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Daniele Dell'Orco sul paladino dei bagni trans: ha l'insulto facile

di Daniele Dell'Orco sabato 17 febbraio 2024

3' di lettura

La brutta storia degli studenti sospesi per sei mesi dall’Università Bocconi per presunti commenti transfobici sui social dimostra che il Ddl Zan, pur non essendo mai stato approvato in Parlamento, in realtà è già in vigore. Perché l’odio che avrebbe dovuto perseguire per legge ora viene “punito” in altri modi, ossia con l’esclusione dalla vita pubblica e professionale, previa accurata opera di demonizzazione a mezzo social da parte degli “odiati”: i promotori dell’ideologia woke. Il giovane che ha montato il caso, Samuele Appignanesi, ha 22 anni, è uno studente transgender al quarto anno di Giurisprudenza, fa parte dei Giovani Democratici e ha fondato “Best Bocconi”, un’associazione studentesca impegnata nella lotta per l’uguaglianza di genere, per i diritti lgbtqia+ e per i diritti delle persone disabili.

Fiore all’occhiello dell’attività associativa l’introduzione dei bagni gender neutral in Bocconi, vitali, come raccontato nel ritratto santificatore che gli ha dedicato Open, per evitare “l’ansia” derivante dalla scelta tra il bagno degli uomini e quello delle donne, ma pure per “sicurezza” poiché, a quanto pare, la Bocconi sarebbe alla stregua di un carcere ecuadoregno in cui i trans rischierebbe di essere assaliti: «Eravamo felici dell’iniziativa e come Best Bocconi abbiamo deciso di realizzare, assieme ad altre realtà universitarie, un video per mostrare dove fossero questi bagni», ha raccontato. Alcuni studenti che si sentivano particolarmente simpatici hanno postato frasi a corredo come «li puoi letteralmente usare per andare a trans» o «se hai il pesce resti un maschio. E vai nel bagno adatto».

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Non certo uscite principesche, ma nemmeno meritevoli di sospensioni così lunghe da rischiare di costare la carriera accademica. La commissione disciplinare della Bocconi, invece, pensa il contrario e gli studenti restano in esilio. Molti altri bocconiani, semplici utenti social, media tra cui Libero e politici di centrodestra hanno protestato per l’eccessiva, ma soprattutto ideologica, punizione, e col passare delle ore Appignanesi da giudice è diventato imputato. Sulla pagina della sua associazione arcobaleno ha rivelato di aver ricevuto le scuse e il pentimento di “sospeso 1”, rimanendo comunque irremovibile sulla necessità e l'entità della sospensione. Come a dire «si è pentito, giustizia è fatta, ma niente grazia». Lui, che comunque un campione di politicamente corretto certo non è. Sui social, nonostante la “pulizia” di queste ore, è facile trovare suoi commenti non certo amorevoli nei confronti degli obesi o degli anziani, o ancora di giubilo per la morte di Silvio Berlusconi o ancora per la tragedia del sottomarino Titan imploso nell’Atlantico insieme al suo equipaggio.

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Com’è tipico della doppia morale woke, nel suo caso il trash è permesso. Ieri Appignanesi, accusato addirittura da altri utenti arcobaleno di essere fin troppo leggero con gli studenti sospesi, ha fatto mea culpa per i commenti incriminati: «Ha iniziato a circolare un post che ho fatto qualche mese fa - scrive su Instagram-, in cui ridevo di argomenti di cui non avrei dovuto ridere. È molto facile cadere nel pensiero che quello che scriviamo su internet non è importante. Questa vicenda mi ha insegnato a essere più attento a come uso i social. Mi scuso con chi è rimasto offeso per le mie parole».

Poi ci tiene a precisare di non rischiare nulla dal punto di vista normativo visto che il codice d'onore dell'università che è costato il posto ai bocconiani maleducati non può perseguire anche lui visto che è entrato in vigore dopo le sue esternazioni. Chissà che la Bocconi non sia stata influenzata dagli altri “casi” montati da Appignanesi: mesi fa, ad esempio, in occasione di una sua candidatura al Consiglio degli studenti universitari lamentò l'ingiustizia di non poter comparire col suo nome post-transizione ma solo col suo "deadname", quello, femminile, anagrafico e ancora presente sui documenti. A proposito, la transizione viene finanziata con una raccolta fondi online su GoFund me, ancora aperta, che però a differenza del passato stavolta non sta creando grande hype. In questi giorni così caldi sono appena una ventina gli euro donati in suo favore. Di casi da montare ne serviranno ancora decine. 

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