Questa volta Matteo Salvini ha proprio fatto centro. Ne è prova affidabile (starei per dire: definitiva) la crisi isterica della sinistra, che già sparacchia a vanvera contro un inesistente condono.
Al contrario, sarebbe auspicabile che- davanti a una proposta di buon senso - anche gli alleati di Fratelli d’Italia e Forza Italia, naturalmente dopo un esame adeguato del testo (in queste cose, il diavolo può nascondersi nei dettagli, come si sa), facessero propria l’iniziativa e la appoggiassero, senza troppe preoccupazioni sulla prima firma e sulla paternità originaria del provvedimento. Di più, nulla impedisce di immaginare un percorso accelerato che conduca all’approvazione definitiva della norma prima delle elezioni europee. Si tratterebbe di un piccolo colpo di bacchetta magica: una cosa utile per l’80% degli immobili, una non disprezzabile entrata per l’erario, e anche un incoraggiamento a molti elettori in una primavera 2024 per molti versi carica di incertezze.
I CAPISALDI
Prima di ogni cosa, sgombriamo il campo dall’argomento già messo in campo dai mercanti della paura: non si tratta di un condono. Infatti - questi sono i due capisaldi irrinunciabili - non deve essere messa in discussione la sicurezza degli edifici, e non si deve andare oltre il perimetro interno degli immobili. Stiamo cioè parlando di interventi e modifiche piccole: questioni di centimetri, posizionamenti di porte e finestre, dettagli relativi a soppalchi, cose di questa entità. Ciò detto, i vantaggi sono almeno due, entrambi rilevantissimi.
Primo: si facilita la compravendita di molti immobili altrimenti ritardata, ostacolata o addirittura bloccata da queste difformità non sanate. Secondo: attraverso queste migliorie, si incrementa il valore del patrimonio immobiliare.
Prendiamo le cose dal lato del venditore: la mia vendita era bloccata, e ora la si può sbloccare. Non solo: se sarò io a effettuare la miglioria, potrò spuntare un prezzo migliore dal compratore. Prendiamo le stesse cose dal lato del compratore: non avrei potuto comprare, o magari avrei avuto un dubbio, una perplessità che ora posso superare di slancio. E mi ritroverò con un immobile di maggior pregio, e comunque con un problema risolto.
È un meccanismo virtuoso (perché punta sull’opportunità e sulla libertà, senza alcun obbligo) opposto al circolo vizioso creato invece - a livello europeo - dalla recente minaccia Ue relativa all’adeguamento energetico forzoso degli edifici. Mettiamo a confronto anche in quel caso le posizioni di venditore e compratore. Se (in base al ricatto green) vuoi fare i lavori per un pieno adeguamento energetico del tuo immobile, rischi in media di spendere 50-60mila euro. E chi te li dà? In altri termini, non è detto che tutti i proprietari interessati siano disponibili a farsi carico di una spesa imprevista così ingente. Se invece non lo fai, inevitabilmente il tuo immobile varrà di meno. Poniamo – in questo secondo caso – che tu voglia venderlo: inevitabilmente, dovrai abbassare (e di molto) il prezzo che vorresti incassare.
Vediamo le stesse cose dal punto di vista non del venditore ma del compratore, quindi di un aspirante proprietario. Se vuoi comprare un immobile già adeguato dal punto di vista energetico, ti sarà richiesto un prezzo assai elevato. Se invece vuoi comprare un immobile non ancora “efficientato”, a quel punto sarai tu a proporre un prezzo molto più basso, in previsione del salasso del quale dovrai farti carico con i successivi lavori di ammodernamento. Occhio, perché tra l’altro, in mancanza di lavori già svolti o programmati, potresti avere difficoltà pure a ottenere un mutuo in banca. Ma – perfino al di là di questo impedimento estremo – l’ipotesi più probabile è quella dello stallo: il proprietario attuale non è contento di svendere (se i lavori non sono stati ancora svolti), il proprietario futuro è spaventato da ciò che dovrà sborsare in più rispetto al prezzo di acquisto, e quindi l’esito più scontato è una frenata della trattativa, che – moltiplicata su tutto il territorio nazionale – può determinare un rallentamento nel mercato immobiliare. Fenomeno di cui già si avvertono segni preoccupanti.
Ecco, la proposta Salvini della mini-sanatoria opera in senso uguale e contrario, e quindi ha molte probabilità di produrre effetti opposti e dunque positivi e altamente desiderabili: più libertà, innalzamento del valore degli immobili, compravendite facilitate. In questo senso, dunque, non solo c’è da augurarsi che la proposta leghista diventi un’iniziativa corale del governo e della maggioranza, ma che apra la strada a un pacchetto più ampio di interventi a favore del settore immobiliare. L’Italia è infatti l’unico grande paese occidentale a proprietà immobiliare diffusa (oggi il 70% degli italiani è proprietario di una casa, e fino a qualche tempo fa si arrivava addirittura all’80%). Morale: avrebbe molto senso immaginare norme di favore, in primo luogo fiscale.
PATRIMONIALE
Molte volte, su Libero, abbiamo posto il problema di una spaventosa patrimoniale immobiliare che tuttora esiste (22 miliardi l’anno circa su tutti gli immobili italiani).
Sarebbe molto bello se, anche a piccolissimi passi, cioè procedendo per step minimali, si prendesse anno dopo anno l’iniziativa di abbassare un poco quella patrimoniale. Sarebbe un bel segnale per un settore economico decisivo e per circa tre famiglie italiane su quattro. La sinistra strillerà? Pazienza. Si sa: da quelle parti c’è una lunga e mai interrotta storia d’amore verso obblighi, tasse e burocrazia. Sarebbe importante che il centrodestra rendesse visibile ai suoi elettori l’intenzione non solo di predicare, ma anche di razzolare in direzione uguale e contraria.