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Pietro Senaldi: Macron fa il pugile per mettersi a capo della Difesa europea

di Pietro Senaldi venerdì 22 marzo 2024

4' di lettura

Un uomo di mezza età che si fa immortalare in canot ta e guantoni da boxe normalmente fa la figura del fesso o, nella migliore delle ipotesi, del vanitoso. A meno che non pratichi la nobile arte pugilistica quattro volte a settimana come fosse un semiprofessionista, cosa che ci si augura che il presidente di una nazione come la Francia non abbia né il tempo né la testa per fare, altrimenti la situazione sarebbe ancora più grave. Il signore fa un lavoro che non gli consente di presentarsi ai suoi pari con un occhio nero. Chi gli darebbe retta? E allora perché monsieur Emmanuel Macron ha messo in giro una foto che lo ritrae in versione Cassius Clay in ormai piena campagna elettorale per le Europee e proprio poche ore prima del vertice dell’Unione su temi gravi e seri come l’Ucraina e Israele? Forse per sdrammatizzare? Ma non è da lui atteggiarsi a buffone di corte.

La Francia si interroga, più imbarazzata e inquieta che divertita e ammirante, sul suo novello peso medio che ha fallito il passaggio di categoria tra i massimi. I macronisti inarrendevoli non gettano la spugna e sostengono che le président vede sempre più avanti, c’è comunque un senso recondito e geniale in ogni suo gesto, su cui i contemporanei non possono sentenziare e di cui posteri beneficeranno. La maggioranza del Paese, ossia il restante 80-82%, lo prende in giro sostenendo che Emmanuel primo - e si spera ultimo - sembra tanto lo zar Vladimir a petto nudo. Con la differenza che Macron si denuda in una stanza riscaldata e Putin, pur avendo 25 annidi più, al gelo siberiano.

Poi c’è quello che pensiamo noi, provinciali maliziosi, in Italia: non sarà che queste pose da macho vogliono smentire le cattive e false voci di omosessualità del presidente, che girano da che monsieur è all’Eliseo, per colpa della moglie più anziana e della guardia del corpo molto dotata dalla natura, Alexandre Benalla il manganellatore, e che la composizione dell’ultimo governo, alquanto fluido, ha rinfocolato? La Francia non ci crede; è troppo avanti, e poi quelle dicerie sono già state metabolizzate dal Paese dei lumi come fossero vere.

VUOTO DI POTERE
Volontà di (im)potenza. E se fosse tutto qui? Nostalgia della grandeur, vizio, velleità e rimpianto di ogni buon galletto. Macron vuole atteggiarsi a Charles de Gaulle. Però il generale giocava a fare la grande potenza con i soldati francesi. Il marito di Brigitte la vuol fare con quelli della Nato, quindi con i nostri. Le truppe di tutti come gli euro di tutti, sacrificati alla gloria di Parigi.

Anti-sciovinismo a parte, proviamo a prendere il boxeur sul serio, casomai mentre noi ridiamo ci stenda. L’Eliseo deve vedersela con un fronte esterno e un fronte interno. Nel primo si muove un’Europa senza guida politica, con l’asse Berlino-Parigi molto ridimensionato, la Polonia nuova potenza militare e quarto Paese più popoloso dell’Unione, la Spagna ormai più ridotta che avanguardia della sinistra continentale e un’Italia di destra che strepita, con una situazione politica che, per una volta, pare più stabile, o quantomeno altrettanto instabile, di quella dei suoi partner.

C’è un vuoto di potere che nessuno riesce a riempire. Tutti attendono l’esito del voto di giugno per le mosse decisive. Intanto però ciascuno si dispone al meglio. E Macron che alza la posta, prima dice che vuol mandare truppe al fronte russo e poi si infila i guantoni, sta dicendo al mondo, e soprattutto agli Stati Uniti, nostro primo referente: signori, il capo sono io, caro Biden (ma anche caro Trump), conta su di me per tenere l’ordine in Europa, sono quello che ha più palle e sono anche l’unico con la bomba nucleare. Insomma, se si decide di muovere le mani, io ci sono e la storia mi dà il diritto di essere il capofila. Poi, da buon vanitoso, è anche quello che più ce l’ha con Putin, il quale si era fatto fare apposta dall’Italia un tavolo lungo quanto un ponte sulla Senna al quale fare accomodare Emmanuel dall’altro capo, e ridicolizzarlo davanti al mondo, quando andò a Mosca per trattare e risolvere in quattro e quattr’otto la questione ucraina.

Quanto al fronte interno, le président ha un problema grande poco meno di lui a sinistra, che si chiama Jean-Luc Mélenchon, e un problema grande una volta e mezzo lui a destra, madame Le Pen. Due battaglie già perse. Al primo non può recuperare nulla, perché la sua politica nazionale è- e su questo gli va dato merito - da sempre in direzione ostinata e contraria alle richieste e al dna della sinistra, che in Francia, dove Elly Schlein sarebbe considerata una moderata alla Calenda, è ottusa e novecentesca quanto quella di Fratoianni e Bonelli.

GUARDIA ALTA
Con la Le Pen il problema è evitare il travaso di voti dal centro alla destra, già iniziato da un po’. Vale tutto, gonfiare i muscoli compreso, anche se Marine è pur sempre una signora. La leader di Rassemblement si è scrollata ogni fantasma di Putin, ha condannato senza remore la Russia Stato aggressore e glorificato l’eroica resistenza ucraina. Uno spariglio che Macron ha pensato di rintuzzare alzando il livello: tu sei per l’Ucraina a parole? E io lo sono nei fatti, tanto che a parole ci mando perfino i nostri soldati.

Di rilancio in rilancio, tra un coro di no da tutta Europa, il tema è però stato messo sul tavolo, e difficilmente ne uscirà presto. Un merito ce l’ha il presidente pugile, quello di aver tirato un diretto che ha choccato il continente ma non l’ha messo al tappeto; anzi, l’ha convinto ad alzare la guardia, non in direzione Parigi, si intenda, ma verso Mosca e anche oltre. Il punto è che i veri pugili è meglio averli al fronte che nella stanza dei bottoni, quelli finti sono pericolosi e il conflitto è bene che lo guidi chi lo evoca come ultima strada percorribile, non come scorciatoia per restare in poltrona.

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