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Barbieri: Trasporti, il triangolo industriale si è spostato a est

di Attilio Barbieri domenica 12 maggio 2024

3' di lettura

Il baricentro del sistema produttivo italiano si è spostato definitivamente a est. Al vecchio triangolo industriale Milano -Torino -Genova se n’è sostituito uno nuovo in cui la metropoli lombarda resta centrale, ma gli altri vertici sono ruotati di 180 gradi. «Se il capoluogo regionale lombardo nel corso degli ultimi decenni ha rafforzato la sua centralità, gli altri due vertici non sono più Torino e Genova, ma Bologna e Venezia», si legge in uno studio condotto dalla Cgia di Mestre. «Per numero di imprese, lavoratori, fatturato e Pil non ci sono confronti; anche gli spostamenti delle merci su gomma confermano il sorpasso. Il vecchio triangolo più produttivo del Paese che poggiava sul Nordovest è stato scalzato dal nuovo che, adesso, parte da Milano e racchiude tutto il Nordest».

Il numero di mezzi pesanti che ogni giorno sfreccia lungo quasi tutta l'autostrada A4 da Milano a Venezia è doppio rispetto a quello che corre sulla tratta Torino-Milano. E «sebbene rappresenti un indicatore molto empirico», segnala l’ufficio studi della Cgia, «anche i flussi di traffico dei Tir ci confermano quello che le statistiche economiche ci segnalano da tempo». I numeri dello studio avvalorano fra l’altro il declino di Torino che ha cessato da tempo di essere una delle capitali mondiali dell’auto, trascinando nel gorgo tutta la filiera della componentistica.

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Il confronto delle merci trasportate sulle grandi arterie autostradali fornisce la dimensione di un sorpasso che ha ridisegnato la geografia produttiva del Belpaese. L’elaborazione messa a punto dall’Ufficio studi della associazione artigiani di Mestre si basa sui dati delle concessionarie autostrade forniti dall’Aiscat e fornisce numeri inequivocabili. Se lungo l’autostrada A4 Brescia-Padova nel primo semestre 2023 sono transitati 28.618 veicoli pesanti teorici medi al giorno, sulla Milano-Brescia se ne sono contati 25.920, mentre sulla Torino-Milano appena 13.636: praticamente la metà delle altre due cifre. Senza tener conto che anche sulla A1 Milano-Bologna il numero dei Tir giornalieri ha toccato quota 23.431, contro i 10.209 dell’A7 Milano-Serravalle e i 7.319 della A7 Genova-Serravalle. Tratti autostradali, questi ultimi due, che collegano il capoluogo lombardo a Genova. Sull’intero sistema autostradale presente nel Paese, il dato medio giornaliero è di 9.838 veicoli teorici, un flusso tre volte inferiore al dato medio della tratta più trafficata d’Italia, vale a dire la Brescia-Padova.

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Interessante il confronto che fa lo studio fra gli ultimi numeri, relativi sempre al primo semestre 2023 e il 2019, ultimo anno prima del Covid. La ripresa economica registrata dopo la crisi sanitaria causata dalla pandemia ha spinto all’insù i volumi economici e, conseguentemente, la quantità delle merci trasportate con gli autoarticolati. Al Nord, ad esempio, spicca il +13,2% dei mezzi pesanti lungo l’A6 Torino-Savona, il +9,3% sull’A10 Ventimiglia-Savona, il +7,1% sull’A4 Torino -Milano, il +5,5% sull’A4 Venezia-Trieste e il +4,2% sia nell’A4 Brescia-Padova sia sull’A22 Verona-Brennero. Al Centro, invece, la tratta più percorsa dai Tir riguarda l’A1 Bologna-Firenze con un numero teorico medio giornaliero di mezzi pesanti pari a 18.510 (+0,3% rispetto al 2019). Seguono l’A1 Firenze-Roma con 14.666 Tir (+1,9%) e l’A1 Roma -Napoli 14.566 con (+7,6%). Al Sud e nelle Isole, infine, spiccano gli 8.824 mezzi pesanti teorici medi giornalieri (+8,6%) che transitano sulla A3 Napoli-Salerno. Fra l’altro la distanza che separa vecchio e nuovo triangolo industriale si sta ampliando. Anche il raffronto del Pil prima e dopo la pandemia restituisce la fotografia di un gruppo di regioni che hanno recuperato meglio dalla caduta produttiva del 2020. In Lombardia il Pil del 2024 cresce del 6,6% sul 2019. In Emilia Romagna l’aumento è del 5,6%, in Veneto del 4,6%. Distanziate il Piemonte (+2,2%) e la Liguria (+1,38%). Fra le altre regioni si segnalano il +6,18% messo a segno dal Pil della Puglia e i dati negativi di Umbria (-0,26%) e Abruzzo (-0,23%).

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