Tutti seduti in cerchio, Giuseppi al centro, un po’ stile riunione alcolisti anonimi, un po’ modello didattico della scuola primaria, solo che qui gli studenti sono universitari e non bambini dell’asilo. Nella sede del Movimento Cinquestelle, a Roma, il leader li ascolta tutti, circondato dai fedelissimi - tra gli altri, Barbara Floridia, Vittoria Baldino - da quando ha capito che il nuovo fronte su cui può attaccare il governo è l’accesso alla facoltà di Medicina, materia per la quale l’Udu (Unione degli Studenti) e i collettivi hanno protestato, ieri.
La ministra Anna Maria Bernini ha appena comunicato di essere disponibile a intervenire sul funzionamento del nuovo sistema d’ingresso a Medicina già dal prossimo anno, valutando una riduzione dei programmi d’esame, l’estensione della durata delle lezioni e un ampliamento dei tempi tra la fine dei corsi e gli appelli, così da garantire maggiore spazio alla didattica, ma a Conte, ad Avs e alla sinistra in generale non interessa: loro si appigliano all’episodio di Atreju, quando Bernini ha risposto allo sparuto drappello di contestatori: «Siete sempre e solo dei poveri comunisti», con citazione cult berlusconiana. Per poi aggiungere: «Imparate ad ascoltare prima di contestare, fatemi parlare. Questo dimostra tutta la vostra inutilità».
L’esponente azzurra, incontrando i rappresentanti del Consiglio nazionale degli studenti universitari, ha escluso passi indietro sui test d’ingresso, ma ha proposto una serie di correttivi per chi vuole diventare medico e un tavolo di confronto permanente. Nel suo vibrante intervento dal palco della kermesse di Fratelli d’Italia, l’azzurra aveva tuonato contro i partiti che fomentano le menzogne propagate dai gruppi sindacalizzati che, ha tuonato, non s’informano e non ascoltano la versione dell’esecutivo.
Neanche a farlo apposta, i Cinquestelle si sono infilati nella protesta sull’accesso a Medicina e hanno ospitato nella loro sede una delegazione dell’Udu, il sindacato rosso degli universitari, in quella saldatura che ormai è realtà tra opposizione, Cgil, centri sociali e pro-Pal. Non importa di che si parli o per cosa si manifesti, se c’è una piazza dove gridare slogan contro il governo Meloni, parte il tam tam dei compagni.
Sulla vicenda della facoltà di Medicina, però, il tema è più serio e perfino trasversale; aizzare gli studenti contro la ministra dell’Università nella speranza di qualche voto in più alle elezioni, o per intercettare una fetta di elettorato giovane che non si riconosce più nel Pd targato Schlein, è una strumentalizzazione dalla quale gli stessi under 30 dovrebbero prendere le distanze. Ma l’avvocato del popolo, ora in versione prof clemente con i suoi allievi da difendere contro l’inflessibile preside, ha deciso oggi di sposare la causa dell’Udu perché «non si può dire a uno studente che è inutile. I ragazzi, gli studenti vanno ascoltati», ha dichiarato l’ex premier puntando il dito contro gli «enormi disagi all’Università e il caos sui test di Medicina. Porteremo la loro voce e le loro istanze in Parlamento», ha sentenziato Conte che oggi interrogherà la titolare dell’Istruzione e della Ricerca al question time in programma alla Camera.
Al flash mob davanti al ministero, ieri pomeriggio, erano in quattro gatti, la pioggia non avrà aiutato, e tra questi c’era Francesco Mari, deputato di Avs con la collega Marilena Grassadonia. Per loro «il semestre filtro si è rivelato un fallimento totale anche se la ministra Bernini si rifiuta di ammetterlo. Serve una proposta di riforma per l’accesso alla facoltà che deve mettere a punto il Parlamento».
Nel frattempo la ministra incontrava il Cnsu in un confronto durato tre ore al termine del quale non sono mancati momenti di leggerezza per stemperare le tensioni della scorsa settimana. Quando Bernini ha detto di essere stata contestata in tutte le Università, uno studente calabrese è intervenuto: «No, all’Università della Calabria no». E quelli dell’Udu hanno replicato: «Perché lì non c’è l’Udu». Le opposizioni però sono state meno concilianti. «Serve un cambio radicale e la ministra chieda scusa a chi ha offeso invece di liquidare tutto con battute indegne», ha attaccato il grillino Antonio Caso.
Di «inganno consumato sulla pelle non solo degli aspiranti medici, ma del paese intero», ha parlato la senatrice dem Cecilia D’Elia. Bernini oggi risponderà in Parlamento, intanto ha già messo le mani avanti: «Tutto è perfettibile, è una riforma di prima applicazione, non voglio sostenere sia la migliore del mondo ma i principi alla sua base sono inclusività, democrazia, volontà di dare più opportunità ai giovani e al sistema, con l’obiettivo di formare più medici. I risultati si verificheranno a semestre terminato».