, Legambiente, Libera, Ferderconsumatori e – ciliegina sulla torta – i giovani di Friday for future. Al grido di «Romagna alluvionata non si arrende», la sinistra sindacalizzata, i partigiani surrogati (di quelli autentici in vita non è rimasto quasi nessuno) e i gretini hanno organizzato un presidio in piazza Saffi in concomitanza con l’arrivo di Meloni e Von der Leyen.
«Crediamo di poter giudicare come assolutamente insufficienti, gravemente tardive ed estremamente farraginose le poche risposte giunte finora ai bisogni urgenti delle terre alluvionate, della popolazione che ci vive e ci lavora, denunciando una realtà assai lontana dai roboanti proclami iniziali». Questa la tesi ardita delle sigle piazzaiole e anti-governative pronte – pur di contestare Meloni – a mettere in discussione persino le cifre ufficiali: ossia lo stanziamento, già effettuato, di ben 6,5 miliardi (sugli 8 richiesti) in soli otto mesi. Se con tali argomenti la sinistra cercherà di “fare la festa” alla premier a Forlì, ieri – giorno del suo compleanno e con tutt’altri intenti – è stata la volta dei mattatori di Un giorno da pecora. Per i suoi 47 anni, infatti, Meloni si è concessa qualche minuto con lo storico programma di Radio1. Fra gli auguri ricevuti, ha spiegato, quelli di Salvini e di Conte («Me li ha mandati stamattina molto presto»). Schlein? «Non so», mentre verificati direttamente sul duo smartphone intasato di messaggi («1400 messaggi inevasi») anche quelli «della Von der Leyen e di Rishi Sunak». Nell’intervista, per quanto informale, Meloni non ha mancato di dare degli spunti e lanciare dei messaggi. Se è certo, ad esempio, che un anno di governo si sente come «una legislatura intera: un annetto cinque ti sembrano...», la premier ha già annunciato – ad avversari e nostalgici dei governi tecnici – dove vorrà festeggiare i suoi 50 anni, che cadranno giusto giusto nel 2017: «A Palazzo Chigi. Per forza: ci tocca...». Tradotto: non fatevi illusioni, il governo durerà quanto l’intera legislatura.