C’eravamo sbagliati. Pensavamo che l’approssimarsi delle elezioni di giugno avrebbe moderato le pretese dirigistiche della Commissione e dell’Unione Europea, ma così non è stato. Stiamo anzi assistendo a un’accelerazione su più fronti, quasi si avesse fretta di chiudere il capitolo iniziato cinque anni fa recuperando il terreno perduto a causa di una realtà effettuale che si è impegnata a frenare e a mitigare le pretese ideologiche da cui si era partiti. Gli esempi di questa accelerazione sono ormai tanti: la direttiva sulle case green, senza dubbio, ma anche un nuovo accordo fra i Paesi membri sul controllo e le gestione delle immigrazioni presentato come “rivoluzionario” ma che di fatto conferma in più punti le politiche fin qui seguite. E che dire del voto del Parlamento europeo sull’aborto come diritto? Una proposta, fra l’altro, liberticida in più punti, poiché vorrebbe limitare drasticamente sia il diritto di parola di chi è contrario sia l’obiezione di coscienza dei medici e degli operatori sanitari.
AMBIENTALISMO ASTRATTO
In sostanza, la maggioranza che ha governato Bruxelles e Strasburgo in questi ultimi cinque anni vuole confermare e sottolineare i suoi asset portanti: un ambientalismo astratto e ideologico, un dirittismo spinto, un multiculturalismo ideologico che in sostanza penalizza e rende inessenziale una sola cultura, la nostra, considerata non meritevole del rispetto dovuto alle altre e portatrice di una “colpa” originaria. Il tratto comune di questa azione europea a tutto campo è certamente il dirigismo, l’assoluta incuranza dei cittadini con i loro problemi, le loro esigenze, le loro richieste. Questo tratto decisamente “socialista” che è oggi proprio delle istituzioni europee, accettato in maniera acritica da un popolarismo che dovrebbe muoversi per propria natura in tutt’altra dimensione, è effetto e causa insieme di quello che è il vero problema del processo di integrazione in atto: il deficit democratico. Ovviamente, questo deficit potrebbe risolversi solo con una radicale revisione delle strutture portanti, ideali ed istituzionali, di questa Unione Europea; con l’azione di leader carismatici e visionari; con la presenza di un’opinione pubblica su base europea forte e incisiva. Tutti elementi che non si vedono all’orizzonte e che risultano quindi del tutto irrealistici allo stato attuale delle cose.
PROBLEMI NAZIONALI
Scendendo necessariamente su un terreno più concreto, la migliore forma di opposizione al dirigismo e al socialismo consiste forse proprio nel rimettere al centro delle scelte politiche il cittadino europeo, con le sue diversità e specificità locali e nazionali ma anche con problemi comuni ed armonizzabili (come la recente “rivolta dei trattori” ha dimostrato). Inutile dire che gli unici soggetti politici che possono farsi carico di questa “rivoluzione copernicana” sono quelli oggi all’opposizione a Strasburgo, oltre forse a settori non indifferenti ma silenti del Partito popolare. Certo, a destra in Europa c’è una frammentazione ideale e politica ancora maggiore che a sinistra, e non mancano veti e inimicizie reciproche. Forse però proprio l’esempio italiano potrebbe funzionare da esempio per tutti. Qui da noi i tre partiti dell’attuale maggioranza, afferenti fra l’altro in Europa a tre gruppi diversi, pur avendo sensibilità differenti, hanno saputo mettere su un programma comune coerente con il quale si sono prima presentati agli elettori e poi sono andati al governo.
In Europa sarà ovviamente tutto più difficile e le alleanze dovranno costruirsi dopo l’8 e il 9 giugno. Non è però un’impresa impossibile se si guarda a quello che dovrebbe essere l’obiettivo comune, il minimo comun denominatore su cui trovare l’accordo più largo possibile: sostituire appunto l’ideologia con la realtà, il dirigismo con la centralità del cittadino. Questo però significa che a destra bisognerebbe evitare di combattere l’ideologia della sinistra proponendo una controideologia, casomai sognando un ripristino di un “mondo di ieri” immaginato aureo da contrapporre all’indubbia decadenza dell’oggi. A nessuno può impedirsi di avere sogni di questo tipo, ma più che un astratto ritorno al passato (che soggiace a parti invertite anch’esso alla deleteria idea di progresso) oggi bisogna mostrare nei fatti che nulla è scontato, come vorrebbe far apparire la sinistra, e che la direzione della storia non è garantita ma la decidono gli individui concreti in carne ed ossa considerati (non un’astratta “umanità”).
LE RADICI DELL’EUROPA
Non è scontato, ad esempio, che il cambiamento climatico sia di origine antropica, che tutto sia diritto, che la vera umanità sia far entrare mille diseredati nel nostro territorio e abbandonarli a sé stessi costringendoli a delinquere. Nulla è scontato, ovviamente in un verso e nell’altro, e tutto dovrebbe essere oggetto di discussione e composizione politica. Una Europa delle libertà e della politica, e cioè della democrazia, è l’unica Europa che non negherebbe sé stessa e le sue radici.