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Simona Pletto: Roma aspetta il Giubileo con un fiume di pattume

di Simona Pletto lunedì 20 maggio 2024

3' di lettura

Roma è pronta a tutto, anche all’ennesima figuraccia davanti a turisti e pellegrini - circa 35 milioni - attesi da tutto il mondo per il vicino Giubileo. Sì, perché mentre dall’alto si fanno annunci e proclami per farsi trovare in splendida forma in vista del grande evento cattolico in calendario tra soli sette mesi, sotto ai ponti, dove scorre il Tevere e nelle acque del fiume, si continua invece a vedere uno spettacolo davvero incivile.

A nulla è valso accantonare in bilancio oltre sette milioni di euro da parte dell’Amministrazione comunale, per eliminare le diverse maxi discariche a cielo aperto allestite nei cinque parchi che si affacciano sul fiume. A parte il cantiere aperto al Foro Italico, dove sono stati già sistemati otto ettari di rifiuti, buona parte delle aree sul lungo Tevere restano una triste pagina di incuria che va avanti da tempo, nel disinteresse di chi dovrebbe porvi rimedio. Uno sfregio duraturo alle antiche bellezze della Capitale.

INADEMPIENZE

Basta salire su battello turistico per sgranare gli occhi, in senso negativo, come fanno già da tempo i tanti turisti in visita al cuore della città Eterna. Lo spettacolo è di quelli da chiudersi il naso: centinaia di tonnellate di rifiuti maleodoranti, file di tende e baracche dei senza tetto, materassi, sedie, vestiti stesi ad asciugare, sacchi di “monnezza” abbandonati ovunque. Sulle banchine del Tevere, praticamente da Ostia fino all’Isola Tiberina, passando quindi per il centro storico (compreso il Vaticano e l’area di Ponte Vittorio) coperti dai ponti, trovano sistemazioni clochard che vivono in condizioni di totale degrado. E a nulla servono i pochi interventi fin qui decisi dal Comune. Ne è l’esempio il Parco Oppio, a due passi dal Colosseo, dove il recente tentativo di ripulire le baracche ha avuto un effetto quasi nullo. Nel giro di pochi giorni, sono addirittura aumentate. «L’Amministrazione comunale Gualtieri è totalmente assente», lamenta Fabrizio Santoni, capogruppo della Lega a Roma. «Per il Giubileo ha stanziato 7,2 milioni per sistemare questi parchi che sono accampamenti in mezzo al degrado, per giunta insicuri, ma in realtà non si capisce quando ha intenzione di avviare i lavori visti i tempi stretti». Il degrado riguarda anche le banchine del fiume, teoricamente percorribili ma ormai praticamente inagibili. «Per tamponare il problema dell’accesso poco sicuro», aggiunge Santoni, «alcune banchine sono state chiuse con i nastri bianco-rossi dalla Polizia locale. Ma così non si risolvono certo le cose».

Come detto, il Tevere è da tempo una maxi pattumiera dove si butta di tutto. Persino bagagli di turisti derubati. Di recente vi hanno “pescato” anche una settantina di biciclette, oltre ai rifiuti di ogni genere che qui annegano e che poi riaffiorano alla foce, a Fiumicino, in mare aperto. E in superficie, lungo gli argini, c’è di peggio. Le tende e gli accampamenti sono ormai ovunque, sulle banchine del fiume e altrove (come a Parigi con la Senna o a Londra col Tamigi) vengono valorizzate fino a diventare punto di riferimento di cittadini e visitatori. Piazzati sotto ponte Sant’Angelo, ponte Cavour, ponte Principe Amedeo Savoia Aosta. Accanto alle canadesi posizionate a ridosso dei muraglioni, immancabili, si notano cumuli di spazzatura, barbecue e sacchi a pelo. La situazione provoca la rabbia dei residenti, stupore da parte dei turisti.

SCARICABARILE

«È drammatico vedere tutti quei poveretti accampati con i cartoni», ha sottolineato Viviana Di Capua, presidente dell’Associazione abitanti centro storico, «e tutto questo va a incidere sulla sicurezza. Se vogliamo essere pronti per il Giubileo del 2025 bisogna muoversi oggi». «Quando s’insediò l’allora sindaca Raggi», ricorda il capogruppo leghista, «si sprecarono le promesse sulla sistemazioni dei parchi lungo il Tevere. Avevano anche aumentato gli agenti di Polizia locale a questo scopo, oggi ridotti invece al minimo organico». Insomma, la questione delle discariche lungo il Tevere sembra irrisolvibile a Roma. «Il vero motivo», chiosa Santoni, «è che queste aree appartengono a tutti e a nessuno. Ci sono diversi enti proprietari, dalla Regione al Comune fino ai consorzi, chedecidono sul Tevere. Per ognuno mettersi d’accordo è difficile, mentre più facile è fare lo scaricabarile sulle cose non fatte».

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