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Elisa Calessi: la sinistra Ue ossessionata dai fascisti

di Elisa Calessi domenica 3 marzo 2024

4' di lettura

Il pericolo fascista è alle porte. Vedi l’Italia. Bisogna unirsi per evitare che invada l’Europa distruggendo decenni di conquiste sociali e civili. Questo, declinato in vari modi, è stato il fil rouge del congresso del Pse, non a caso convocato in Italia, a Roma, alla Nuvola dell’Eur, nel Paese dove “la destra” è al governo. Addirittura il presidente del Pse ha citato via dei Fori Imperiali, creata da Mussolini, «distruggendo case popolari».

Ma al di là della propaganda, con la scelta di un argomento capace di mobilitare il proprio elettorato, c’è anche una ricaduta tattica-strategica: mettere in guardia il Ppe (e i liberali) dall’ipotesi di alleanze con i conservatori o, peggio, con la destra estrema. Dalla Nuvola il messaggio arriva forte e chiaro: se il Ppe si allea con loro, il Pse non ci starà.

La lettura maliziosa, però, può anche essere che il Pse teme questo scenario, magari con una maggioranza formata da popolari, liberali e conservatori. Per questo si alzano i toni, rispolverando persino il Ventennio (e pazienza se il congresso si fa proprio nel quartiere-simbolo dell’architettura fascista).

Quale sia l’obiettivo lo fa capire, del resto, Elly Schlein nel suo intervento, che chiude il congresso (il finale è sulle note di Bella Ciao): «Davvero», chiede, rivolta ai popolari, «siete pronti a tradire la vostra storia, aprendo la porta all’estrema destra? Dov’è il vostro limite? Lo chiedo al Ppe, poniamo fine alla normalizzazione dell’estrema destra. Meloni ha aperto le porte a Orban. Il Ppe dove si ferma?».
Ha poi disegnato un quadro a tinte fosche di quello che, in Italia, avrebbe fatto la destra in questi mesi: «Ha tagliato il welfare, ha negato diritti dei figli delle coppie Lgbt», ha indicato come nemici «i migranti, le donne, i giudici, le Ong, i gay».

Prima di lei, tutti avevano battuto sullo stesso tasto. «La linea di demarcazione (sulla prossima commissione Ue, n.d.r.) è chiara», aveva detto il presidente del Pse, l’ex-premier svedese Stefan Lofven, aprendo i lavori alla Nuvola: «Mai con Afd, Pis, Vox, Le Pen». Ossia mai con i Conservatori di Giorgia Meloni, mai con Identità e Democrazia di cui fa parte Matteo Salvini. Il Pd, per la sua collocazione geografica, è innalzato al ruolo di primo difensore dal pericolo fascista. «Dopo quanto accaduto la scorsa settimana in Sardegna, il Pd e Elly Schlein hanno dimostrato che anche la peggiore destra può essere sconfitta», si è complimentato il segretario generale del Pse, Giacomo Filibeck.

Olaf Scholz ha sottolineato come «la destra cresce in tutti i nostri Paesi, quello che hanno in mente le destre è una Europa nazionalista, cercano di minare il fatto che i nostri stati membri saranno forti solo in una Europa unita». E ha invitato liberali e popolari a essere «fedeli e coerenti» con la loro «storia». A mo’ di monito, li ha invitati a guardare l’Italia: «Qui c’è un governo di estrema destra che si oppone a un salario minimo che garantisca condizioni di vita dignitose. A Pisa si reprime la libertà dei nostri giovani di manifestare in sicurezza». Vogliamo, forse, trasformare l’Europa nel covo fascista che sarebbe l’Italia? Dunque, «uniti contro la destra estrema». Standing ovation.


Così come quando il premier spagnolo Pedro Sanchez ha sostenuto che «l’estrema destra» mette in pericolo «l’anima» dell’Europa. E dunque «spetta a noi socialdemocratici sconfiggere questi nemici e assicurare che l’Europa vada nella giusta direzione». Non è un semplice voto, qui siamo tra la strada e il burrone: «Tutti i progressi conseguiti sono in pericolo». Lo svedese Stefan Lofven ha evocato il fascismo: «Non lontano da qui c’è via dei Fori Imperiali, la fece costruire Mussolini per fare le sue parate distruggendo una zona di case popolari. Lo dico perché questo ci ricorda che l’estrema destra sacrifica le persone nel nome della propaganda». Ha insistito: «Qui è in gioco il futuro dell’Europa, non è un falso allarme». Quindi, ha citato i saluti fascisti ad Acca Larentia e «il fatto che la premier Meloni non sia riuscita a condannare quell’adunata fascista è una vergogna». Guai, dunque, a «normalizzare l’estrema destra» perché vorrebbe dire «mettere in pericolo tutto quello che abbiamo costruito insieme».

Allarmi che fanno passare in secondo altri toni che Conte chiamerebbe «bellicisti» sulla politica estera. Come quando Schmit, eletto all’unanimità dal congresso candidato alla presidenza della commissione Ue, ha sostenuto che deve aumentare il sostegno all’Ucraina, che bisogna mandare più munizioni (richiesta ribadita anche dalla premier danese Mette Frederiksen). Anche se il cancelliere tedesco ha frenato sull’ipotesi di truppe a Kiev: «Non diventeremo parte di questo conflitto, non manderemo le nostre truppe in Ucraina e faremo in modo che non ci sia questa evoluzione». 

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