Tra sequestri e indagini, nella sola città di Milano ci sono 150 pratiche edilizie sotto la lente d’ingrandimento della Procura. Un bel problema per le società di costruzioni, ma anche per il sindaco Beppe Sala. Questa situazione non riguarda solo il capoluogo lombardo, ma si estende a macchia d’olio per tutta Italia. Il focus della politica, però, è tutto lì, nelle controversie tra operatori immobiliari e Procura di Milano che ha portato anche all’apertura di indagini. Il motivo è abbastanza intuitivo: nessuna città italiana come Milano è stata in grado- e lo è ancora - di attrarre ingenti capitali da fondi stranieri. Una “guerra” dei cantieri rischierebbe di mettere a rischio il “Modello Milano” che da Expo 2015 in avanti ha fatto scuola in mezzo mondo. Ecco perché l’esecutivo ha messo in piedi un tavolo al quale sono seduti rappresentanti del governo e degli operatori immobiliari.
LIMATURE
L’operazione, che è già stata ribattezzata “Salva-Milano” sembra essere in dirittura d’arrivo. Il testo condiviso, però, va ancora limato e comunque il provvedimento difficilmente vedrà la luce prima delle Europee. Secondo quanto riportato da Milano Finanza, il provvedimento dovrebbe concentrarsi su due norme. La prima servirà a chiarire quando si dovrà procedere alla presentazione della Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) e quelli nei quali sarà necessario un vero e proprio piano attuativo. Una norma non banale da correggere, visto che è alla base delle controversie tra Procura di Milano e costruttori. La seconda norma dovrà definire con precisione quando le demolizioni e le ricostruzioni possono essere considerate ristrutturazioni (e quindi per procedere sarà sufficiente una semplice Scia), o al contrario se quel tipo di interventi è da equiparare a nuove costruzioni, che dunque avrebbero bisogno di un vero e proprio permesso di costruzione. Nel caso di questa seconda norma il nodo da sciogliere è interpretativo rispetto alle numerose modifiche che si sono susseguite negli anni e che hanno reso più confusa l’applicazione della legge.
La vera madre di tutte le questioni normative, però, riguarda un altro aspetto altrettanto importante: la retroattività del “Salva-Milano”. Se essa sarà prevista nel provvedimento del governo i costruttori - e pure il sindaco Sala e i suoi omologhi - tirerebbero un bel sospiro di sollievo, perché andrebbe a sanare tutte quelle situazioni che oggi sono oggetto di inchieste giudiziarie. In pratica il reato amministrativo verrebbe estinto. E il tavolo sta limando l’elenco delle casistiche sulle quali questa sorta di sanatoria potrà essere applicata. La retroattività, a logica, dovrebbe partire dall’anno 2022, quando cioè sono iniziati i lavori edilizi in piazza Aspromonte, che sono oggetto dell’inchiesta della Procura di Milano della primavera del 2023, che ha sequestrato il cantiere. Poco dopo nel mirino sono finiti anche le torri di Crescenzago e l’ex fabbrica Pompe Peroni. Tutte zone nelle quali i lavori di trasformazioni sono stati fatti con una semplice Scia e non con il piano di costruzione. Da lì, poi, il caos che ha portato a bloccare circa 150 cantieri in tutta la città.È per questo che almeno per una volta- ne siamo certi - la parola “sanatoria” non farà balzare sulla sedia il Pd e i suoi esponenti sempre pronti a criticare queste operazioni del governo. In questo caso però la città che ne trarrà maggior beneficio sarà Milano, città guidata da una giunta di centrosinistra.
IL CONFRONTO
In serata una nota congiunta degli Staff del Mit e del Comune di Milano fa sapere che nel pomeriggio c’è stata una telefonata tra il vicepremier Matteo Salvini e il sindaco di Milano Beppe Sala: «Sul tavolo proprio la norma per chiarire il destino di alcuni grattacieli al centro di un intervento della Procura- si legge nella nota -. L’idea del ministro è lavorare a una norma bipartisan da inserire in fase di conversione del Decreto salva-casa che, auspicabilmente, andrà nel prossimo consiglio dei ministri».