È facile dirsi liberali offrendo al cappio la gola altrui. Il generale Roberto Vannacci non è un pericoloso eversore, non sta organizzando un golpe, afferma solo le sue opinioni. E al ministero della Difesa - e giù per li rami - al vertice non siede Voltaire. Scrivere merita una punizione, secondo ambienti militari della Repubblica che critica l’Ungheria. Ragionare in dissonanza con il pensiero unico comporta la sospensione per poco meno di un anno. È la gerarchia che vige proprio in un mondo al contrario. Ma Roberto Vannacci ha diritto ad esprimere quello che pensa. Se siamo ancora in una democrazia.
Nel giustificare la propria iniziativa punitiva, il ministero della Difesa ha fatto sapere che il generale può comunque candidarsi. Complimenti, quanto siete generosi con il ribelle che ha osato mettere in discussione l’opinione dominante e politicamente corretta. Se Vannacci si candida o no sono affari suoi e del partito che lo ospiterà in lista. Qui in gioco non c’è più il diritto di dire quello che si pensa; no, bisogna addirittura pensare a ciò che si dice, se è opportuno o no, se è conveniente o rischioso, pensare alla carriera insomma.
Il ministro Crosetto vada sulla sostanza e non si limiti alla forma, anziché rispondere che sta per finire le guance da offrire. Ci rifiutiamo di immaginare che un esponente di governo che si definisce “liberale” possa accettare che non si debbono pronunciare opinioni che è liberissimo di non condividere ma non di soffocare. In questa vicenda c’è la risultante di gelosie, invidie, dispetti che fioccano negli ambienti militari contro un altissimo ufficiale che paga la sua popolarità per aver scritto un libro di enorme successo. E passano in secondo piano le medaglie collezionate, le imprese condotte in divisa, il servizio alla Patria. Vannacci ha usato affermazioni border line? Ma allora le contestate, le criticate, le controbattete, ma guai a dire che no, non si può più parlare perché Tizio si offende, Caio la prende a male, Sempronio si chiude dentro casa. Il generale sarà costretto a chiedere giustizia al Tar. Ed è davvero incredibile che si debba finire davanti al magistrato per poter rivendicare la possibilità di esprimere le proprie opinioni in un libro.
La vicenda oltrepassa ogni immaginazione, poi, quando si viene a sapere che sarà acquisito dal pm di Roma Erminio Amelio l’atto con cui il ministero della Difesa ha disposto la sospensione di Vannacci. L’attività rientra nel procedimento avviato a piazzale Clodio che vede l’ufficiale indagato per istigazione all’odio razziale per il suo libro Il mondo al contrario. Anche il volume sarà acquisito dai magistrati. Vogliamo fargli forse passare un po’ di tempo anche in galera, così impara a pensare con la testa sua anziché con quella di chi comanda? Chi si preoccupa “del prestigio della Difesa” rifletta su quanto esso venga leso da quella che appare come una caccia alle idee e su chi le esprime. La libertà non è un gioco che si può offrire e negare alternativamente. È un valore ineliminabile, se si è autenticamente democratici.